31 ottobre 2011

Contropelo

"La storia dei diritti del lettore sul versante editoriale comincia con la possibilità di esercitare un libero diritto di scelta. E qui il dito è puntato contro le forme di lettura indotta, di condizionamento occulto o palese, contro le promozioni gonfiate: attività che in genere vanno di pari passo con una informazione bibliografica che invece manca o scarseggia. La pubblicità editorale in Italia va assumendo sempre di più i toni, lo stile e le cadute di tutta la restante pubblicità, in omaggio al principio per cui vendere un libro o vendere un dentifricio è più o meno la stessa cosa. In più quello libraio è l'unico campo in cui la pubblicità redazionale non viene segnalata: non possono essere definite diversamente certe recensioni prone e osannanti. Lo stretto connubio della proprietà editoriale con la macchina recensoria è reso evidente dalla percentuale di recensioni o citazioni dei libri editi da una casa editrice sulle riviste o i giornali di cui questa è proprietaria. … Il passaggio in TV, la recensione amica, l'intervista all'autore sul quotidiano dell'editore, costituiscono altrettante tessere di un meccanismo drogato, anticipatamente preordinato e spesso del tutto indipendente dalle qualità effettive del libro. Il gioco, insomma, è truccato, e si vede.
Per intanto, dunque, al lettore conviene esercitarsi nella pratica della lettura contropelo, decodificare le manchettes (che credo si declini al singolare. [N.d.B.]) pubblicitarie, leggere in filigrana i risvolti di copertina, le recensioni amiche e nemiche (spesso ubbidiscono allo stesso codice gaglioffo): ricorrere al tam-tam amicale accanto all'informazione specialistica; diffondere come pubblico congiurato le notizie sulle fregature ricevute, sulle manipolazioni editorial, sulle cattive edizioni, sui non-libri annidati in collane prestigiose." 
Luca Ferrieri, Il lettore a(r)mato, Stampa Alternativa, Roma 1993, pp. 27-28. 
Un vecchio ma ancora provocatorio Millelire su un tema da un miliardo e sul quale, se ti interessa, trovi invece una buona bibliografia alla fine di quest’altro testo.

Si può fare

Perché lavorare duro e migliorarsi per tentare di giungere a una pubblicazione che potrebbe non arrivare comunque, quando si può pagare per ottenere in modo certo qualcosa di molto simile, se non uguale? Perché, eh?

28 ottobre 2011

Pla

"El Catalán si era dimenticato di dirlo, che non sapevo leggere, e si capisce, perché lui era il capo di tutto il settore e di cose da pensare ne aveva tante. Ma poi Francisco parlò con Rubén e quando non c'era da lavorare facevamo la lezione. Io imparavo, sì, e il giorno che ho saputo tutte le lettere mi è venuto quasi da piangere tanto ero contento. Cose del passato, quando piangevo per tutto, quand'ero una donna. E così mi sono ricordato che non dovevo piangere e mi sono tenuto. Pensando a questo mi viene in mente che Rubén un giorno mi aveva detto: «Non ti ricordi mai di quand'eri una donna? Non ti voglio offendere, ma mi interessa. Com'era vivere così?».
«Delle volte mi sembrava normale, delle volte no. Però ero quasi sempre solo, e allora se ero uomo o donna non cambiava niente, ero io e basta»."
Alicia Giménez-Bartlett, Dove nessuno ti troverà, traduzione di Maria Nicola, Sellerio, Palermo 2011, p. 245.
Robert Florey, "Love of zero", 1927.

ZIN ZIN ZIN ZIN ZIN ZIN ZIN ZIN

27 ottobre 2011

Cari amici

Come d'accordo invio i punti esatti e inoltre, mi si consenta, le istruzioni per realizzare dei deliziosi coniglietti
Vi piacciono i coniglietti, vero? VERO? 
Molto bene.
Un forte abbraccio

24 ottobre 2011

Self-control con limite

C'è qualcosa che mi ha turbato, ma non ho ancora capito cosa.

Il pezzo si ascolta nel prologo di This must be the place (2011) di Paolo Sorrentino.

Conquistata da Cheyenne, interpretato con incredibile grazia da Sean Penn, la cui maschera, in un True stories – mo' la sparo – segnato dal Mediterraneo, mi ha ricordato più Eduardo che Robert Smith dei Cure. La musica, l'Irlanda, l'America, i topoi del road movie, la commedia americana, la pittura tonale, il guiness dei primati: tante cose, troppe. Sul filo di una trama che è labile pretesto per raccontare in abbondanza quel che il regista sembra amare veramente, compreso un Batman in rimessa, tra un edificio hopperiano e un altro, o la copertina drammatizzata di un disco dei Nirvana… Trama labile, tanto che io, non avendo letto un rigo sul film, mi sono accorta che ce n'era una soltanto al secondo tempo, che mi è piaciuto un po' meno del primo, forse perché sentivo lo sforzo di una narrazione che portasse da qualche parte, place disvelatosi in  epilogo come totalmente superfluo. E tuttavia forse è proprio questo peccato veniale che, attenuando e disorganizzando il virtuosismo, diverte. 
Insomma mi è andata bene: This must be the place di Paolo Sorrentino, come ogni buon film, piace o meno dipendentemente da come si interseca con l'immaginazione e la memoria, non solo cinematografica, e anche con un certo bisogno di "disintossicazione" (quest'ultimo, nel caso specifico, assolutamente dichiarato). Se non accade niente di simile si corre il rischio di passare 118 minuti a tenere la conta dei carrelli. 

Petite nostalgie


Egi Volterrani, l'unica persona al mondo che mi chiama sempre e solo chiamata per cognome.
Egi caro, più unico che raro in tutte le cose, resti sempre una delle persone più giovani incontrate in vita mia.

Give us back Rossella and her friends

Rossella Urru, la cooperante del CISP rapita intorno a mezzanotte e mezza fra sabato e domenica nel campo profughi del popolo Saharawi in Algeria, nell'area di Tindouf, a 1.750 chilometri a sud ovest di Algeri, è ancora nelle mani dei sequestratori. Assieme a lei sono stati rapiti anche due operatori umanitari spagnoli, Ainhoa Fernandez de Rincon, dell'Associaizone di amici del popolo Saharawi in Estremadura, ed Enric Gonyalons, della Ong Mundubat. La cooperante italiana ha 29 anni ed è la rappresentante del CISP tra i Saharawi da due anni, con il ruolo di  coordinatrice di un progetto finanziato dalla Comunità europea.

Rivoluzioni di carta

 Se è vero che le rivoluzioni arabe di questo 2011, esattamente come tutte le rivoluzioni, sono scoppiate da un giorno all’altro, è altrettanto vero che non sono nate dal nulla. Certo non le avevano messe in conto quanti, per oltre un decennio, si sono limitati a guardare all’intera regione attraverso l’unico prisma dell’islamismo radicale e, di conseguenza, ne avevano estrapolato l’unica visione possibile, quella di un mondo stagnante, accartocciato su se stesso, storicamente se non geneticamente refrattario alla modernità e alla democrazia. Di sicuro, però, studiosi di altre discipline proponevano, anche loro da più di un decennio, scenari diametralmente opposti. … Nei recenti avvenimenti, in particolare, hanno trovato una conferma alle loro aspettative gli studiosi di letteratura, vuoi perché la narrativa, su cui si concentrano, non è esposta alla luce dei poco generosi riflettori dell’attualità più spiccia o, molto più probabilmente, proprio in virtù della marginalità della materia. Sta di fatto che da un’analisi anche solo quantitativa della recente produzione letteraria araba si evinceva con chiarezza che la realtà aveva travalicato gli stereotipi più correnti. … 
Da: Elisabetta Bartuli, "Rivoluzioni di carta". Continua in Arabook.it del 13 ottobre 2011.

21 ottobre 2011

Spolia opima

"A l'aube du jour je fis mes adieux aux chasseurs est mes remerciments au chef, auquel j'offris une paire de pistolets qu'il accepta avec reconnaîssance. Et le soir, emportant comme una dépouille opime, le peau du mouflon, je rentrai à l'Établissement, dont la cloche retentissait dans les airs, semblable à la voix d'un ami, pour guider le voyageur dans la solitude."
M. Henry Monier, Lettres sur la Sardaigne, Boitel, Lyon 1849, p. 74.

Day Bloody Day

Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso.


Grazie del ritaglio a Isola Virtuale.

19 ottobre 2011

Quel candore e anche quel freddo


E qual cervo ferito di saetta
Col ferro avvelenato dentr'al fianco
Fugge, e più duolfi quanto più s'affretta.
Francesco Petrarca, Sonetto CLXXIII

18 ottobre 2011

Dalle piazze del sapere


La manifestazione di ieri alla biblioteca nazionale di Roma, al di là delle considerazioni sulla triste assurdità del fatto che si sia ricorso alla forza per impedirla, ha messo sul tappeto il tema delle biblioteche viste come cardine dello sviluppo culturale del paese e questa impostazione sta raccogliendo una valanga di adesioni. Grazie, dunque, agli ideatori: le persone che hanno occupato il teatro Valle di Roma e gli autori che si riconoscono in Generazione TQ.
Ora dobbiamo cogliere l'assemblea come un'occasione per parlare di tutte le biblioteche italiane. Purtroppo in Italia si parla ben poco di biblioteche se non per lamentarsi degli orari infelici, delle regole restrittive, per le discriminazioni tra gli utenti, dei tempi giurassici per accedere alle collezioni a Firenze e a Roma. Quando ci sono state proteste sono state solo di amici delle Nazionali, delle biblioteche storiche e di conservazione, di rado si è parlato di biblioteche pubbliche, a cui va solo l'onore di qualche cronaca locale.
Il problema più grave del nostro sistema bibliotecario non è la pur gravissima mancanza di fondi, spesso insufficienti perfino a garantire l'integrità fisica delle collezioni, ma il fatto che la biblioteca non è mai stata vista come un bene comune, un servizio indispensabile per la crescita democratica e culturale del paese. Se è vero che tutte le cose che vengono sottratte, negate, diventano indispensabili forse possiamo sperare che anche le biblioteche vengano in futuro viste dai cittadini come luoghi necessari alla loro esperienza quotidiana, alla qualità della vita in città.
Ai bibliotecari vorrei dire che se vogliamo un futuro dobbiamo conquistarcelo, perché la sorte delle biblioteche dipende anche da noi, dalla nostra capacità di abbandonare le piazze virtuali e portare le nostre ragioni in quelle reali, unendoci a chi sta lottando per salvare i teatri, i musei, gli archivi, le orchestre, l'istruzione pubblica, a Roma come nel resto d'Italia. Ormai la vera battaglia deve essere quella di sottrarre le biblioteche, gli archivi e i musei alla negletta sfera dei beni cultuali e inserirli nella sfera del welfare, un welfare adeguato al XXI secolo ove la conoscenza è un bene comune (un common), un diritto necessario per il benessere della società.
Manifestazioni di questo tipo dovrebbero dilagare in ogni città, in ogni comune dove il primo capitolo di bilancio a essere tagliato se non soppresso è quello della cultura: al contrario, occorre far capire agli amministratori che solo investendo in attività creative si darà una speranza ai giovani oggi tentati dall'emigrazione di massa.
Antonella Agnoli, Il manifesto, lunedì 17 ottobre 2011

Déjà-vu

"Molte sono le promesse non mantenute dalla democrazia reale rispetto alla democrazia ideale. E la graduale sostituzione della rappresentanza degli interessi alla rappresentanza politica è una di queste. Ma rientra insieme con altre nel capitolo generale delle cosiddette trasformazioni della Democrazia. Il potere occulto no. Non trasforma la Democrazia, la perverte. Non la colpisce più o meno gravemente in uno dei suoi organi vitali, la uccide. Lo Stato invisibile è l'antitesi radicale della Democrazia." 
Norberto Bobbio, citato da da Barbara Spinelli, qui.

8 ottobre 2011

Terza falla

Ho passato l'estate a leggere la trilogia di Marías, e che mi abbia preso è sin troppo chiaro e noioso:  ne ho già scritto qui, qui e qui (non mi va, adesso, di far ponti). Ne alternavo la lettura con quella del manuale di manutenzione della barchetta, e solo ora, rileggendo i libri a stralci e spulciando qua e là, realizzo dei passaggi che mi son sfuggiti. Ad esempio questo:
"... Io non l'ho mai danneggiato, mai gli ho fatto niente, né prima né dopo né certo allora. E forse era stato questo che non tollerava, cioè che gli dispiaceva. Ci sono persone che non perdonano che ci si comporti bene con loro, che si sia leali e li si difenda e si presti loro appoggio, non diciamo che gli si faccia loro un favore o le si tragga da qualche impaccio, questo potrebbe essere la sentenza definitiva per il benefattore, mi gioco qualunque cosa che avrai ben presenti i tuoi esempi. Sembra quasi che queste persone si sentano umiliate dall'affetto e dalle buone intenzioni, o pensino che con questo le si sminuisca, o non sopportino di credersi in debito immaginario, o obbligati alla gratitudine, non so. Chiaro che questi individui non vorrebbero nemmeno il contrario, che il cielo mi aiuti, sono molto insicuri. E perdonerebbero ancora meno se qualcuno si comportasse male, con slealtà, se negasse loro favori, e li lasciasse immersi nei loro pantani. Ci sono persone che semplicemente risultano impossibili, e l'unica cosa saggia è allontanarsi da loro e mantenerle lontane, che non ti si avvicinino né per il bene né per il male, che non contino su di te, non esistere per loro, neppure per combatterli. Chiaro che questo è un desideratum. Per disgrazia non possiamo risultare invisibili a volontà e secondo la nostra propria scelta. ...", ecc., ecc. Insomma, m'era sfuggito. E ora invece mi ha inchiodato per qualche minuto, riportandomi alla memoria un misterioso, per me, allora bambina, proverbio. Ricompongo: un misteriosissimo proverbio che sentii dire alla mia bisnonna materna, con insolita amargùra: "D'arzas su vistìre e ti vien sas mudàndas."... E tornando, invece, a quel sabato pomeriggio del mese di luglio 2011, dovevo essere arrivata, nella lettura della trilogia di Marías, alla centosettantunesima pagina del primo volume proprio quando ci siamo accorti della terza falla, che sarebbe stata necessariamente l'ultima, decidemmo sotto il sole: della barchetta avremmo fatto legna per il camino e grandi fuochi nelle sere più fredde dell'inverno. Fuochi grandi a illuminare le pagine rimaste all'ombra del manuale di manutenzione.

6 ottobre 2011

Bidi bodi bù

"Come di consueto sempre di notte, sempre sottovoce, un modo per capirsi e forse anche per capirci, quando un giorno vista l'ora è appena finito e un nuovo giorno è appena iniziato. Un giorno per amare, per sognare, per vivere. Buonanotte."


Malfatati mitici

Ricordi ancora Banditi a Orgosolo?
A 50 anni dalla realizzazione dal capolavoro di Vittorio De Seta uno speciale di "Cinemecum" racconta a più voci la sua attualità.

Banditi a Orgosolo (1961)

3 ottobre 2011

Il più necessario

"NUORO. Torna in Sardegna, per la sesta edizione, il Giffoni Film Festival. A ospitare un’appendice del più famoso festival di cinema per ragazzi è ancora una volta Nuoro, che nelle prossime settimane verrà invasa da studenti provenienti da tutta l’isola. Merito, come nelle precedenti occasioni, del sociologo Pino D’Antonio, ambasciatore nell’isola della rassegna che annualmente si svolge in Campania suscitando grande interesse (François Truffaut lo definiva «fra i tanti festival, il più necessario»*). A Nuoro il festival approda con i Movie Days, giornate rivolte agli studenti di tutta Italia durante le quali vengono proposte proiezioni, dibattiti e giochi sul mondo del cinema.
L’iniziativa è rivolta come sempre a ragazzi delle scuole medie inferiori e delle prime due classi delle scuole medie superiori. Nelle giornate dei Movie Days i ragazzi potranno esprimere le loro opinioni sui film proiettati (uno la mattina e uno il pomeriggio) e affrontare eventuali nodi tematici e interpretativi attraverso un dibattito aperto e una serie di giochi proposti da un animatore del Giffoni Film Festival (supportato da immagini e videoclip). Durante le attività i ragazzi avranno modo di confrontarsi sulle tematiche offerte dai film e sugli aspetti tecnici legati al mondo delle immagini e alle sue potenzialità comunicative. «L’obiettivo — spiega D’Antonio — è avvicinare i più giovani al cinema in modo maturo, consapevole e divertente offrendo loro un’opportunità per scoprire, o riscoprire, il cinema di qualità e comprendere, attraverso esso, le paure, le inquietudini, i desideri e i sogni dei ragazzi».
La manifestazione si svolgera al Teatro Eliseo per quattro giorni dal 29 al 2 dicembre. Sono circa cinquecento al giorno i partecipanti, dunque un totale di duemila ragazzi nell’intera manifestazione. I film che vengono presentati vengono selezionati tra la produzione internazionale, e privilegiano ovviamente l’aspetto pedagogico al semplice intrattenimento. Quelli scelti quest’anno sono «Tutti per uno» (Francia) di Romain Goupil, e «Diario di una schiappa» (Usa) di Thor Freudenthal per le scuole medie inferiori; l’italiano «Alza la testa» di Alessandro Angelini e «Precious» (Usa) di Lee Daniels, uno dei film più interessanti della passata stagione.
Accanto ai Movie Days, viene proposta anche la rassegna «I più amati di Giffoni», che propone un ciclo di film a cadenza quindicinale dal 6 dicembre al 26 aprile 2012. Molte scuole hanno già aderito all’iniziativa, ma in tempi di tagli, un piccolo contributo da parte dei comuni, come sottolinea D’Antonio, può garantire la partecipazione di tutti.
Da segnalare infine che dai Movie Days nuoresi verranno selezionati, come nelle precedenti edizioni, alcuni ragazzi che poi faranno parte della giuria internazionale del Giffoni Film Festival vero e proprio (per informazioni: 0784 257015, segreteria@nuoviscenarisrl.eu)."
Paolo Merlini, Il Giffoni fa tappa a Nuoro, La Nuova Sardegna, CULTURA E SPETTACOLI, sabato 1º ottobre 2011. 


*Frase finale di una lettera che François Truffaut lascia come importante eredità in seguito alla sua visita nel 1982 a Giffoni. Il grande regista francese è l'ospite internazionale che inaugura una storia di "visite" che trasformeranno quello che è cominciato come una piccola rassegna in un evento di proprozioni mondiali. Robert De Niro, Oliver Stone, Meryl Streep, Jeremy Irons, John Travolta, Wim Wenders, Meg Ryan, Kathy Bates, Krzystof Kieslowsky, Roman Polanski, Danny de Vito, Naomi Watts, Christina Ricci, Winona Ryder, Susan Sarandon, Samuel L. Jackson tra i tanti ospiti internazionali arrivati al GFF nel corso di questi 40 anni di attività. La lista completa comprende praticamente tutti gli autori e gli attori più importanti del cinema italiano delle ultime 4 decadi. Fonte: Giffoni Experience.


1 ottobre 2011

Our Magic Hour

Il Giappone non smette di sorprenderci. Dopo aver affrontato la triplice devastazione portata dal terremoto, dallo tsunami e dallo scoppio della centrale nucleare, ha fatto ripartire (da agosto e sino a novembre) la Triennale di Yokohama, alla sua quarta edizione, che richiama artisti da tutto il mondo e lo fa chiamandoli a riflettere su Our Magic Hour (La nostra ora magica). Imperdibile Alias di oggi, che ne scrive in lungo e in largo, dedicando alla Triennale giapponese anche la copertina.
Il sito web della Triennale di Yokohama,  qui.

I cerchi a Sa Curcurica

– Ma ite bomba est?!…
– Bette cumpassus!
– Ufos!
– Compassi celesti…
– Certo che questi alieni se le scelgono bene le spiagge.
– Mah! Ada a essere un atteru progettu 'e rotatroia.
– Rotatoria, si narat.
– Ohi, ohi, pratteddos volantes!
– Può essere Nivola che protesta per l'ultimo furto delle sue opere al museo…
– Messaggi in sand casting.