30 maggio 2015

L'intellettuale di se stesso

"Ancor prima di essere una figura sociale, ispirata a una declinazione specifica del soggetto neo-liberale (imprenditore di se stesso, l’Io S.P.A.) l’intellettuale di se stesso è una forma di intuizione. È un atto rivolto verso il conoscente e non è orientato verso l’altro, un oggetto, il mondo. Nel suo caso il conoscere si incarna in una forma di intuizione spirituale il cui obiettivo è l’auto-riconoscimento in quanto soggetto agente dell’intuizione. Intuendo se stesso [...] fonda un’ontologia dell’essere presso di sé. Tale ontologia si forma nei dintorni di quel luogo oscuro, ma cogente e pienamente operante, del Soggetto. Un Soggetto che continua a essere il mistero del discorso pubblico e culturale, pur essendo stato pienamente decostruito dalla filosofia critica o dalla genealogia di Michel Foucault, dalla differenza di Jacques Derrida, dall’immanenza nel pensiero di Gilles Deleuze."
Da: Roberto Ciccarelli, L'emergenza delle nostre vite minuscole

18 maggio 2015

Usciamo?

Issimus?  Accurzeddu,  a nos piccare un azzicu 'e sole,  un azzicu 'e ventu. Pro abbarrare in tira,  chi sind'andet sa nue,  de sa solidade s'istrìa. Chi si nd'andet s'istrìa. 
(sms di Mag)

9 maggio 2015

Mi fermo su questa immagine

Mi fermo su questa immagine con tristezza e con il desiderio di poter confortare lo sgomento di ogni ragazza e ogni ragazzo ritratti nel silenzio carico di domande troppo più grandi di loro, di me, e ancora di noi... Come se già non bastasse il peso di un futuro che pare impossibile, in questa terra appiattita dall'assenza di prospettiva, come se non bastasse il fatto che sia già così difficile mantenere l'impegno nello studio, coltivare con la forza della sopravvivenza la tenacia e anche onorare il sacrificio dei propri genitori... Ma come si fa ad andare avanti?... Si va, nonostante tutto, perché nella domanda di futuro, insieme alla nostalgia che possa mai arrivare, c'è una speranza che nel solo fatto della propria giovinezza trova la sua giustifcazione, il naturale sapore di una promessa. E si va avanti, dunque, si continua, a volte con durezza, a volte con gioia, con incoscienza e con leggerezza... Ma di fronte al male che mi rifiuto di scrivere con la maiuscola, così come di considerare ineluttabile , a questo male nitido come una lama, gelido come una parete di ghiaccio che cade all'improvviso sulla strada del mattino, il male che falcia la vita di un giovane compagno, amico, fratello... cosa pensare, come continuare nell'impegno, nella gioia, nel coraggio...? Perché è accaduto? Com'è possibile che ancora, in questa terra già così provata, ci siano belve con fattezze umane che ancora osano minare la già così fragile incerta promessa di futuro?... Oggi per i ragazzi è il giorno del silenzio e del pianto, oggi si ha bisogno di un abbraccio e dobbiamo darglielo, rassicurarli con tutto l'amore e il dolore comune per non farli sentire soli: non sono soli, dobbiamo dirglielo con convinzione. Ma presto domani, subito che sia data loro, anche a loro, una risposta limpida di legalità e di giustizia, la sola che può consentire di riprendere il cammino con forza e con coraggio. Senza Gianluca, ma con lui, e anche per lui.