"Quando scrivo
io cerco di esprimere il mio modo di essere nel mondo. Si tratta principalmente
di un processo di eliminazione: una volta eliminate tutte le parole morte, i
dogmi di seconda mano, le verità che non sono tue ma di altri, i motti, gli
slogan, le sfacciate bugie del tuo paese, i miti della tua epoca storica; una
volta tolto di mezzo tutto ciò che deforma l’esperienza e le fa assumere un
aspetto che non riconosci e in cui non credi, ciò che ti resta è qualcosa che
si approssima alla verità della tua concezione. È questo che cerco quando leggo
un romanzo: la verità di una persona, nella misura in cui può essere restituita
mediante il linguaggio. Quest’unico dovere, debitamente perseguito, produce
risultati complicati e vari. Non è certo un appello all’autobiografismo, anche
se ci saranno sempre autori che confondono il desiderio di verità personale del
lettore con l’invito a scrivere un trattato, o un discorso, o un libro di
memorie malamente mascherato in cui gli eroi sono loro stessi. La verità del
romanzo è questione di prospettiva, non di autobiografia. È ciò che non puoi
evitare di dire se scrivi bene. È la filigrana dell’io che appare in tutto ciò
che fai. È la lingua come rivelazione della coscienza."
Zadie Smith, Perché scrivere, minimum fax, Roma 2011.
Zadie Smith, Perché scrivere, minimum fax, Roma 2011.
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