È ripartito che ancora
era buio. Appena calato il maestrale che li aveva tormentati per
cinque lunghi giorni.
E lei si stupiva sempre per quel sapore d'acqua e sale sulla faccia, guardando gli aerei staccarsi dalla pista lucida di pioggia, la gente andarsene, passare, ritornare...
Le pareti dell'isola erano ancora altissime.
E lei si stupiva sempre per quel sapore d'acqua e sale sulla faccia, guardando gli aerei staccarsi dalla pista lucida di pioggia, la gente andarsene, passare, ritornare...
Le pareti dell'isola erano ancora altissime.
Tornava il silenzio sui
suoi passi, e lasciava lì per terra quel senso di buco e
d'ingiustizia.
Il vento era calato e ripercorrendo verso sud l'orientale che costeggia il mare, anche lei ritrovava la sua calma.
– È partito. Io sono qui.
La moltitudine di corvi sui fili elettrici, entrando nel territorio di Nascar, l'accolse stavolta come in un abbraccio.
Era una sera di giugno che pareva gennaio. Medioevo, un mondo alla rovescia e senz'ali.
Dentro le case la malinconia si depositava sui vetri sotto forma di vapore acqueo: pareti dietro pareti, all'infinito.
Troppe cose non avevano senso.
Come l'abitudine di morire e far morire che esisteva tra la gente.
Il vento era calato e ripercorrendo verso sud l'orientale che costeggia il mare, anche lei ritrovava la sua calma.
– È partito. Io sono qui.
La moltitudine di corvi sui fili elettrici, entrando nel territorio di Nascar, l'accolse stavolta come in un abbraccio.
Era una sera di giugno che pareva gennaio. Medioevo, un mondo alla rovescia e senz'ali.
Dentro le case la malinconia si depositava sui vetri sotto forma di vapore acqueo: pareti dietro pareti, all'infinito.
Troppe cose non avevano senso.
Come l'abitudine di morire e far morire che esisteva tra la gente.
Bastiana Madau, Nascar, Poliedro, Nuoro 2003, p. 39.
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