7 ottobre 2016

H

Non ero più entrata al San Francesco da quando è morta mamma, poco più di un anno fa, e dunque ancora non avevo visto l'esito dei lavori che al suo ingresso sono durati un tempo infinito e, spesso, disagiato. Così, oggi, come sono entrata nell'immenso androne realizzato, ho avuto la suggestione di accedere al Teatro La Fenice, ma disadorno. C'era solo un omino al centro di una specie di recinto, che mi fa: "signora, il numeretto deve prenderlo di là, oltre il proscenio". A lato una donna, piccolissima anche lei e circondata di piante, piantine, orchidee come alberi, più alte di lei. Ho preso il numeretto, prenotate le analisi e sono tornata nell'androne, attraversandolo in diagonale, che sono più di cento passi, sino ai fiori. Mi sentivo triste e io non la sopporto la tristezza, mi sembra una mancanza di rispetto di sé, e quando posso reagisco. Ho comprato un ciclamino, per il buon augurio, per la tiroide ballerina, che fa vedere teatri negli androni degli ospedali.

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