tag:blogger.com,1999:blog-73088229600186329662024-03-13T20:21:32.081-07:00biancaPOST-IT, RECENSIONI & LABIRINTIbiancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.comBlogger845125tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-39449458980334359882023-05-16T07:47:00.003-07:002023-05-16T07:55:08.191-07:00Le maestre secondo Cecilia<div>Maestre dell’università sconosciuta</div><div>di Bastiana Madau</div><div>Soter editrice, 2023</div><div><br></div><div>pp. 124</div><div>€ 14,00 (cartaceo)</div><div><br></div><div>Non si hanno notizie di “maestre”, a tutt’oggi, nell’ambito maiuscolo dell’università. Altre e molte donne hanno fatto e fanno quotidianamente parlare di sé, all’interno dell’istituzione, nel ruolo di brillanti studentesse, ricercatrici, professoresse, addirittura rettrici. Le maestre no: la loro qualifica, se ci si attiene all’interpretazione professionale del termine, esprime, di norma, una possibilità di docenza che si ferma alla scuola della primissima e prima infanzia, non più oltre. Come se avere a che fare con la fascia d’età ultraminorenne non fosse, del resto, il colpo di diapason più importante; quello che, se bene assestato, saprà produrre musiche di cui beneficerà l’udito futuro del mondo, o che, viceversa, batterà sordo, invano, un’eco vuota del passato. Sarà per questo che, nella volontà di contravvenire a ogni protocollo gerarchico e di restituire a questa parola la sua valenza etimologica, le magistrae di cui parla Bastiana Madau nel suo ultimo libro appena pubblicato da Soter editrice operano al meglio in un’accademia, per così dire, ignota e non riconosciuta come tale, laddove l’assenza di un’identità e di un’ufficialità non si associa certo alla mancanza di valore; figure capaci di insegnare in quel modo gentile e transitivo – e spesso anche non consapevole e non intenzionale – che induce gratitudine e affetto oltre che autorevolezza e rispetto, e che scelgono come teatro (o semplicemente e spontaneamente le agiscono) le sedi di una consuetudine domestica e sociale, privata come pubblica, fatta di saperi antichi, acquisiti o innati, che ancora, e con tutta evidenza, non hanno smesso di insegnare qualcosa.</div><div><br></div><div>Chi sono, dunque, le Maestre dell’università sconosciuta a cui si fa riferimento nel testo? [...] </div><div><br></div><div>Libro tanto piccino quanto politico, libro di ricordi e di riepilogo, libro in cui si dichiarano con orgoglio le fonti intellettuali, etnografiche e antropologiche del proprio personalissimo romanzo di formazione […]. </div><div>Testimonianza di un passato non ancora remoto, <i><b>Maestre dell’università sconosciuta</b></i> viene pubblicato in un presente caratterizzato da sovrabbondanza degli stimoli formativi, agonismo dei titoli di studio, virtualità dell’apprendimento, preoccupanti derive tecnologiche e mediatiche del sapere: lo si potrebbe pertanto travisare e classificare come testo nostalgico, addirittura come testamento poetico (con tutte le possibili sfumature che l’autrice attribuisce e riconosce a questo termine). Ma sarebbe un errore: non solo perché non di mera adorazione delle ceneri, bensì di alimentazione della viva fiamma che vi cova sotto, si tratta, ma perché il richiamo all’ignoto che vi campeggia nel titolo suona come un’esortazione a fare in modo che ignoto, per l’appunto, non resti. Oltre ogni aula, cattedra e banco, nell’educazione alla lettura di ogni bambino e ogni bambina, nell’interazione tra chi racconta e chi ascolta, nella consapevolezza di come ogni scambio inteso in questi termini sia cosa concreta, “fatta” in quanto “poetata” e dunque “poetica”, <b><i>Maestre dell’università sconosciuta</i></b> è un libro futuro, del domani, che si consegna e si offre, come un dono, a chi saprà contraccambiarlo con l’azione, fosse anche solo l’azione della memoria e del ricordo; con quella, insomma, che l’autrice definirebbe – e a ragione – l’investigazione inesausta dello spazio deputato all’incontro della parola con il gesto, della frase con il verso, del componimento con la direzione – certamente “ostinata e contraria” (per citare un cantautore che scelse la Sardegna come seconda casa) rispetto a uno status quo di silenzio e di oblio.</div><div><br></div><div>Cecilia Mariani, da <b><i>«Una parola che si pronuncia con gratitudine e affetto»: le "Maestre dell'università sconosciuta" di Bastiana Madau</i></b>, in: CriticaLetteraria, 30.3.23.</div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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</div><br></div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-86548548712286555492023-03-02T05:22:00.001-08:002023-03-02T05:30:08.028-08:00Maestre dell'università sconosciuta Recensione del nuovo libro di Bastiana Madau <i style="font-weight: bold;"><b>Maestre dell'università sconosciuta</b> </i>(Soter, 2023), pubblicata nelle pagine culturali de L'Unione Sarda del 28 febbraio 2023 <div>📰📚☀️<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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</div></div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-86226425868058585392023-02-10T20:42:00.001-08:002023-02-11T14:01:36.062-08:00Maestre dell'università sconosciuta <div>Il nuovo di Bastiana Madau, <b><i>Maestre dell'università sconosciuta </i></b>(Soter, 2023; collana "Piccole memorie" 54), è attualmente reperibile nelle librerie nuoresi Mieleamaro, Novecento, Soru di Orani, nel bookshop del Museo Nivola o scrivendo all'email ba.madau@gmail.com</div><div><br></div><div>Si tratta di uno scritto antropologico, etnologico e poetico a un tempo, chiaro e scorrevole, in cui l’Autrice mette in luce un patrimonio composto di ninne nanne, pani, feste, oggetti, canti. La Sardegna è uno di quei rari luoghi dove ancora pulsano una cultura, un sapere e una rete di storie che passano non dalle narrazioni pubblicate su carta stampata o dai luoghi d’insegnamento istituzionali, ma da tutto il resto. Madau rende vividissimo questo patrimonio raccontandolo attraverso il filtro della sua memoria personale, arricchendolo con le riflessioni sulla letteratura per l’infanzia e su come la narrazione orale sostenga la formazione della voglia di leggere. Un libro prezioso, concreto e filosofico, sempre umanista e molto politico, nel senso ampio di quel che riguarda la comunità, il bene comune. L’idea delle maestre nascoste dentro le cose, fuori dai circuiti ufficiali, è profondamente vera, come vera è l’idea della necessità che la scrittura, per farsi poesia, debba entrare in contatto con la luce concreta del mondo. <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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</div></div><div><br></div><div>Bastiana Madau, nata a Orani (Nuoro), laureata in Filosofia a “La Sapienza” di Roma, è stata per diversi anni direttrice delle biblioteche comunali di Orani e di Orgosolo, lavorando poi come editor, critica letteraria, conduttrice di laboratori di educazione alla lettura e alla scrittura. È ideatrice e curatrice della rassegna culturale “Quando tutte le donne del mondo”, nota come #QuFestival, giunta alla quinta edizione. Tra le sue pubblicazioni, il romanzo <b><i>Nascar</i></b> (Poliedro, 2003) e <b><i>Simone, le Castor. La costruzione di una morale </i></b>(con una nota introduttiva di Alessandra Pigliaru; Cuec, 2016, 2a ed. 2017, Premio “Osilo” per la saggistica). </div><div><br></div><div class="separator"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOaikmKHR0QGMJHJ-kw4k0lwVHL5-5uBk0QlwW1R23272Y4-W00yJxvhCcpzw5cmjMdTFwnwIPBkF4AqPQRnr7AhdLER5auazv0ZRkQsKOEPWycqzXW8_hR5yD6sCEiJdcA_NYDZbwUZ4/s1600/1676090524974230-0.png" imageanchor="1"></a></div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-7198488544007104242022-09-08T02:58:00.001-07:002022-09-08T02:58:10.012-07:00Sa esta de Gonare <div>"Le piccole chiese brune perdute nelle pianure desolate o nei monti solitari, e che hanno l'impronta delle costruzioni pisane o andaluse, sono circondate da una tradizione semplice o leggendaria".</div><div><br></div><div>Quel che scriveva Grazia Deledda vale ancora per la bellissima "chiesa bruna" dedicata a Nostra Signora di Gonare, eretta in una cima talmente stretta e perigliosa da farle assumere un fascino da finis terrae. E da lassù, guardando a est e a ovest quando non c'è foschia, si vedono i due mari. </div><div>Oggi, 8 settembre, le comunità di Orani e Sarule vi rinnovano l'antica festa dedicata alla Madonna, una tradizione nota e sentita in tutta la Sardegna; da sempre, infatti, da ogni punto dell'isola arrivano in pellegrinaggio le genti per partecipare alle messe che si succedono nella chiesetta: portano un cero alla Madonna e poi comprano il torrone dai tonaresi o un cavallino e una bambolina di plastica dalle bancarelle allestite per la festa nell'antica "corte" circondata dalle cumbessias. Da sempre il sacro e il profano, con gesti semplici, si tendono la mano.</div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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</div></div><div>Gonare, 8 settembre 1962. Una famiglia di Desulo in pellegrinaggio a Gonare. Sullo sfondo, a ridosso di una cumbessia, la bancarella del su turronarju. Dal documentario di Fiorenzo Serra <i style="font-weight: bold;"><b>L'ultimo pugno di terra</b>.</i></div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-35820378832313730042022-05-25T13:32:00.001-07:002022-05-25T13:32:56.048-07:00La spiga"Ciò che dura lo fondano i poeti" diceva Salvatore Cambosu, ma non lo ha scritto da nessuna parte. <div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOfVdwQo2d2J7Kc9P9a8_qFNzFLR6QNnNvIkatqz-6r8iqmTTZvhMoaG1cUOpykzHcBkB2IHCVXz6nKeuLu68NbVf9d0QqMw-l9pRkeZAHTWRz3rlI1_zf4U1I-RlwhhyXxT3kT3Kx2pk/s1600/1653510771543064-0.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
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</div>A noi lo raccontò Maria Lai, una notte d'estate di tanti anni fa, a Cardedu.</div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-66897773271283857792022-04-06T06:14:00.001-07:002022-04-06T06:14:51.931-07:00Tabù<div>La guerra viene ancora trattata come un mestiere che ha la sua deontologia, perciò si distinguono i cosiddetti crimini di guerra dagli altri atti delittuosi perpetrati con indosso una divisa. Sarebbe invece ora, ed è sempre troppo tardi, che l'umanità interiorizzasse il concetto che la stessa guerra è un crimine e che essa non va fatta per nessun motivo.</div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-63204523136245643692021-10-30T08:07:00.000-07:002021-10-30T08:07:13.707-07:00Salvare <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div>Bisogna salvare le ferite.</div><div>Non lasciarle sole, sperdute</div><div>nell’idea fissa della medicazione e della guarigione.</div><div>Bisogna interrogare le ferite e aspettare le risposte. La</div><div>risposta alla ferita siamo noi. I nostri gesti, le nostre</div><div>possibilità accolte o respinte, i tremori e gli assalti rispondono</div><div>tutti alle ferite.</div><div>Perdere una ferita significa perdere una segnaletica</div><div>importante per un viaggio dentro le orme dell’esistenza,</div><div>un viaggio che ci accomuna e ci distingue, ci</div><div>fa cantati, cantati dalla vita cruda.</div><div><br></div><div><i>Chandra Candiani, </i></div><div><i>da <b>Questo immenso non sapere. Conversazioni con alberi, animali e il cuore umano</b>, Einaudi, Torino 2021.</i></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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</a><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLgKpNUvzGfv79026nTbn1aC_NqdxAGbyQPFoD-jCxL6IuGmmAp4zUzMzhXcTj8D-518Vv_mMg5F3sXvAMhx0AvrHIubG6-16OhiTUMoN5L0SRJtwbjmK9bJ_jWk0rOQmr2scZwhnod0Y/s1600/1635606279484157-1.png" width="400"></div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-24107800815114877912021-08-31T01:25:00.001-07:002021-08-31T07:20:45.884-07:00"La peste" di Albert Camus al QuFestival di Orani Orani, 26 agosto 2021, in Piazza Mazzini, rione Su Postu, cuore del nivoliano Pergola Village.<div>Negli scatti di Elena Mereu (agenzia di comunicazione "Nàrami") il racconto fotografico dell'incontro sui temi de <i style="font-weight: bold;">La peste </i>di Albert Camus: con la traduttrice dell'ultima edizione italiana del romanzo Yasmina Mélaouah, Maria Teresa Carbone, Dominique Vittoz, Bastiana Madau, Maria Giovanna Ganga e Battista Giordano. L'incontro si è svolto nell'ambito della terza edizione del festival <i style="font-weight: bold;">Quando tutte le donne del mondo </i>(<i style="font-weight: bold;">QuFestival</i>), rassegna di appuntamenti culturali tesa a mettere in luce principalmente il lavoro intellettuale delle donne.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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</div></div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-91431279956687969372021-05-09T15:35:00.002-07:002021-05-12T02:14:15.673-07:00S'artareddu<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;">Negli
anni sessanta e sino ai primi settanta del secolo scorso, quando ero
bambina io, la festa della mamma non esisteva, almeno non a casa nostra.
Maggio era invece "il mese di Maria", ci dicevano le grandi, cioè la
maestra, la catechista, le madrine, le zie materne. Sicché, con la mia
amichetta d'infanzia e di vicinato Lina, che purtroppo non c'è più, a
maggio andavamo a raccogliere fiori di campo per fare l'altare alla
madonnina di maggio, in Piazza 'e Cumbentu. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;">Era
un gioco bellissimo. Rivestivamo di carta colorata un fustino vuoto di
detersivo per lavatrice, conservato con cura all'uopo; chiedevamo alle
nostre rispettive mamme, Maria Itria e Caterina, dei centrini fatti
all'uncinetto per addobbarlo, collocandovi poi sopra dei barattoli di
vetro pieni di fiorellini di campo raccolti nel sentiero ai piedi della
collina di Santu Paulu. Chiamavamo il coloratissimo allestimento <i>s'artareddhu </i>(l'altarino).</span></span></div><div><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;">Io lo faccio ancora, usando una seggiolina vecchissima che non ho il coraggio di buttare. Lo faccio per poesia.</span></span></div><div><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"> </span></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjK5BlUhroDU9vkYrJctO_VVoKGeEPR-j0DPBHnGlNFQBT0MpljlAY5jIFYg0IDAkMA72ZpZO3J5fzKBXTqI8DRVu9GhIkNHjsmtHqpuBUXDYOvsBH4liD9JE1LQ8lXt4m_cw4uWH52-J4/s1600/1620599738073639-2.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
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</a>
</div></div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-81648738732649046672021-04-20T01:55:00.001-07:002021-04-21T01:58:40.800-07:00Sa Uddhita <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Quando una carissima persona anziana di casa ci lascia, insieme al dolore per la perdita si rinnova lo struggente addio al piccolo mondo antico, pieno di luce, l'addio all'infanzia reale e all'età dell'oro. Vorresti fermare il tempo, o almeno farlo rallentare per portare dentro l'arca ogni cosa buona ci sia da salvare: oggetti, parole e persino le buone ombre del cortile. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"> </span></div><div><div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5mFkH-qzkDT5IjWEtINvRQfeyG1f_yu2JzMAJHdh2_hfQ6-GKdp2pLAdlzAEjqVTzr1tQRjwpPgfzbLjSYd5i99mB8QyOAIbnE8FXp-k1rYWehee0vKEU-kfI1l2_QMGjn0TNjg6zC1s/s1600/1618908939873147-0.png" width="400" /><span style="font-family: verdana;"><i>Domo 'e Mannai, sa corte (particolare)</i></span> <br /></div></div></div></div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-15246174275919763832021-04-19T01:59:00.002-07:002021-04-19T01:59:46.962-07:00Piccoli fuochi<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;">Nelle difficoltà del vivere, per non farci
travolgere dal buio della tristezza, accendiamo piccoli fuochi nella
notte. Ce lo insegna da molto tempo, dalla sua fragilità, il sorriso della nostra adorabile zia Nannina, che il
16 aprile, alle otto di sera, nella sua casa natale, tra le braccia
delle amate sorelle zia M. e zia P., ci ha improvvisamente lasciato.</span></span><span style="font-size: small;"> </span></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #b45f06;">Grazie dell'amore che ci hai regalato, carissima Zia, riposa in pace.</span></span></span></i></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #b45f06;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGaaHGs8qyC7e9ZOPaViZjUYF7315-CFsxOA3P7qIa47Lra-3IGrM4cceI66AyAVq-_uKVvOvPaCk-EPoaGK4mOyutUrXvgCgncMabKU28epG86fCIQPciguQ_dfaPWjL54IPaanUc1Pc/s960/Zia1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="540" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGaaHGs8qyC7e9ZOPaViZjUYF7315-CFsxOA3P7qIa47Lra-3IGrM4cceI66AyAVq-_uKVvOvPaCk-EPoaGK4mOyutUrXvgCgncMabKU28epG86fCIQPciguQ_dfaPWjL54IPaanUc1Pc/w225-h400/Zia1.jpg" width="225" /></a></span></span></span></i></div><p></p><p style="text-align: left;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #b45f06;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #b45f06;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj96CeOMhZCpfUcIDlWuFpoCbmhrFi8uIx4QEHD5bo8ZauT53LSuCO3QpudGEkawHDqhZyaBeWP53RrizXmqXWLlkfbF5wgfG86OWw4fAJ2KYGW_JhSoEg5USXV-KOxGEvwwl6SSKU_aME/s960/Zia2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="540" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj96CeOMhZCpfUcIDlWuFpoCbmhrFi8uIx4QEHD5bo8ZauT53LSuCO3QpudGEkawHDqhZyaBeWP53RrizXmqXWLlkfbF5wgfG86OWw4fAJ2KYGW_JhSoEg5USXV-KOxGEvwwl6SSKU_aME/w225-h400/Zia2.jpg" width="225" /></a></span></span></div><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #b45f06;"> </span></span></span><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #b45f06;"></span></span></span><span style="font-family: verdana;"></span>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-64481425107073298162021-04-15T09:42:00.001-07:002021-04-19T01:21:46.552-07:00Siro<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;">Facendo una ricerca per motivi di lavoro, casualmente m'imbatto in un aforisma attribuito al drammaturgo romano Publilio Siro (85 a.C., Nisibis, Turchia): "Un'amicizia che finisce non è mai cominciata". Forse un po' semplicistico, penso; e di primo acchito mi sembra troppo tranchant per poterlo assegnare a una penna raffinata come quella di chi scrisse, ad esempio, "Etiam capillus unus habet umbram suam" (Anche un solo capello ha la sua ombra)... Non lo so, e comunque – publiliosirano autentico o falso –, l'aforisma fa emergere il sottofondo di tristezza che a lungo accompagna chi perde un amico (o un'amica), e forse vuole indicare che – preso atto della fine di una relazione vissuta illusoriamente come un'amicizia di valore – non ha senso indagare sul cosa altro invece fosse o sul niente che invece era: non dissiperebbe la nebbia, non attenuerebbe la delusione, non contribuirebbe alla conoscenza della "verità" e solo risulterebbe essere una ricerca inutile almeno quanto la stessa tristezza. Solo il tempo guarisce simili piccoli o grandi lutti, la ragione non serve.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;">Ciò detto, sì… è plausibile che l'aforisma sia di Siro.</span></span><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGazy6LGq5nPCAopLojsJSES9SFuaNK30XQTAi8jsLAE8yWOw7FphCD1IwjrWfE4BCZD05Z1k5Rr1EOED2DXwpzj9LcAXC7DfdCUOfJ_v67rmH4d6L4XZ4RI2n25y0xOI_o-U8l97CZtQ/s1600/1618428713110095-0.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGazy6LGq5nPCAopLojsJSES9SFuaNK30XQTAi8jsLAE8yWOw7FphCD1IwjrWfE4BCZD05Z1k5Rr1EOED2DXwpzj9LcAXC7DfdCUOfJ_v67rmH4d6L4XZ4RI2n25y0xOI_o-U8l97CZtQ/s1600/1618428713110095-0.png" width="400" />
</a>
</div></div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-40874027301043139142021-04-14T10:32:00.000-07:002021-04-14T10:32:59.979-07:00L'esercizio dell'immaginazione<div class="" style="text-align: justify;"><div class="ecm0bbzt hv4rvrfc ihqw7lf3 dati1w0a" data-ad-comet-preview="message" data-ad-preview="message" id="jsc_c_mn"><div class="j83agx80 cbu4d94t ew0dbk1b irj2b8pg"><div class="qzhwtbm6 knvmm38d"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><span class="d2edcug0 hpfvmrgz qv66sw1b c1et5uql oi732d6d ik7dh3pa ht8s03o8 a8c37x1j keod5gw0 nxhoafnm aigsh9s9 d3f4x2em fe6kdd0r mau55g9w c8b282yb iv3no6db jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto"><div class="kvgmc6g5 cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q"><div style="text-align: justify;">"Da quella parte della mia teoria del piacere dove si mostra come degli oggetti veduti per metà o con certi impedimenti ec. ci destino idee indefinite, si spiega perché piaccia la luce del sole o della luna, veduta in luogo dov’essi non si vedano e non si scopra la sorgente della luce; un luogo solamente in parte illuminato da essa luce; il riflesso di detta luce e i vari effetti materiali che ne derivano; il penetrare di detta luce in luoghi dov’ella divenga incerta e impedita e non bene si distingua, come attraverso un canneto, in una selva, per li balconi socchiusi ec. ec.; la detta luce veduta in luogo, oggetto ec. dov’ella non entri e non percota dirittamente, ma vi sia ribattuta e diffusa da qualche altro luogo od oggetto ec. dov’ella venga a battere."</div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><span class="d2edcug0 hpfvmrgz qv66sw1b c1et5uql oi732d6d ik7dh3pa ht8s03o8 a8c37x1j keod5gw0 nxhoafnm aigsh9s9 d3f4x2em fe6kdd0r mau55g9w c8b282yb iv3no6db jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto"> <i>Giacomo Leopardi, </i></span></span></span><i><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><span class="d2edcug0 hpfvmrgz qv66sw1b c1et5uql oi732d6d ik7dh3pa ht8s03o8 a8c37x1j keod5gw0 nxhoafnm aigsh9s9 d3f4x2em fe6kdd0r mau55g9w c8b282yb iv3no6db jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto"><b>Zibaldone</b></span></span></span>, Frammenti 1744-1745.</i></div><div style="text-align: left;"><i> </i></div></div></span></span></span></div><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><span class="d2edcug0 hpfvmrgz qv66sw1b c1et5uql oi732d6d ik7dh3pa ht8s03o8 a8c37x1j keod5gw0 nxhoafnm aigsh9s9 d3f4x2em fe6kdd0r mau55g9w c8b282yb iv3no6db jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto"><div class="o9v6fnle cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q"><div dir="auto" style="text-align: start;"></div></div><div class="o9v6fnle cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQ2hEP6mfOizNqvmvljQ9DRWbAM7BXvlovFOmgftTUNPNA34spvW1DgxypdBaSeWQM7-UDpLS5ecO3LBeNwfB2YvhZiQM2JSPR-B0v1IU_6TPhJJ_OXyUZSwRtbqADJUDZMu2H-qizikM/s875/Leopardi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="875" data-original-width="840" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQ2hEP6mfOizNqvmvljQ9DRWbAM7BXvlovFOmgftTUNPNA34spvW1DgxypdBaSeWQM7-UDpLS5ecO3LBeNwfB2YvhZiQM2JSPR-B0v1IU_6TPhJJ_OXyUZSwRtbqADJUDZMu2H-qizikM/w384-h400/Leopardi.jpg" width="384"></a></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><span class="d2edcug0 hpfvmrgz qv66sw1b c1et5uql oi732d6d ik7dh3pa ht8s03o8 a8c37x1j keod5gw0 nxhoafnm aigsh9s9 d3f4x2em fe6kdd0r mau55g9w c8b282yb iv3no6db jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto">A. Ferrazzi, Ritratto di Giacomo Leopardi, 1820 ca.</span></span></span></div></div></span></span></span></div></div></div></div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-30207685629042339522021-03-10T02:50:00.001-08:002021-03-10T05:41:57.439-08:00I cavallini di Antine<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><span class="d2edcug0 hpfvmrgz qv66sw1b c1et5uql oi732d6d ik7dh3pa fgxwclzu a8c37x1j keod5gw0 nxhoafnm aigsh9s9 d3f4x2em fe6kdd0r mau55g9w c8b282yb iv3no6db jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id" dir="auto">Costantino
Nivola concepiva un’arte non avulsa dalla società e comunque mai
sterilmente in contrapposizione. Riponeva una grande fiducia nei valori
estetici come elemento capace di attenuare i contrasti sociali e gli era
estranea quella che definiva "la poetica della desolazione americana".
Tuttavia, in questa sua idea "non c’era nessuna retorica consolatoria – ha scritto Giuliana Altea, storica dell'arte, docente, critica,
presidente della Fondazione omonima –, nessuna enfasi sulla <i>bellezza
che redime</i>: era la stessa naturale ricerca di semplicità e armonia che
l’artista applicava all’esistenza quotidiana, rispecchiata per esempio
dalla cura che riservava alla propria casa, anche quando questa era
molto modesta". <br>Ciò detto, quel che invece è accaduto qualche giorno
fa a New York, dove il playground delle Wise Towers realizzato da
Costantino Nivola e Richard Stein nel 1964 (il più grande
progetto pubblico di Nivola a New York) è stato distrutto "per dare
vita a un progetto di rinnovamento dell’area", è emblematico di quanto la
concezione estetica nivoliana non sia invece penetrata nella società
americana. "I cavallini di Nivola, ispirati ai cavalli a dondolo
dell’infanzia e alla statuaria orientale, sono stati rimossi, le gambe
spezzate da colpi di mazza", leggiamo nella nota emanata dalla
dirigenza del Museo Nivola di Orani. <br>Per stare alla metafora, mi
pare peggio che se invece di pulire e restaurare una casa storica di
pregio la si fosse voluta radere al suolo. È sconcertante.<br>A questo
punto mi pare legittimo domandarsi se c'è qualche possibilità di avere
in Sardegna i cavallini che quelle verdi praterie americane non hanno
saputo meritarsi... <br>E noi, siamo sicuri di meritarceli?<br>Anch'io
voglio avere "nivolianamente" fiducia e dico di sì, seppure – pensando a
certe trascuratezze nostrane – annuisca tremando. Li aspettiamo.</span></span></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><span class="d2edcug0 hpfvmrgz qv66sw1b c1et5uql oi732d6d ik7dh3pa fgxwclzu a8c37x1j keod5gw0 nxhoafnm aigsh9s9 d3f4x2em fe6kdd0r mau55g9w c8b282yb iv3no6db jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id" dir="auto"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: small;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiig3-ek5MtYSthlSPDR3Fan82rEgQ3j8ZZHk16vVPqu_40BsPpQZYXnf2Qhl7hyphenhyphenD-siKSCROc-cosbAKJFe2m5BJ1PnjHeLkjZJZzzsHfZSdCtGxP_ObYOIpltRJVlCFMlMJNQH2_OIA/s913/cavallino.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="913" data-original-width="800" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiig3-ek5MtYSthlSPDR3Fan82rEgQ3j8ZZHk16vVPqu_40BsPpQZYXnf2Qhl7hyphenhyphenD-siKSCROc-cosbAKJFe2m5BJ1PnjHeLkjZJZzzsHfZSdCtGxP_ObYOIpltRJVlCFMlMJNQH2_OIA/w350-h400/cavallino.jpg" width="350"></a></span></div><p></p>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-159871138481162022021-02-24T01:18:00.003-08:002021-03-20T17:32:04.884-07:00Omaggio a Ferlinghetti<div style="text-align: justify;"><div><div class="ecm0bbzt hv4rvrfc e5nlhep0 dati1w0a" data-ad-comet-preview="message" data-ad-preview="message" id="jsc_c_e1"><div class="j83agx80 cbu4d94t ew0dbk1b irj2b8pg"><div class="qzhwtbm6 knvmm38d"><span class="d2edcug0 hpfvmrgz qv66sw1b c1et5uql oi732d6d ik7dh3pa fgxwclzu a8c37x1j keod5gw0 nxhoafnm aigsh9s9 d3f4x2em fe6kdd0r mau55g9w c8b282yb iv3no6db jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto"><div class="o9v6fnle cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q"><div style="text-align: justify;">Ricordo quella volta che da ragazzina ebbi un colpo di fortuna e, trascinata da amiche e amici più grandi di me, conobbi Ferlinghetti e praticamente l'intera beat generation.</div><div style="text-align: justify;">Festival internazionale dei poeti, Castelporziano, nella lontanissima estate del 1979. C'ero, assai pischelletta ma c'ero, e fu indimenticabile e formativa la scoperta di così tanti e diversi geni della poesia mondiale: Ginsberg, Borroughs, Evtušenko, Soriano, Corso, Ferlinghetti... </div><div style="text-align: justify;">Ricordo come in un sogno. </div><div style="text-align: justify;">All'epoca conoscevo un pochino soltanto Allen Ginsberg, grazie all'allora givanissimo e con tanti capelli lunghi e biondi Tziu Maa, che ai tempi della quarta ginnasio mi passò una poesia sul percorso di un salmone, che mi sembrò meravigliosa: da adolescente mi incuriosiva tutto ciò che appariva "sperimentale", a-scolastico, mi di passi il termine. E conoscevo già Fernanda Pivano (che teneva insieme un po' tutti, in quell'incredibile notte) perché era la traduttrice della mia amata <i>Antologia di Spoon River</i> e dei primi romanzi di Hemingway: <i>Il vecchio e il mare</i>, <i>Per chi suona la campana</i> e <i>Fiesta</i>… </div><div style="text-align: justify;">Ricordo esattamente il momento in cui, nella spiaggia di Castelporziano, il palco stracolmo di poeti prese ad affondare sulla sabbia… Fu bellissimo!… In tanti, com'è noto, lessero l'incidente come una metafora del decadimento della poesia nella contemporaneità (si parlò di "culmine e agonia"), ma noi eravamo troppo giovani per pensare simili tristi cose: semplicemente ci divertimmo come pazzi! E da allora presi a leggere anche Ferlinghetti.</div><div style="text-align: left;"><br></div></div><div class="o9v6fnle cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q"><div dir="auto" style="text-align: start;">“Il mondo è un posto bellissimo in cui nascere</div><div dir="auto" style="text-align: start;">se non ti interessa che la felicità</div><div dir="auto" style="text-align: start;">non sia sempre</div><div dir="auto" style="text-align: start;">così divertente</div><div dir="auto" style="text-align: start;">se non fai caso a un po’ d’inferno</div><div dir="auto" style="text-align: start;">di tanto in tanto</div><div dir="auto" style="text-align: start;">quando tutto sembra andare bene</div><div dir="auto" style="text-align: start;">perché perfino in paradiso</div><div dir="auto" style="text-align: start;">non si passa tutto il tempo</div><div dir="auto" style="text-align: start;">a cantare."</div></div><div class="o9v6fnle cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q"><div dir="auto" style="text-align: start;">(Traduzione di Lucia Cucciarelli per Crocetti Editore)</div><div class="kvgmc6g5 cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q"> <div style="text-align: center;"><i><span style="color: #2b00fe;">24 marzo 1919</span></i></div><div style="text-align: center;"><i><span style="color: #2b00fe;">22 febbraio 2021</span></i></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe;"> </span></div><div dir="auto" style="text-align: start;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizcSY969JyEgimTll-Rj_-QhaedSlZzjMCHLR7r5T5UVCVz37VwQb1324BDXytkntUoELbV3G3cfCUnObVr3gCBphQU3Sjr8Bt4VAXsALDj-8JN6izhGE2zlVwyDhCgjSkAfN39bgZIfU/s1274/cover.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1274" data-original-width="843" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizcSY969JyEgimTll-Rj_-QhaedSlZzjMCHLR7r5T5UVCVz37VwQb1324BDXytkntUoELbV3G3cfCUnObVr3gCBphQU3Sjr8Bt4VAXsALDj-8JN6izhGE2zlVwyDhCgjSkAfN39bgZIfU/w265-h400/cover.jpg" width="265"></a></div></div></div></div></span></div></div></div></div></div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-53910363598080128252021-02-09T00:12:00.003-08:002021-02-09T01:04:35.217-08:00Remo e Tonino <div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><i>Cara B., dedicato ad </i>annonnu <i>tuo, eccoti un brano scritto da Giuseppe Fanciulli dopo un soggiorno a Orani nel 1922</i>: </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><span class="ILfuVd"><span class="hgKElc">«</span></span>Erano
con noi due grilli grandi, Tonino Siotto e Remo Branca; amici fraterni,
entusiasti di ogni cosa bella (sebbene tutt'e due studino
giurisprudenza a Sassari) in vario modo: che Remo esplode in
meravigliose girandole, e Tonino sembra lasciare all'amico la cura
dell'esprimersi, mentre con brevi parole, più ancora con cenni risoluti e
col fuoco degli occhi, sottolinea, approva, e conferma. E l'uno
camminerà nella incantata via dell'arte; l'altro, che pure conosce il
mondo e ha una cultura così fine, resterà a curare le sue terre intorno
al paesello di Orani, per amore e per esempio; non sembrano, questi due
ragazzi, simboli della loro forte razza, rami di un ceppo solo? Così li
ho veduti, e così li ricordo: in fiore.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;">Siamo
rientrati in paese verso il tramonto, nell'ora più cara. Orani è
adagiato in una stretta piega dei poggi, giallognolo e bigio; ma solcato
dai venti che passano di corsa per la valle. A vederlo di fuori, pare
che l'abbiano scaricato dal bordo della alta strada maestra; e allora,
si capisce, le viuzze, le case, le piazzette, si sono fatte posto come
hanno potuto, conservando un certo aspetto di labirinto arruffato, che
piace al forestiero sempre desideroso di perdersi un poco. Molte di
quelle case, a un solo piano, sembrano fatte con le carte; ma hanno
quasi tutte cortili fioriti, e pergole ombrose. Le finestre, come in
molti paesi sardi, hanno un'inquadratura di bianca calce, e così
sembrano guardarci con gli occhiali. La gente è fitta. Passando dinanzi a
quelli che sulla soglia si godono il refrigerio della sera, Remo dice: "Su friscu", che è il miglior saluto; e voci gravi, voci chiare
rispondono con lenta mansuetudine. E bambini, anche qui, quanti! Tutti
belli, Dio li benedica, come granati maturi. Ci venivano dietro a
frotte, appena scalpicciando scalzi, come foglie nell'ala del vento.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;">E
di casa in casa abbiamo fatto varie visite, ammirando. A Orani si
possono ancora vedere di quelle vecchie cassapanche scolpite, che oggi
non si fanno più, e sono una meraviglia: la decorazione ha fregi
originali, e mutevoli, ricchi di quel gusto che la tradizione matura. In
una stanza terrena ho veduto, insieme con le cassapanche un vecchio
telaio sardo. La tessitura a mano è ancora molto in uso, in Sardegna; le
donne dei paesi filano con rocche dalla conocchia finemente intagliata,
quasi a ricordare le bifore e le cuspidi dei campanili pisani; fanno i "rocchetti" con strumenti primitivi dalle ricche decorazioni; e poi
tessono l'orbace in telai assai più piccoli di quelli che un volta si
usavano in Toscana (la mia nonna tesseva), telai che sembrano meglio
dominati dalla tessitrice, e per questo ancor più domestici.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;">Qualcuno raccoglie le antiche tradizioni di bellezza, e risale ad esprimerle per tutti, in forme nuove.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;">Orani
ha i suoi artisti. Mario Delitala, già noto in continente, è uno dei
giovani pittori sardi meglio dotati; la sua casa, che ci fu tanto
cortese, ha intere stanze da lui decorate, e mirabili opere. Ma ho
dovuto stupire incontrando un artista che fa il calzolaio. Sicuro; Paolo
Cosseddu, calzolaio, dedica tutto il suo tempo libero al devoto
esercizio dell'arte. Non ha mai studiato disegno, non possiede
strumenti, non ha avuto incoraggiamenti; e intaglia zucche — le belle
zucche che son borraccia al pastore e al viandante — bastoni, còfani con
un gusto meraviglioso; ha costruito un grande tabernacolo, di perfetta
architettura, e un carro sardo graziosissimo. Rimpiange, tuttavia, di
non aver mai studiato; e guarda il suo bambino per scoprire se affiora
una vena d'artista... e se appena c'è, questa vena, oh lui studierà, non
dubitate!</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;">Di
porta in porta, abbiamo fatto sosta anche nella casa che, tanti anni
addietro, aveva ospitato Vamba; vi immaginate la nostra commozione nel
parlare di Lui con chi ancora lo ricordava, fra le mura che lo avevano
veduto? E il prof. Chironi, l'ispettore scolastico che ha uno spirito
così poco scolastico e così arguto, ci riportava vicini quei giorni,
ristabilendo inaspettatamente una nuova continuità col pensiero di Lui.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;">A
sera, avessimo salito il monte, o fatto sosta alla vigna tutta verde e
viola nella cornice argentea degli olivi, o fossimo rimasti in altre
case a veder cose belle e antiche, a udire parole sagge e cortesi,
tornavamo alla "casa nostra" con indicibile soddisfazione. Ci aspettava
l'ospite: il cavaliere Pietro Paolo Siotto, un signore che porta i suoi
settant'anni con eleganza (non potrei trovare un'altra parola), dritto e
agile nel suo bel costume nero e bianca, parlatore colorito e acuto,
cuor d'oro che scintilla nella fiera purezza dello sguardo. La sua casa,
custodita da due donne silenziose, sorridenti e attente, è davvero "la
casa". Si sentiva che fra quelle pareti massicce confluivano, come per
naturale tributo, i doni della terra e delle anime. Tutte le cose buone
della terra: frutta e erbe, pane e latte, vini ardenti e carni opime;
tutti i buoni mòti delle anime: la fedeltà dei servi, la cordialità
degli amici, il ricordo dei trapassati, e acceso su tutto, l'affetto del
vecchio signore e del giovane nipote, che mi faceva pensare alla
propensione della vite nodosa per il suo fresco tralcio.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;">In
cima alla casa, alta come una torre, si apre una terrazza: vi abbiamo
indugiato a mirare i grappoli di stelle. Orani, che non ha
illuminazione, biancheggiava appena, lì sotto, nel buio: e dalla bocca
di un forno si diffondeva una vampa rossa.</span><span class="ILfuVd"><span class="hgKElc">»</span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: #990000;"><span style="font-family: verdana;"><span style="font-size: small;">(Grazie con con tutto il cuore al mio amico Angelino Mereu.)</span></span></span></div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-5708462727792873122021-01-28T04:17:00.004-08:002021-01-29T04:00:31.543-08:00Anne Frank House, 2018<div style="text-align: justify;">Con la video installazione "Anne Frank House", datata 2018, che ho potuto vedere con mia figlia durante una visita al museo Hamburger Bahnof di Berlino nel novembre del 2019, l'artista Simon Fujiwara propone Anna Frank come una figura iperreale, basata sulla mescolanza della sua immagine così come viene comunemente proposta. L'artista ricrea un'iconografia congelata nel tempo della scrittura del famoso diario, investigandola invadentemente con il braccio della telecamera, a sua volta ritratto. </div><div style="text-align: justify;">Fujiwara è stato ispirato dal modo in cui i visitatori del Madame Tussaud – il museo delle cere di Berlino – interagiscono con la figura di Anna Frank, e la sua è un'opera che provoca inquietudine, e anche a distanza di tempo, rivedendone le foto, ci interroga. </div><div style="text-align: justify;">Vi leggo una critica alla "memoria" come contemplazione spettacolarizzata del passato, e meno, invece, come esercizio costante, utile perché le atrocità che furono non si ripetano e perché il presente di oppressione dei diseredati di oggi non sfugga alla nostra coscienza. Ormai è assodato, infatti, che l'assenza di memoria coduce all'indifferenza e all'apatia, impedendo di cogliere il dolore dell'altro da sé. Dobbiamo ricordare per sapere che sta succedendo ancora.</div><div style="text-align: justify;"><br></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyTwYKZPCjIdYccpGctkiNeiv4OQVfxthcRz3XAYnnp9tl7CQ_om35zAUyjwy6K6V6MEVx_hGP4BEZgwwhyvk_gQuoOjyeoH2WAktAECBfUst8ZhdB-qEKISVNQqmFQsTsPSaFzY6hyZ0/s1600/1611836267192254-0.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
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</a>
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
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</a>
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
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</a>
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
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</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
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<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvQbGFKlxeucsIJnSnNoRBNq7KaJohbLB123vqCqgGmTzJLOsnMPOMJwEsfMBsx_kZEGSdCtjU5-mWvZNae2HHxjTh7-q4SQ_JFLdz18QjYXH1EjXslj9dt0xS2uFFhxAtunf0GHTBSWY/s1600/1611769607101857-4.png" width="400"></a></div></div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-8993434802100130442021-01-27T07:24:00.000-08:002021-01-27T07:25:16.709-08:00Nelle maglie della storia<div style="text-align: justify;">Berlino si è trovata a lungo impigliata nelle maglie della storia: culla di una rivoluzione, centro nevralgico del nazismo, distrutta dalle bombe, divisa in due e poi riunita. E tutto ciò solo nel XX secolo. Una città che non nasconde nulla e che di tutto conserva i segni nelle sue strade e monumenti, sicché se anche vorresti non vedere, vedi. Nulla omette e niente dimentica. Ti conduce nei punti piú atroci della sua storia e della storia mondiale anche quando stai lasciando mondi di bellezza e non vorresti più pensarci. Accade quando esci dal Gropius Bau, ad esempio: per andare dall'altra parte della strada ti costringe ad attraversare l'area esterna della Topografia del Terrore. E accade in diversi punti lasciando il meraviglioso parco Tiengarten, e chissà dove altro ancora. Io ci sono andata per scelta in cerca di queste tracce, con Giulia, consapevolmente, come si dice: al Memoriale per le vittime della Shoah, al Museo ebraico. Non ho scattato fotografie, ancora per scelta, eccetto queste tre che pubblico. Ho scattato in particolari istanti, per reagire al disagio fisico volutamente provocato dalle architetture.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div><div style="text-align: justify;">"Affrontare l’Inimmaginabile della Shoah vuol dire rapportarsi a immagini frammentate, precarie, clandestine, eppure resistenti, che ci giungono come testimonianza di un evento che lascia attoniti. Quelle immagini rivelano un grande potere evocativo proprio in virtù della loro incompletezza. Ci dicono di più, però, se ne accettiamo il limite, su cui converge anche il limite dello sguardo. Si tratta di cogliere in esse ciò che non è dato vedere. Là dove non è più sufficiente un’analisi formale delle immagini, si impone la capacità del nostro sguardo di connettersi a un controcampo immaginario, invisibile e irrappresentabile. Su questo vuoto si fonda una più attuale esperienza della visione".</div><div style="text-align: justify;"><i>Da "L'Inimmaginabile della Shoah" di Iaia Perrelli, <b>Doppiozero</b>, 27 gennaio 2021.</i></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt6NaBrRD-_6rjrljUZnNeHjf603jMDYw9pYi0vCCpnqNwYj0sZlUxQb4QQvkT1eMNEGCNdhFwBor6AdHBDmtdsD1bfzGO2u6A2GW36aVZHw31dM8Y0eZkfprhyqrgvJSat8wGxGfShsI/s1600/1611694712896155-0.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt6NaBrRD-_6rjrljUZnNeHjf603jMDYw9pYi0vCCpnqNwYj0sZlUxQb4QQvkT1eMNEGCNdhFwBor6AdHBDmtdsD1bfzGO2u6A2GW36aVZHw31dM8Y0eZkfprhyqrgvJSat8wGxGfShsI/s1600/1611694712896155-0.png" width="400" />
</a>
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrpAbwfI75whk6rGvCuyVzJH1O6J7kG3AJNWMSyMSfRcHy6C3A_xWMHjy1JQnykoIc6CMKx_ZHTPkjiF-hu_6rBykzQERRCJ-GxN25IEQBCKDadYgFlq1MwuCypWkIXA7yJLB1uMYnoVY/s1600/1611694709376114-1.png" width="400" />
</a>
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjff0nU6Cbt9803HZL5lzVA2eOpoDP4ZikQhq6QBMD4h5tmJyuWlZW_oMbv5TTS0a7AK9S_u6v98Byt3eMA9kNLGRZuVwfD5m-RcJ521-ypgnxBhKSYxy1RnfIj-pw5KMeW-I-wRNAJi_o/s1600/1611694705593520-2.png" width="400" />
</a>
</div></div>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-27860745365178983652021-01-25T03:05:00.003-08:002021-01-25T03:21:35.689-08:00Virginia critica<div style="text-align: justify;"><i><span style="font-family: "Verdana",sans-serif; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Cime tempestose</span></i><span style="font-family: "Verdana",sans-serif; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> è un libro più difficile da capire
di <i>Jane Eyre</i>, perché Emily era più poeta di Charlotte. Scrivendo,
Charlotte diceva con eloquenza e splendore e passione "io amo",
"io odio", "io soffro". La sua esperienza, anche se più
intensa, è allo stesso livello della nostra. Ma non c'è "io" in <i>Cime
tempestose</i>. Non ci sono istitutrici. Non ci sono padroni. C'è l'amore, ma
non è l'amore tra uomini e donne. Emily si ispirava a una concezione più
generale. L'impulso che la spingeva a creare non erano le sue proprie
sofferenze e offese. Rivolgeva lo sguardo a un mondo spaccato in due da un
gigantesco disordine e sentiva in sé la facoltà di riunirlo in un libro. […] Il
suo è il più raro dei doni. Sapeva liberare la vita dalla sua dipendenza dai
fatti; con pochi tocchi indicare lo spirito di una faccia che non aveva più
bisogno di un corpo; parlando della brughiera far parlare il vento e ruggire il
tuono.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Verdana",sans-serif; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> </span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> </span></div>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: small;"><i><span style="font-family: "Verdana",sans-serif; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Liliana Rampello [a cura di] <b>Virginia Woolf.
Voltando pagina</b>, traduzioni di Adriana Bottini, Livio Bacchi Wilcock,
Daniela Daniele [et al.], Il Saggiatore, Milano 2011; pp. 202-203.</span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: small;"><i><span style="font-family: "Verdana",sans-serif; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> </span></i></span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"></span></p>
<style>@font-face
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{page:WordSection1;}</style><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i><span face=""Verdana",sans-serif" style="mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"></span></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1TBukXZzUgrNJVwCgPJAEp9igxhg3ptwTiMCcqSPW8KEcZEk2E-jsKN8uicNNuM0wLVoXn0mFSohA9pcjE9Ks4CIEdBMKWmMDYI439NYVXAWTpMwRGkJHgZKEa0imT6pK8dQEluenQyU/s562/Virginia+6.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="562" data-original-width="400" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1TBukXZzUgrNJVwCgPJAEp9igxhg3ptwTiMCcqSPW8KEcZEk2E-jsKN8uicNNuM0wLVoXn0mFSohA9pcjE9Ks4CIEdBMKWmMDYI439NYVXAWTpMwRGkJHgZKEa0imT6pK8dQEluenQyU/w285-h400/Virginia+6.jpg" width="285" /></a></i></div><i> </i>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-62307417364399979072021-01-19T01:13:00.001-08:002021-01-19T01:17:27.430-08:00Càstia<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">La casa di campagna ce l'ho da oltre vent'anni, l'ho messa su a Crannicosa
con i soldi della liquidazione che mi ha dato, non volentieri, il
giornale dove ho lavorato tutta la vita, bene, sino agli ultimi anni,
pessimi. È sorta dove mio nonno aveva l'ovile per capre, pecore e
qualche mucca. Verso oriente vedo il nuraghe dell'Orco e l'acropoli di
S'Argidda, da lì escono il sole e la luna che poi vanno a finire dietro
Santa Vittoria, a ovest. …</span></div><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><span class="d2edcug0 hpfvmrgz qv66sw1b c1et5uql oi732d6d ik7dh3pa fgxwclzu a8c37x1j keod5gw0 nxhoafnm aigsh9s9 d3f4x2em fe6kdd0r mau55g9w c8b282yb iv3no6db jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto"><i><span>Giacomo Mameli, <b>Castia. Cronache da un paese di pietre</b>, [con illustrazioni di Lorenzo Vacca], Villanova Monteleone, Soter 2020, p. 70.</span></i></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHrXIZaGAjYKM_m-RB6jSOGKkLPOBe3XKEGYReHUneDa9apXfzsst-wBH7Hg418y9ZdxGPx0vwSB2MErV_ODhgW39-muQwoffbNJ3lJp4E9-4fQ0EuOL1EaRRfkNalnhHgNzcz_zwKVjI/s1440/140031849_10219156992699066_2669882374193438711_o.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1440" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHrXIZaGAjYKM_m-RB6jSOGKkLPOBe3XKEGYReHUneDa9apXfzsst-wBH7Hg418y9ZdxGPx0vwSB2MErV_ODhgW39-muQwoffbNJ3lJp4E9-4fQ0EuOL1EaRRfkNalnhHgNzcz_zwKVjI/w400-h300/140031849_10219156992699066_2669882374193438711_o.jpg" width="400" /></a></i></div><p></p><p><span class="d2edcug0 hpfvmrgz qv66sw1b c1et5uql oi732d6d ik7dh3pa fgxwclzu a8c37x1j keod5gw0 nxhoafnm aigsh9s9 d3f4x2em fe6kdd0r mau55g9w c8b282yb iv3no6db jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto"><i><span style="font-family: verdana;"></span></i></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiufwOet6d3zkCbQqZ971jOz26BF_Sk8r_B4pp6FS7UuGSGdVAvQNGQ3bT2n1QRNeDqVFQjA-1ohEPHJoMqKiOR7VM3GcTGcZmqnYF86_z9v_Y9pgtCh4y9zfLCvhNkfJgCaTGim7W6sAI/s960/140700294_10219156927577438_2670999644099504889_n.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiufwOet6d3zkCbQqZ971jOz26BF_Sk8r_B4pp6FS7UuGSGdVAvQNGQ3bT2n1QRNeDqVFQjA-1ohEPHJoMqKiOR7VM3GcTGcZmqnYF86_z9v_Y9pgtCh4y9zfLCvhNkfJgCaTGim7W6sAI/w300-h400/140700294_10219156927577438_2670999644099504889_n.jpg" width="300" /></a></i></div><span class="d2edcug0 hpfvmrgz qv66sw1b c1et5uql oi732d6d ik7dh3pa fgxwclzu a8c37x1j keod5gw0 nxhoafnm aigsh9s9 d3f4x2em fe6kdd0r mau55g9w c8b282yb iv3no6db jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto"><i><span style="font-family: verdana;"></span></i></span><p></p>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-6360114962614442452020-01-12T14:29:00.000-08:002020-01-12T14:32:32.460-08:00Global Gramsci<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="background-color: white; color: #1c1e21; line-height: 19.32px;">Le foto dei poster sono state scattate al museo Casa Gramsci, a Ghilarza, dov'è allestita la bella </span><span style="background-color: white; color: #1c1e21; line-height: 19.32px;">mostra “Global Gramsci” con le illustrazioni di <b>Agostino Iacurci</b>, in cui l’immagine del grande filosofo si presenta quasi come un’icona pop in tutto il mondo. La Casa Gramsci, riaperta di recente, merita assolutamente una visita. </span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAergtuXbps576p98XpvvPqXAR5CZJbZE4iyIcXnZE5ppLpyJ4ZiXP2aqdXELwmSbN5eP9X0KGda8CT_5RarnERQiL3gLaS9QuyT8lah-2LIMgPTXT97vcg7t28HuqwTh03aUFI3lCt70/s1600/america.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="660" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAergtuXbps576p98XpvvPqXAR5CZJbZE4iyIcXnZE5ppLpyJ4ZiXP2aqdXELwmSbN5eP9X0KGda8CT_5RarnERQiL3gLaS9QuyT8lah-2LIMgPTXT97vcg7t28HuqwTh03aUFI3lCt70/s400/america.jpg" width="275" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">America</span></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbKb677mIHvxuh0RM3J5f-37dywxaRPWftCQJ9ojtkDYZ4LR40Ogq4pR-ybjBgaEhqA94oApxWVPtsgp8uL3ZwIxuAxL58KegL3GnKsmfKbJDSk_1aqTA0dU4EYoMiGvUJAUC9QI3BqeU/s1600/brasile.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="664" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbKb677mIHvxuh0RM3J5f-37dywxaRPWftCQJ9ojtkDYZ4LR40Ogq4pR-ybjBgaEhqA94oApxWVPtsgp8uL3ZwIxuAxL58KegL3GnKsmfKbJDSk_1aqTA0dU4EYoMiGvUJAUC9QI3BqeU/s400/brasile.jpg" width="276" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Brasile</span></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAgQD7qiXfxc47yY_2zazyX7O5sr7ld5knG13fZqaVH22d6f2itZjIJOh1sVtmWzvsr_XfstpcbRtUinkAuWl0466Hoi3h51BF3P7vu061zJCoRTaoSjRiAKtm6KU87RKuA1GVoU6kMrg/s1600/francia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="676" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAgQD7qiXfxc47yY_2zazyX7O5sr7ld5knG13fZqaVH22d6f2itZjIJOh1sVtmWzvsr_XfstpcbRtUinkAuWl0466Hoi3h51BF3P7vu061zJCoRTaoSjRiAKtm6KU87RKuA1GVoU6kMrg/s400/francia.jpg" width="281" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">Francia</span></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNq9DE018_663TmCRbZcYW3PxbDQdpNSwupHjEWHGOBAXYx-J02IvkKysm4dp6ZMGIlP76ACRSf1X8BeGUr9RHHkIihesNqa0FGVxO08bdpB9IpBdsmO5FmNEmmQS1X0YfI_FC9YjDHOw/s1600/inghilterra.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="648" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNq9DE018_663TmCRbZcYW3PxbDQdpNSwupHjEWHGOBAXYx-J02IvkKysm4dp6ZMGIlP76ACRSf1X8BeGUr9RHHkIihesNqa0FGVxO08bdpB9IpBdsmO5FmNEmmQS1X0YfI_FC9YjDHOw/s400/inghilterra.jpg" width="270" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">Inghilterra</span></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFeNPfNi1dq8kEKsdftYR_UEKm9WZo3G6XhCMKdswa43PqxmzF7OK3XLMuFx0rMQxHaSapOWB3_eJ44KnBrMRidNpOEcpKhs4nGHsfPFjDez6Z3H8O8lWpzQAhhFDJ4s3mzfeEG6IXXBI/s1600/india.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="666" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFeNPfNi1dq8kEKsdftYR_UEKm9WZo3G6XhCMKdswa43PqxmzF7OK3XLMuFx0rMQxHaSapOWB3_eJ44KnBrMRidNpOEcpKhs4nGHsfPFjDez6Z3H8O8lWpzQAhhFDJ4s3mzfeEG6IXXBI/s400/india.jpg" width="277" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">India</span></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlL4lWg1aS9ZNurus6TCr8WWfulT8uKkS9VjiqDm_mEKSV6iSyvejMMcP5_U6iCvPeBQf4A7XWQfi6zK28WOSpGt_gbSFG1enwSzEYaJBKdAsmasB28YVQMjfhN5r32lcLy6NbzJoy-gU/s1600/russia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="678" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlL4lWg1aS9ZNurus6TCr8WWfulT8uKkS9VjiqDm_mEKSV6iSyvejMMcP5_U6iCvPeBQf4A7XWQfi6zK28WOSpGt_gbSFG1enwSzEYaJBKdAsmasB28YVQMjfhN5r32lcLy6NbzJoy-gU/s400/russia.jpg" width="282" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">Russia</span></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMcYNt8PSOQsR0WcnPf3rDX_9nu5Tio541sK5ODAS8DeC-tDP0PSDgP2CjSrj7zDNiub0Jt_8d8sSaL0wj_CEb2QzoHEBoRfY9AKVMrk4qv8DcWewNQb7nBwE3BovhDaEoibcnkpx1BII/s1600/originale.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="693" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMcYNt8PSOQsR0WcnPf3rDX_9nu5Tio541sK5ODAS8DeC-tDP0PSDgP2CjSrj7zDNiub0Jt_8d8sSaL0wj_CEb2QzoHEBoRfY9AKVMrk4qv8DcWewNQb7nBwE3BovhDaEoibcnkpx1BII/s400/originale.jpg" width="288" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">Originale</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="background-color: white; color: #1c1e21; line-height: 19.32px;"></span></span></div>
biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-42870982474343197302019-07-12T00:38:00.000-07:002019-07-12T00:38:12.572-07:00Vedere il vento <div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Lo scirocco rende più nitide le forme e spegne i colori, donando alla natura un aspetto pensoso, accentuandone le caratteristiche del suo lato più dark. Ora è arrivato il fresco maestrale a restituire ai colori del mare e delle colline lo splendore più pieno, la brillantezza, insieme a più lievi pensieri. Ciò detto, io amo tutti i venti e i loro nomi.</span></div>
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biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-21063139118241201392019-07-03T11:00:00.000-07:002019-07-03T11:00:16.109-07:00Le cose buone dell'estate<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Nostalgia della cesta di verdure che tutte le sere mio padre portava dall'orto. </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E nostalgia di mamma che brontolava "ma che ne facciamo di tutti questi cetrioli, zucchine e melanzane?!", intanto che li disponeva nelle ceste più piccole da distribuire ai vicini tramite il piccolo esercito delle figlie. </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; text-align: justify;">Era un orto bellissimo. </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; text-align: justify;">🍅🌻🌿</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdbIsGcr3VG3MiVhMkoKpGvdyHPeGD8rzMDak6zQIkMye1SoRFS0B_QDAxXdLEYkGmk8E0JH5rZR2fGIzWhrj3Gc2AwoELgEDUfyoe2kk_kuU0gLZeQ8mxwwZF0W4MpH3rap6r4BDKgIw/s1600/20190702_142112.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="492" data-original-width="710" height="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdbIsGcr3VG3MiVhMkoKpGvdyHPeGD8rzMDak6zQIkMye1SoRFS0B_QDAxXdLEYkGmk8E0JH5rZR2fGIzWhrj3Gc2AwoELgEDUfyoe2kk_kuU0gLZeQ8mxwwZF0W4MpH3rap6r4BDKgIw/s400/20190702_142112.jpg" width="400" /></a></div>
biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-1915535007232434832019-07-01T23:02:00.000-07:002019-07-01T23:02:05.922-07:00Altair <div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ieri notte, l'incontro fortuito di due appassionati astronomi, che hanno improvvisato un piccolo osservatorio in viale Ciusa, ha reso magica la fine di una giornata particolarmente lunga. Meravigliosi Giove e Saturno, ma chi mi ha fatto innamorare non è un pianeta, bensì una stella che non sentivo nominare da quand'era vivo mio padre, anche lui, per passione, osservatore della volta celeste nelle notti d'estate e nostra guida. Dico della brillante Altair, stella principale della costellazione dell'Aquila. (Ciao, ba') 🌟</span></div>
biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7308822960018632966.post-84231889405551425182019-06-27T01:10:00.001-07:002019-07-03T17:25:22.046-07:00Conflitti o Dei troppi direttori e un solo sax<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Per non farsi (soprattutto immeritatamente) del male, sto pensando che quando non si possono evitare bisogna comunque essere attrezzati per proteggersi dalle situazioni conflittuali, che spesso sono improvvise ed esterne a noi, e tuttavia è noi che chiamano.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Intanto che voi fate mente locale sui vostri vissuti, io vi racconto un episodio accadutomi diversi anni fa (il più ameno che mi viene in mente), che se non fosse anche comico, appunto, sarebbe tragico: mi fece stare male per ore.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Premessa:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">non accettate mai inviti a festival che abbiano più di un direttore artistico, oppure, se proprio non volete rinunciare, informatevi quanto meno se nel direttivo vigano pace, amore e armonia d'intenti. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Io quella volta non lo feci. Così, un pomeriggio d'estate, in una piazza gremita, nel cuore di un bellissimo paese che ospita un interessante festival, mi ritrovai a conversare intensamente e felicemente con una fantastica poetessa nordafricana francofona (non voglio dare indizi più precisi per una questione di eleganza, diciamo). Tutto bene. Lei brillante e anche un po' pazza, non semplicissima da gestire, ma ero preparata anche agli spigoli e ce la stavamo cavando alla grande. Dopo la conversazione, il reading: lei declamava a memoria nel suo bel francese, io leggevo le stesse poesie in italiano. Ci vennero incontro persino le campane di una chiesa a lato della grande piazza, che a un certo punto presero a rintoccare — e noi a seguite quel ritmo — e il sollevarsi di un volo di rondini. La piazza sembrava incantata. Se non che... io ho mille occhi, purtroppo, e di ciò che ho davanti nulla mi sfugge. Ecco che vedo un movimento strano sulla mia sinistra: è uno dei direttori, che a gesti mi dice di tagliare. Proprio in quel momento la mia istrionica poetessa si è alzata in piedi e sta caricando di passione in suo recital. Inizio a preoccuparmi. Vengo richiamata ancora a sinistra, e nelle labbra del direttore leggo: Dob-bia-mo-pre-pa-ra-re-il-pal-co-per-Ja-mes-Se-ne-se. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ah, ok, lo so, ma la nostra ora non è scaduta e il pubblico è presissimo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">(Tenete presente che in tutto questo io sto continuando a gestire la situazione sul palco, inseguendo la poetessa che intanto ha preso a saltare di palo in frasca la scaletta delle poesie concordate e che io devo leggere tradotte secondo il mio sistema di bookmarck)... Intanto vedo che dalla destra del palco arrivano altre direttive! È il secondo (ma non in ordine gerarchico) direttore, che con gesti perentori mi dice: Vai, vai, vai, continua... A sinistra il primo ormai sbraita. All'improvviso si attiva anche il mio occhio parietale: mi guardo alle spalle, non mi sto più divertendo, sono anzi tesissima, non vedo l'ora di chiudere... E chiudo. Mettendoci tutto il garbo, certo, ma il sapore della chiusura improvvisa è inevitabile. Prendo in mano il microfono, mi alzo in piedi e dico che quella che sta arrivando è l'ultima poesia perché il nostro tempo è scaduto.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La poetessa mi fulmina con lo sguardo dall'alto del suo metro e ottanta. E all'improvviso capisco che sono tra tre fuochi, anzi: quattro, ché conta anche il pubblico, e che nessuno, alla fine, resterà davvero contento.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">In effetti andò così o così sembrò a me, che intanto mi ero fatta venire un tremendo malumore.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Chi non si accorse di nulla fu proprio James, che fece un concerto stupendo.</span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"></span><br />
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">📚💘🎷🎼</span></div>
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</span>biancahttp://www.blogger.com/profile/08569258396532096467noreply@blogger.com0