18 luglio 2011

Luglio

Alle sei del pomeriggio di un giorno di metà luglio, la luce penetra dentro l’anima illuminando ogni piccolo residuo angolo buio dell’inverno. Perfino le pecore brillano al sole.
Ci fermiamo a guardarle durante il tragitto che da O. ci porta nel casolare di G. e A., a poche centinaia di metri dalla chiesa campestre di S’Ispiridu Santu. 
E arriviamo per ultimi, io, R. e P., mentre gli altri sono già tutti lì: L., Lor., V., C., G., M., A., F… In un abbraccio una bella fetta d’infanzia, con amici e compagni di vita arrivati dopo e fusi nel nostro solito antico modo di stare insieme. Manca chi se ne è andato per non tornare. E tuttavia, oggi, non c’è alcuna malinconia, solo l'allegria del ritrovarsi ancora lì, insieme, nonostante i naufragi, la sopravvissuta briciola di follia, la capacità del piacere.
G. è seminudo davanti al porcetto che arrostisce all’aperto, con tutti i crismi. Tolgo la carta stagnola dai miei sformati fatti con le verdure buone dell’estate, metto in frigo il tiramisù. A. ha fatto il gelato e i bigné, e tutti continuiamo a cucinare, bevendo un vino che è troppo buono per poterne uscire indenni, penso mentre guardo il grande tavolo nel patio dove sono state appoggiate quattro bottiglie già vuote. Ce n’est qu’un debut
La campagna è magnifica, gli alberi sono al loro posto, solo più belli, più alti, mi sembra. E noi, in questo tempo che passa e non vuole passare. Nella bellezza del ritrovarsi chiudendo col mondo, di rado portando sul tavolo i guai, se non con discrezione, in pochi e brevi momenti ritagliati all’allegria collettiva. A dirsi della vita che è sempre stata bella e dura e che ora le difficoltà di ogni ordine e grado fanno diventare, talvolta, durissima. Ancora, ritrovarsi con questa felicità irriducibile, come se a poco ci riguardasse quel che puntualmente affrontiamo nella quotidianità. La fatica, anche. Che non ci tocca mai veramente ma solo ci sfiora, sembra, ora che siamo già un po' ubriachi. Perché sono vere, reali, la serietà e responsabilità. Nel mondo. Forse mai totalmente. Presenti a noi stessi, adesso.
Intanto la luce della luna ha già lasciato lo spazio all'alba già infuocata, dentro il fiume di parole, le risate e i canti, nella magnifica campagna dello Spirito Santo, verso notte e poi mattina, con la vita che scorre di lato, bella.

La foto – in b/n colorizzato a mano – fa parte della ricerca "Sacrario ai caduti di tutte le feste" del mio amico Massimo Golfieri. 
Questo post è dedicato anche a lui.

Nessun commento: