20 aprile 2021

Sa Uddhita

Quando una carissima persona anziana di casa ci lascia, insieme al dolore per la perdita si rinnova lo struggente addio al piccolo mondo antico, pieno di luce, l'addio all'infanzia reale e all'età dell'oro. Vorresti fermare il tempo, o almeno farlo rallentare per portare dentro l'arca ogni cosa buona ci sia da salvare: oggetti, parole e persino le buone ombre del cortile. 
 
Domo 'e Mannai, sa corte  (particolare)

19 aprile 2021

Piccoli fuochi

Nelle difficoltà del vivere, per non farci travolgere dal buio della tristezza, accendiamo piccoli fuochi nella notte. Ce lo insegna da molto tempo, dalla sua fragilità, il sorriso della nostra adorabile zia Nannina, che il 16 aprile, alle otto di sera, nella sua casa natale, tra le braccia delle amate sorelle zia M. e zia P., ci ha improvvisamente lasciato. 

Grazie dell'amore che ci hai regalato, carissima Zia, riposa in pace.

15 aprile 2021

Siro

Facendo una ricerca  per motivi di lavoro, casualmente m'imbatto in un aforisma attribuito al drammaturgo romano Publilio Siro (85 a.C., Nisibis, Turchia): "Un'amicizia che finisce non è mai cominciata". Forse un po' semplicistico, penso; e di primo acchito mi sembra troppo tranchant per poterlo assegnare a una penna raffinata come quella di chi scrisse, ad esempio, "Etiam capillus unus habet umbram suam" (Anche un solo capello ha la sua ombra)... Non lo so, e comunque – publiliosirano autentico o falso –, l'aforisma fa emergere il sottofondo di tristezza che a lungo accompagna chi perde un amico (o un'amica), e forse vuole indicare che – preso atto della fine di una relazione vissuta illusoriamente come un'amicizia di valore – non ha senso indagare sul cosa altro invece fosse o sul niente che invece era: non dissiperebbe la nebbia, non attenuerebbe la delusione, non contribuirebbe alla conoscenza della "verità" e solo risulterebbe essere una ricerca inutile almeno quanto la stessa tristezza. Solo il tempo guarisce simili piccoli o grandi lutti, la ragione non serve.
Ciò detto, sì… è plausibile che l'aforisma sia di Siro.

14 aprile 2021

L'esercizio dell'immaginazione

"Da quella parte della mia teoria del piacere dove si mostra come degli oggetti veduti per metà o con certi impedimenti ec. ci destino idee indefinite, si spiega perché piaccia la luce del sole o della luna, veduta in luogo dov’essi non si vedano e non si scopra la sorgente della luce; un luogo solamente in parte illuminato da essa luce; il riflesso di detta luce e i vari effetti materiali che ne derivano; il penetrare di detta luce in luoghi dov’ella divenga incerta e impedita e non bene si distingua, come attraverso un canneto, in una selva, per li balconi socchiusi ec. ec.; la detta luce veduta in luogo, oggetto ec. dov’ella non entri e non percota dirittamente, ma vi sia ribattuta e diffusa da qualche altro luogo od oggetto ec. dov’ella venga a battere."
Giacomo Leopardi, Zibaldone, Frammenti 1744-1745.
 
A. Ferrazzi, Ritratto di Giacomo Leopardi, 1820 ca.