25 gennaio 2021

Virginia critica

Cime tempestose è un libro più difficile da capire di Jane Eyre, perché Emily era più poeta di Charlotte. Scrivendo, Charlotte diceva con eloquenza e splendore e passione "io amo", "io odio", "io soffro". La sua esperienza, anche se più intensa, è allo stesso livello della nostra. Ma non c'è "io" in Cime tempestose. Non ci sono istitutrici. Non ci sono padroni. C'è l'amore, ma non è l'amore tra uomini e donne. Emily si ispirava a una concezione più generale. L'impulso che la spingeva a creare non erano le sue proprie sofferenze e offese. Rivolgeva lo sguardo a un mondo spaccato in due da un gigantesco disordine e sentiva in sé la facoltà di riunirlo in un libro. […] Il suo è il più raro dei doni. Sapeva liberare la vita dalla sua dipendenza dai fatti; con pochi tocchi indicare lo spirito di una faccia che non aveva più bisogno di un corpo; parlando della brughiera far parlare il vento e ruggire il tuono.
 

Liliana Rampello [a cura di] Virginia Woolf. Voltando pagina, traduzioni di Adriana Bottini, Livio Bacchi Wilcock, Daniela Daniele [et al.], Il Saggiatore, Milano 2011; pp. 202-203.

 

 

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