30 aprile 2017

Amargura

Ó gente da minha terra
Agora é que eu percebi
Esta tristeza que trago
Foi de vós que recebi


23 aprile 2017

Il sonno

Sino a non molto tempo prima lastricava di appunti le sue strade, perché sin là nessuna sembrava uguale all’altra. E lei ci s’immergeva, come a ubriacarsene. Come il Funes del racconto amato, in qualsiasi alito di vento, nella memoria delle foglie alle sei del pomeriggio di un qualunque giorno d’estate. Come un personaggio di Bianciardi, ma più felice, anzi: felice. E le piaceva raccontarle le strade, e tutte le stanze della sua grande casa. I vicoli di Nascar e, nella testa, l’oro di Cordova.

  "E qualcuno ha detto: 

Sorella della nostra memoria feroce,
del valore è meglio non parlare.
Chi ha saputo vincere la paura
è diventato coraggioso per sempre.
Balliamo, poi, mentre passa la notte
come una gigantesca scatola di scarpe
sopra la scogliera e la terrazza,
in una piega della realtà, del possibile,
dove la gentilezza non è un'eccezione.
Balliamo nel riflesso incerto
dei detective latinoamericani,
una pozzanghera d'acqua piovana che riflette le nostre facce
ogni dieci anni.


Poi arrivò il sonno."

14 aprile 2017

Gosar

Non so nemmeno
se è la storia che ha creato noi
o se noi abbiamo creato la storia.
Se siamo solo l’eco
di un cuore altrui.

Ewa Lipska

9 aprile 2017

Tiria

Est unu rituliu, grassiosu de viere, famadu in tottu su mundu. In uve potet campare, agradeschitu a sos massaios ca paschet in sas culturas mandicande aranzolos chi sono danneris in sa frutta e in paritzas regortas; in cada parte de su mundu tenet numenes differentes, ma tottus achen menzione a sa madonna e sa santidade, a su mese de mayu ca est su mese prenu de veranu, maggiolino o coccinella in italianu, in Orosei Tiria, Mariola, mamaiola Santaluchia, (Bitti, Siniscola), Santu Nicola, (Logudoro, Campidanu) e Majola Mayola (po tantu de maiu), Babbayola, Mammayola, in su continente: Vacca di Dio, Bestia della Vergine, Pecorella della Madonna, Canterella, Gallinella del Signore, Lucìa, Ziatta, Zieina, Nannacola, Zia Maria, Lola, Viòla, in Ispanu Mariquita, Anita, in Portughesu: Joaninha, Bubunza in Rumenu, Lievheerbestjie in Olandesu, Ladybird, Ladybettle in Inghilterra. Sa cathonedda de jocu in Orosei est: "Tiria tiria Santa Luchia, Santu Nicola tiria vola vola"; in Campidanu "Babbaiola babbaiola piga su libru e bai a iscola, piga s'aneddu e bai a ballai, Babbaiola pesa a bolai", in Ozastra: "Mariola mariola bae a Casteddu e bola e battimi unu aneddu, ci est segau torranceddu, ci est intreu battimindeddu. Cantata in tottue a duru duru: "Ticchidiana a Tzia Mariola chè l'á pesatu sa coa su ventu, cando s'à bistu su maritu tentu jai si'ndà fattu una bella cassola", dae continente (Modenese): "Viòla Viòla campagnola Ségnemm I òcc prèmma ca mòra, se duvess murir Fam andèr in paradis"; dae Ispania: "Anita Anita de Dios, abre las alas y vete con Dios" ... Est una cosa meravillosa e po custu est chi m'agradat gai meta custu rituliu, unu sinnale beneittu de bona vorthuna.
Tziu Maa, alias Massimo Roych, da una corrispondenza con la sottoscritta, dopo avere ricevuto in dono il suo Tiria [libro fatto a mano], pp. ill. non num. [s.a.]

2 aprile 2017

Evtušenko


Non capirsi è terribile –
non capirsi e abbracciarsi,
ma benché sembri strano,
è altrettanto terribile
capirsi totalmente.

In un modo o nell’altro ci feriamo.
Ed io, precocemente illuminato,
la tenera tua anima non voglio
mortificare con l’incomprensione,
né con la comprensione uccidere.

R.i.p., immenso Evgenij Evtušenko.
Nella foto, Evtušenko al festival dei poeti di Castelporziano, nel lontano 1979. C'ero, assai pischelletta ma c'ero, e fu indimenticabile e formativa la scoperta di così tanti e diversi geni della poesia mondiale.
Ricordo tutto, seppure come in un sogno. 
C'erano diversi esponenti della beat generation, ma all'epoca conoscevo soltanto Allen Ginsberg e Ferlinghetti. Mi era famigliare Fernanda Pivano (che teneva insieme un po' tutti, in quell'incredibile notte), che già conoscevo come traduttrice dell'Antologia di Spoon River, grande amore adolescenziale, e di qualche romanzo di Hemingway (idem). Ricordo esattamente il momento in cui il palco prese ad abbassarsi: fu bellissimo. In tanti, com'è noto, lessero l'incidente come una metafora del decadimento della poesia nella contemporaneità (si parlò di "culmine e agonia"), ma io e i miei amici eravamo troppo giovani per pensare simili tristi cose: semplicemente ci divertimmo comme pazzi!