31 gennaio 2012

Non si trattava

‎"Non si trattava solo di allargare i recinti della città, ma di prendere atto che venivano meno i confini sulla base dei quali erano state consegnate all’ordine della natura esperienze cruciali dell’essere umano: la nascita e la morte, l’amore, la cura, la sessualità, l’invecchiamento, la salute, il dolore."
Lea Melandri, oggi sul Corriere della Sera.

E invece siamo qui. Con le donne spostate da ogni sud del mondo, che abbandonano i loro figli per venire ad assistere le nostre anziane madri di cui non possiamo più prenderci cura.

Domande stupide

– Perché non scrivi più?
– Perché non ho niente da dire.

28 gennaio 2012

L'energia del vuoto

Hai scritto: "Oggi è uno di quei giorni in cui avrei fatto volentieri 6-7 ore di cammino su sentieri impervi, tra le rocce taglienti come coltelli del mio entroterra, a picco sul mare, o in mezzo alle montagne, o su un altopiano verde di erba che ricomincia a venir su. In quegli spazi che riempiono l’anima di odori di ginepro, o di asfodelo, o coi funghi che nascon come funghi, con la mia vista che sente il passo, guarda in basso, il cervello che ascolta il battito del cuore e il frullo delle ali di un rapace che ti passa ad un metro, e fai in tempo solo a vedere l’ombra del fruscio. ..."
Amico mio, sono "fasi" in cui solo il vuoto può ridarci l'energia che ci occorre, ma non sempre possiamo liberare le nostre stanze da quel che le rende inabitabili. E allora aiuta anche solo stare di fronte al mare o salire a piedi al Monte Gonare. Oppure come hai fatto tu, ora: cercare una dimora nelle parole che ancora riusciamo costruire, lungo il bordo del giorno. ...

Ciò significa, tra l'altro

"Prima d'ogni altra cosa sprezzatura è una briosa, gentile impenetrabilità all'altrui violenza e bassezza, un'accettazione impassibile che a occhi non avvertiti può apparire callosità di situazioni immodificabili che essa tranquillamente  «statuisce come non esistenti» (e in tal modo ineffabilmente modifica), ma attenzione. Non la si conserva  né trasmette a lungo se non sia fondata, come un'entrata in religione, su un distacco quasi totale dai beni di questa terra, una costante disposizione a rinunciarvi se si posseggono, un'ovvia indifferenza alla morte, profonda  riverenza per più altro che sé e per le forme impalpabili, ardimentose, indicibilmente preziose che quaggiù ne siano figura. La bellezza, innanzi tutto, interiore prima che visibile, l'animo grande che ne è radice e l'umor lieto. Ciò significa, tra l'altro, capacità di volare incontro alla critica con impeto sorridente, con la graziosa enfasi dell'incuranza di sé: un tratto che troviamo tanto nei precetti dell'educazione mistica quanto in quelli della scienza mondana."
Cristina Campo, "Con lievi mani", da Gli imperdonabili, Adelphi, Milano, 1987.


- Chiedimi chi è la mia attrice preferita.
- ...
- E dai, chiedimelo!
- Va bene, chi è?
- Ana Torrent bambina.


17 gennaio 2012

Fuori tema

"C'è un sortilegio del mare / lo va trasformando / in qualcosa di ricco e strano." William Shakespeare, La tempesta.

16 gennaio 2012

Inoiz

«Non lasciare mai che qualcuno ti racconti le sue storie d’esilio», mi ripeteva sempre Antton il Basco quando ero piccolo, come se avesse paura che io dimenticassi i suoi consigli. «Jamàs». E insisteva sulla parola accentuando rabbiosamente il suono duro della jota spagnola. «Inoiz!». Subito dopo ripeteva la parola in basco e quell’inoiz risuonava nelle mie orecchie come un colpo di gong. Antton lo lanciava nell’aria con un gesto violento della mano destra. Se ricordo bene, quella parola aveva allora per me la potenza devastante di una granata. Inoiz! «Non permettere mai che qualcuno te la conti sull’esilio, Leonardo. La gente è capace di dire qualsiasi cosa, tutti cercano sempre di ridurre al minimo ciò che disturba la loro tranquillità quotidiana. Credimi, certe parole fanno paura. Esilio! Ecco l’esempio tipico di una parola che viene banalizzata per svuotarla meglio del suo contenuto doloroso. So cosa dico, Leonardo. Con la sua sola presenza, l’esiliato provoca uno strano disagio, un penoso senso di vuoto. L’esiliato è la nota falsa di una partitura che si vorrebbe armoniosa, ma niente è più sgradevole di una nota falsa: offende la sensibilità, aggredisce il cervello, stride all’orecchio, la nota falsa. Si vorrebbe, in qualsiasi parte del mondo, che l’esule coprisse con un velo il suo sguardo angosciato. Una maniera come un’altra per far sì che tutto rientri di nuovo nell’ordine costituito. Un concerto di violini ben accordati, un crescendo melodioso. Quante volte ho sentito questa musica, Leonardo, quante volte ho sentito dire sì, è vero, è un esule, ma si è integrato così bene!
«Non lasciare mai che qualcuno ti racconti le sue storie d’esilio». Nessuno, mai, mi capisci? Mai, inoiz, INOIZ!
Eduardo Manet, Ti battezzo Rosso Disperazione, Ilisso, traduzione di Liliana Bottero, Nuoro 2008, p. 7.

Eduardo Manet nasce a Cuba negli anni ’30 (non si sa in che data precisa). Inizia a scrivere da adolescente, al liceo, interessandosi anche di teatro, cinema e politica. S’impegna da subito nella Rivoluzione cubana (1953-59) con missioni importanti all’Avana e negli Stati Uniti. A New York mette in scena spettacoli militanti dei quali è autore, attore e regista. Libertario, ha alcuni contrasti con il regime. Nel ’68 è a Parigi, segue corsi di lingua e di musica. Da allora vi si stabilisce e scrive in francese. Romanziere, drammaturgo, sceneggiatore, saggista, ottiene il Prix Goncourt  nel 1992 e il Prix Interallié nel 1996.

14 gennaio 2012

D'aucun pays

Je ne suis fils de personne
je ne suis d'aucun pays
je me réclame des hommes
qui aiment la Terre comme un fruit.

12 gennaio 2012

6 gennaio 2012

HCB al Man

Henri Cartier-Bresson arrivò in Sardegna dopo aver preso contatti con l'amico Costantino Nivola, allora in vacanza a Cala Gonone con la moglie Ruth e i figli Pietro e Chiara. Fu proposto di accompagnarlo nel suo tour all'antropologo nuorese Raffaello Marchi, punto di riferimento per molti intellettuali che arrivavano nell'isola in quegli anni. Tuttavia Marchi declinò l'invito e "affidò" i Nivola a un giovane fotografo suo concittadino, Riccardo Campanelli, che fu ben contento di guidare il Maestro nell'isola, dai paesi dell'interno al Montiferru e sino a Cagliari. In un periodo immediatamente successivo, HCB fu raggiunto da Helen Mann Wright, fotografa e distributrice del marchio Leica negli Stati Uniti, in compagnia della quale fece una full immersion visiva tra Cala Gonone, Orosei e Orgosolo. Insieme alla ricca selezione di fotografie (155) scattate in tutto il mondo e provenienti da ricerche note e meno note, 15 scatti del viaggio in Sardegna sono esposti nella sezione GLO (Guardarsi l'ombelico) del museo MAN di Nuoro, sino all'8 febbraio del 2012. L'intera mostra è imperdibile. 
Aggiungo una nota personalissima: cosa darei per poter rivedere anche l'esposizione alla Bibliothèque nationale de France sulla Cina della Rivoluzione culturale di Mao, visitata con mia figlia quattordicenne nel lontanissimo 2004... Una punta di nostalgia, normale: tziu Cartier-Bresson non est una brulla!
Calagonone, 1962

Partenze

Messo tutto?
Mi sembra.
I dolci per i genitori di Luigi? 
Ah, sì, ora li metto. I miei li spedisci coi libri, ho già raggiunto i 10 chili.
– D'accordo.
Gli orecchini che mi ha regalato nonna! Li stavo scordando.
Se vuoi puoi lasciarli qui, tanto so che non li porterai.
Buona idea, per qualche occasione sciccosa della prossima estate qui andranno benissimo. Lascio anche questo profumo.
Bene, messo tutto?
Si guarda intorno, ci guarda, sorride.
Vorrei portarmi via voi.  

(Per fortuna, le partenze – e in cuor nostro lo sappiamo – durano un attimo!)