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22 febbraio 2018

Non puoi che portare al pascolo le tue parole

«... guardando questa terra tanto aspra e tanto bisognosa d'amore, ci suonano dentro le parole di un amico caro, che spende la vita qui, tra Orune, dove è nato in mezzo a pastori-banditi, e Sassari, dove insegna Dottrina dello Stato all'Università. 
"Naturalmente – dice Antonio Pigliaru  mi guardo bene dal lasciar credere che nella società barbaricina non ci sia spazio per questa mentalità, per questa logica, per questa filosofia, per questo cupo e chiuso naturalismo etico, e anche per questo nero esistenzialismo negativo, protestatario e irriducibile. Ma secondo me ogni altra mentalità che si possa registrare come presente e viva nell'area dell'economia pastorale sarda non può non fare i conti con posizioni di questo tipo".
Il che vuol dire enorme bisogno, per queste terre (per questa gente), di azione minuta, precisa, quotidiana, una costante mobilitazione ambientale. Invece si fa una tavola rotonda, si fa un comizio con la proiezione finale del film Banditi a Orgosolo, e poi ci si stanca. [...]
La pena di tante energie che si sprecano, di tante coscienze che si soffocano. E tu li vorresti aiutare. Ma non puoi che portare al pascolo le tue parole, come un gregge disordinato.»
Franco Nasi, Nuoro, ottobre 1966, in: Franco Nasi, L'isola senza mare, prefazione di Guglielmo Zucconi e Manlio Brigaglia, Iniziative Culturali, Sassari 1997, p. 195.


21 febbraio 2018

Un tè con biscotti e concetti a Casa Maninchedda - quarto appuntamento

Nel corso di questa breve ma intensa passeggiata per la letteratura sarda, scandita in quattro appuntamenti, abbiamo decostruito la fissità mitografica dell’isola fortezza per fare emergere una terra che è stata crocevia di popoli e culture, dal cui incontro/scontro è sorta la nostra attuale multicultura, geograficamente centrata, ma aperta a orizzonti vasti. Abbiamo visto, però, che per indagare il cambiamento necessitano occhi limpidi, non condizionati dal pregiudizio, e forse anche un cuore puro, e questo talvolta è mancato. Lo abbiamo constatato esaminando diversi dei numerosi resoconti dei viaggiatori a cavallo tra Sette, Otto e Novecento, che sembrano segnalare sulla mappa del mondo un'isola dove chiunque, arrivandovi, poteva decidere di esserne il re. Ma è capitato anche, nel secolo appena passato e non ancora archiviabile –, che siano giunti in queste sponde giornalisti che hanno portato alto il nome della loro professione. Sono diversi, sardi e non sardi. Nel corso di quest'ultimo pomeriggio letterario invernale parleremo soprattutto di uno di essi, non nativo, che ci ha lasciato delle inchieste formidabili: seppure datate agli anni Sessanta del Novecento, infatti, riescono ancora a restituirci un metodo, innanzitutto, oltre che un’isola indagata nel periodo dei grandi stravolgimenti che hanno segnato il suo non indolore passaggio alla modernità. Quel giornalista si chiamava Franco Nasi, e lo conosciamo grazie al libro L'Isola senza mare (Iniziative Culturali, Sassari 1997), purtroppo ormai introvabile, che raccoglie i suoi reportage sardi. Libro-pretesto, se vogliamo, per fare un excursus tra il 1957 e il 1966, nella "Sardegna dopo il solleone"... 
Saranno con me dei graditissimi ospiti: Angelo Altea (giornalista storico de L’Unione Sarda), Maria Giovanna Fossati (Ansa) e lo scrittore Omar Onnis. 

12 luglio 2010

Un'isola senza mare

Peccato sia ormai introvabile: era ed è un libro bellissimo, L'Isola senza mare di Franco Nasi, pubblicato per i tipi di Iniziative culturali di Rina Pigliaru, a Sassari, nel 1997, corredato da 24 splendide immagini scattate da Franco Pinna in Sardegna. Nasi e Pinna, operatori di inchiesta, con la penna l'uno,  con la luce, l'altro; e inchiesta con tutti i crismi del genere, in anni in cui ancora si faceva un giornalismo nobile, a servizio dell'analisi della realtà
Presentammo il libro in biblioteca, ossia la raccolta delle indagini di Nasi in Sardegna, nell'auditorium della biblioteca comunale di Orgosolo, con il regista Gianfranco Cabiddu, il giornalista Giacomo Mameli e l'editore Rina Pigliaru; alcuni brani vennero letti da Giacomo Mannironi e Giovanni Fancello del collettivo di poeti "Nues" di Nuoro. 
Franco Nasi, morto a Milano il 20 settembre del 1983, inviato de Il Giorno dopo aver lavorato al Corriere della Sera allora diretto da Mario Missiroli, scrisse, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, una serie di articoli-inchiesta che ancora oggi appaiono di una attualità sorprendente. Erano gli anni della promessa Rinascita, delle grandi opere pubbliche, dell'Aga Khan e di Nino Rovelli e della grande emigrazione. Nasi percorse la Sardegna in lungo e in largo ed ebbe come principale referente, a Sassari, l'intellettuale Antonio Pigliaru; a Cagliari discuteva dei problemi sardi con il giornalista de L'Unione Sarda Angelino De Murtas. Con Alfonso Madeo, Gigi Ghirotti e Arturo Gismondi, Nasi era nella schiera degli inviati bravi e credibili. Bravi perché credibili, non il contrario.
Il libro (costava venticinquemilalire) è preceduto da scritti di Gugliemo Zucconi e Manlio Brigaglia.
Piergiorgio Branzi (1955)