Orani
vuol dire arte. Perché tutte le Muse sono venerate ai piedi del
Monte Gonare. Pittura e scultura, architettura, poesia e prosa, l’uso
sapiente delle mani nelle sartorie di Mura o Modolo con velluti
Visconti di Modrone o nelle botteghe artigiane con le lamiere di
Roberto Ziranu, maestro di brunitura e d’incisione. Tutt’attorno
una montagna dove vivono le sirene. E la guglia di Sant’Andrea. In
piazza Santa Croce nel 1388 fu firmata la pace tra Eleonora d’Arborea
e gli Aragonesi. In una chiesa c’è un organo del 1732, ha 369
canne.
Qui
è nato, nel 1950, Salvatore Niffoi. Vedove scalze, Matoforu aedo di
Thilipirches, il bandito Bantine Bagolaris che torna a Maragolò:
fantasia e realtà nella lingua forte e immaginifica del narratore
Premio Campiello. [...] Proviamo a raccontarlo, questo
luogo, da un punto di vista un po’ differente. Seguiremo, per
capire da quale humus prende alimento la narrativa dell’autore del
“Maestro di metafore”, le tracce di altri grandi che si sono
distinti nel Pantheon di questo piccolo paese della Barbagia. Su
tutti due nomi: Costantino Nivola (1911-1988) e Mario Delitala
(1877-1990). Nivola e Delitala, come Niffoi, un tutt’uno col paese
dove sono nati e sono amati.
Prima
di sbarcare a New York con la moglie ebrea Ruth Guggenheim, Nivola
lavora alla Olivetti di Ivrea. Diventa direttore artistico di
“Interiors” e di “Progressive Architecture”, firma la prima
personale alla Nagy Gallery a New York, partecipa alla Quadriennale
di Roma, poi la cattedra ad Harvard. Continua a scolpire e dipingere.
Nel 1958 torna a Orani, completa la facciata della chiesa dell’Itria.
In un amarcord di quarant’anni scrive di essere nato «tutto rosso,
come un coniglio appena spellato. Era mezzogiorno e mezzo, il 5
luglio 1911: dalla finestra della stanza entrava l’aria tiepida e
con essa migliaia di suoni gradevoli, prodotti dagli uccelli, i
grilli, le api e anche dagli scoppi dei piselli selvatici». Il resto
si sa. American Academy of Arts, professore tra Harvard e la
University of California di Berkeley, nel 1982 è alla Reale
Accademia di Belle Arti all’Aja. Torna a Orani e descrive «le due
minuscole finestre delle due altrettanto minuscole stanze da letto
della casa dove sono nato e che davano sull’orto di don Pietropaolo
Meloni». Ritrova Elias, «uno dei quattro manovali che lavoravano
alla costruzione della villa Cusinu a Orotelli», e potrà scrivere
la poesia-epitaffio con sei versi: «Sono tornato a Orani/ annunziato
dalle tue comari/ “ricco potente è”/ hanno detto/ “meschino”,
hai risposto/ “costretto a vivere in terre straniere». Orani lo
venera. Gli dedica un museo. Con iniziative intelligenti.
Va
in terre straniere anche Mario Delitala, nome già affermato quando
Nivola nasce. Artista da bambino: «Avevo una certa tendenza alla
pittura che manifestavo disegnando caricature o dipingendo cartelli
di réclame per i balli studenteschi o rappresentazioni teatrali».
Comincia con le scene per una commedia di Terenzio, poi vita paesana,
case e cortili, l’asino alla mola, ritratti di Ziu Predu Costanza.
Con gli anni emerge «la predisposizione alla resa somatica dei
volti». Sono le basi per i successi prossimi venturi. Alla fine
degli anni 20 Delitala decora il Duomo di Lanusei: disegni
geometrici, le quattro lunette delle Maddelene nella «cappella
Sistina dell’Ogliastra», le grandi tele della Crocifissione, della
Natività e della Deposizione. Venezia, Roma. Arriva la direzione
della Scuola del libro di Urbino, darà valore aggiunto moderno alla
città di Raffaello. La stilistica è una delle materie preferite.
C’è poi l’Africa per «avvicinare – scrive la critica d’arte
Maria Luisa Frongia – nuove culture, paesaggi, abitudini e volti
inconsueti». Chi può, guardi i capolavori La donna di Bengasi, i
cammelli di Agedabia, la moschea, le spiagge con palme.
Delitala
torna in Italia, altre città, il trionfo alla Mostra internazionale
del libro d’arte e alla ventesima Biennale veneziana con “La
cacciata dell’Arrendadore”. E ancora Palermo, Pesaro, in Sardegna
lavora a Nuoro, decora l’aula magna dell’università di Sassari,
è ad Alghero, Castiadas, altre città. Oggi Lanusei gli dedica il
liceo artistico.
Scrittori,
artisti, ma anche altre figure nel nome di Orani. Pietro Borrotzu
(1921-1944), eroe della seconda guerra mondiale, comandante
partigiano torturato e fucilato a Chiusola di La Spezia dai
nazifascisti. Nel 1946-47 ottiene la laurea ad honorem a Sassari, è
medaglia d’oro al valor militare. E poi una donna, la prima
femminista del Psd’Az. Si chiamava Marianna Bussalai (1904-1947).
Piccola di statura, la chiamavano “Marianedda de sos Battor Moros”
[...] Ieri e oggi, nel paese dei romanzi di Niffoi. Perché
la tradizione letteraria continua. Bastiana Madau, scrittrice
raffinata, direttrice-mito della biblioteca di Orgosolo, organizza
pomeriggi letterari in una casa padronale dell’Ottocento, casa
Maninchedda. È la tradizione letteraria che, nel paese della “Vedova
scalza”, viene proposta settimana dopo settimana alla gente. Per
crescere. Dibattiti in nome della cultura. Madau, parlando della
Bussalai, nel saggio “L’antifascismo di madre in madre”, ha
scritto: «La bara leggera fu trasportata dalla casa alla chiesa al
camposanto antico, dagli amici, che a turno la sollevavano con
tenerezza composta, percorrendo i vicoli di Orani. Arrivarono da
Sassari, Cagliari, Nuoro, da ogni paese della Barbagia,
dell’Ogliastra e del Campidano, a dare l’ultimo saluto alla
nobile ragazza, amica degli umili, libera e ribelle».
In
questa temperie civile e culturale nascono i libri di Salvatore
Niffoi. Chi li conosce e li ama, sa che vengono dal cuore grande di
una terra dura e generosa.
Giacomo
Mameli, Viaggio a Orani dove nascono le storie di
Niffoi, La Nuova Sardegna,
giovedì 1 febbraio
2017.
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