"Cerchiamo di fare in modo che le cose siano diverse da quel che sono o da come appaiono, ci sforziamo insensatamente a che ci piaccia chi ci piace poco sin dal principio, e a poterci fidare di chi ci ispira diffidenza acuta, è come se spesso andassimo contro alla nostra stessa conoscenza, perché così lo sentiamo molte volte, come conoscenza più che come intuizione o impressione o presentimento, non ha nulla a che vedere tutto questo con le premonizioni, non c'è niente di sovrannaturale né di misterioso in quello, la cosa misteriosa è che non lo accettiamo. E la spiegazione dev'essere semplice per qualcosa di così condiviso da tanti: è soltanto che sappiamo, e lo detestiamo; che non sopportiamo di vedere; che odiamo la conoscenza e la certezza, e il convincimento; e nessuno vuole trasformarsi nel suo stesso dolore e nella sua febbre..."
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Maggio 1968, galleria romana “La Tartaruga”, performance di Cesare Tacchi “Cancellazione d’artista”: dentro una capsula trasparente, munito di pennello e vernice bianca, il pittore comincia a cancellarsi sino a sparire alla vista del pubblico. Ques'ultimo, divertito ed eccitato, non realizza che Tacchi non sta cancellando solo se stesso, bensì tutto il mondo là fuori. All'epoca fece molto scalpore.
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