Chi stanno per fucilare? BO! Vuol dire che non lo sai o non lo vuoi sapere non ti interessa te ne freghi? Bravi sardi! Antonio Gramsci Emilio Lussu tutti i liberali volete fucilare? Heia Heia Heia!
Era di giorno? BO! Non lo so, non lo voglio sapere, non mi interessa. È stato fucilato all'alba. BO! Cosa ne so! Cosa me ne importa cosa me ne frega. Chi era Schirru? BO, non lo so, non lo voglio sapere, non me ne importa nulla.
(Così, con quel "BO" tutto maiuscolo e senza la acca, ha scritto a matita Costantino Nivola sul retro di uno dei suoi dipinti sulla fucilazione di Michele
Schirru.)
(Così, con quel "BO" tutto maiuscolo e senza la acca, ha scritto a matita Costantino Nivola sul retro di uno dei suoi dipinti sulla fucilazione di Michele
Schirru.)
Tra il 1972 e il 1977 Costantino Nivola esegue una serie di disegni (tecnica mista su carta) dedicati all'anarchico sardo di cittadinanza americana Michele Schirru, nato Padria il 19 ottobre 1899, emigrato, morto per fucilazione a Roma il 29 maggio 1931.
Schirru fu giustiziato con l'accusa di avere pensato di assassinare Mussolini. A uccidere concretamente lui, invece, fu il fuoco di un plotone di volontari sardi reclutati apposta per riscattare l'onore dell'Isola.
Nivola ambienta la scena al Foro romano, dove immagina si sia anche allestito un banchetto per festeggiare l'evento (in uno dei dipinti si vedono chiaramente maialetti che arrostiscono nei lunghi spiedi). Scolpiti nell'arco trionfale, i sardi antichi, fieri e dignitosi, assistono sdegnati alla degradazione dei loro discendenti: sono i sardi attaccati da Cicerone (orazione Pro Scauro, 54 a.C.) per aver osato attaccare lo strapotere romano nell'isola.
Nivola si identificava con Schirru, che come lui era sardo e americano, anarchico e antifascista, rinnegato dai suoi conterranei come all'artista in quel momento sembrava di essere (in Sardegna gli avevano bocciato poco prima due opere a cui teneva particolarmente: il monumento alla Brigata "Sassari" e quello a Gramsci); prova ne sia che abbia voluto dare a Michele Schirru i propri lineamenti, forse trasformando l'intera messa in scena della fucilazione in una sorta di autoritratto.
Le foto delle opere (private) sono mie. Chiedo venia per la loro scrausità.
3 commenti:
No, non "boh", ma così, senza la acca. Così com'è scritto sul retro di uno dei disegni degli anarchici.
(dalla Francia) chissa solo se erano tutti... "volontari", i sardi che l'hanno fucilato. Comunque, e trattandosi della MVSN, non erano dei sardi qualunqui.
Interessante poi il fatto che Nivola si sia ricordato di Schirru dal '72, cioè, in un tempo dove questo compagno era quasi dimenticato. Comunque lo era ancora quando nel '79 Sciascia sottolineo cio che aveva rappresentata per lui (allora ancora bambino) questa fucilazione.
No, infatti, stiamo parlando di un plotone di esecuzione composto da sardi selezionati all’interno della milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Terrificante.
Per quanto riguarda il resto, Luc, sono d’accordo con chi vede nei lavori nivoliani sulla fucilazione di Schirru anche (ma non solo, lo sottolineo) la proiezione di un’intima (ma anche pubblica: aristica e politica) condizione esistenziale. Ciò detto mi piacerebbe risponderti in modo più preciso, taccuini newyorkesi e sardi alla mano, dove Nivola racconta di sè. Mi riferisco alle memorie raccolte nei libri Ho bussato alle porte di questa città meravigliosa (Arte Duchamp 1993) e Memorie di Orani (Scheiwiller, 1996, riedito dalla Ilisso nel 2003), usciti postumi. Per una questione di tempo mi limito a ricordare la lettera, contenuta nel primo libro, che Antine scrisse all’amica Maria Lai proprio all’inizio degli anni ’70, invitandola a lasciare insieme e definitivamente l’isola, ormai invasa dai “muralisti”. (Nivola non è mai stato un estimatore del muralismo politico, che proprio allora niziava a prendere piede in Sardegna, a partire da San Sperate e Orgosolo. Intervistai Francesco Del Casino per La Nuova, su questo tema, una decina di anni fa; se il giornale ce l’ha in archivio magari ripropongo l’intervista in un post ad hoc: dovrei chiamare, chiedere. Il tempo, il tempo…).
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