"Esiste un'ossessione del comprendere ciò che è odioso, e in fondo esiste una malsana fascinazione per questo, e agli odiosi si fa con questo un immenso favore. Io non condivido questa curiosità infinita del nostro tempo per ciò che in nessun caso ha giustificazione, anche a voler trovare mille spiegazioni diverse, psicologiche, sociologiche, biografiche, religiose, storiche, culturali, patriottiche, politiche, peculiari, economiche, antropologiche, fa lo stesso. Io non posso perdere il mio tempo indagando attorno a ciò che è malvagio e a ciò che è pernicioso, il suo interesse è mediocre sempre nel migliore dei casi e sovente nullo, te l'assicuro, ho visto spesso. Il male di solito è semplice, per quanto a volte non tanto semplice, se sei in grado di appezzare la sfumatura. Però ci sono indagini che macchiano, e perfino alcune che contagiano senza dare niente di valido in cambio. Oggi esiste un gusto dell'esporsi a quanto di più basso e vile, di mostruoso e di aberrante, di affacciarsi a contemplare l'infraumano e per entrare in confidenza con questo come se potesse avere prestigio o grazia e maggior trascendenza che i centomila conflitti che ci assediano senza cadere in questo. C'è in tale atteggiamento un elemento di superbia, e anche uno di più: si affonda nell'anomalia, nel ripugnante e nel meschino come se nostra norma fosse quella del rispetto e della generosità e della rettitudine e si dovesse analizzre al microscopio quanto si deborda da quella: come se la malafede e il tradimento, la malevolenza e la volontà di danneggiare non facessero parte di quella norma e fossero cose eccezionali, e meritassero per questo tutto il nostro zelo e la nostra massima attenzione. E non è così. Tutto questo fa parte della norma e non c'è nessun mistero maggiore, non maggiore della buona fede."
Javier Marías, Il tuo volto domani. I. Febbre e lancia, traduzione di Glauco Felici, Einaudi, Torino 2003, pp. 169-170.
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