Finalmente sono riuscita ad andare a vedere “Il cimitero della ragione”, la mostra di Ed Templeton a cui tenevo particolarmente perché me ne aveva parlato A., al ritorno dal suo primo vernissage. Sua madre no, ovvio che non c'era: che ci faceva con 300 skateboarder provenienti da ogni parte dell'isola?… Insomma, gran bella mostra. I lavori derivano dall’esperienza della strada ma anche dal mondo dell’arte contemporanea. Come quasi tutti i naif, Templeton è evidentemente un artista colto (e ci tiene a farlo sapere in un modo molto schietto, a sua volta naif, disseminando le copertine dei libri nei suoi lavori!): ama Schiele, Balthus e David Hockney. La sua pittura è molto meticolosa, le foto spesso composte in serie, mescolano “sacro” e “profano” con richiami a Waharol, Basquiat, all’America d’oggi, alla Street Art, luogo della contemporaneità dai confini indefiniti dove la pittura si mescola alla vita, ai pensieri, ai sogni e alle invenzioni dei suoi self-made artists, che Ed Templeton ritrae con tenerezza, come in un gioco di auto reciproca protezione
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Finalmente sono riuscita ad andare a vedere “Il cimitero della ragione”, la mostra di Ed Templeton a cui tenevo particolarmente perché me ne aveva parlato A., al ritorno dal suo primo vernissage. Sua madre no, ovvio che non c'era: che ci faceva con 300 skateboarder provenienti da ogni parte dell'isola?… Insomma, gran bella mostra. I lavori derivano dall’esperienza della strada ma anche dal mondo dell’arte contemporanea. Come quasi tutti i naif, Templeton è evidentemente un artista colto (e ci tiene a farlo sapere in un modo molto schietto, a sua volta naif, disseminando le copertine dei libri nei suoi lavori!): ama Schiele, Balthus e David Hockney. La sua pittura è molto meticolosa, le foto spesso composte in serie, mescolano “sacro” e “profano” con richiami a Waharol, Basquiat, all’America d’oggi, alla Street Art, luogo della contemporaneità dai confini indefiniti dove la pittura si mescola alla vita, ai pensieri, ai sogni e alle invenzioni dei suoi self-made artists, che Ed Templeton ritrae con tenerezza, come in un gioco di auto reciproca protezione
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