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21 marzo 2011

Hanno 0




"Giovedì 17 febbraio, Pisa. È sera, ha piovuto tutto giorno. Nei paesi dell’Africa mediterranea si propaga l’incendio, pare che qualcosa si muova anche in Libia, ma invano ne ho cercato notizie più dettagliate nei telegiornali – nulla, o quasi, salvo alcune vaghe informazioni, e unicamente in chiave di paura: sbarcheranno a migliaia... Con un amico anche lui di passaggio, svizzero (ma di lingua madre e cultura italiane, e che vive da molti anni a Berlino), decidiamo di vedere Annozero, su Rai 2, con ripromesso zapping su Rai 1, dove c’è Sanremo, e annunciano Benigni…".
Giuseppe A. Samonà
Per leggere integralmente l’articolo vai qui.  

13 luglio 2010

Racconti del mistero


Storie, racconti. Emozioni narrate ad alta voce, trasmesse da persona a persona, dagli adulti ai bambini, come nelle lontanissime infanzie. Condividere e non fuggire di fronte alla vastità del nostro sentire…


Spinta da questi pensieri, Franzisca chiamò a raccolta gli abitanti di Nascar, all'ora di
Créme Caramel, per ascoltare alcune letture ad alta voce dei Racconti del mistero di Edgar Allan Poe, per primi, perché ricordavano i bellissimi contos de mortu, quelli che da piccoli sentivano ancora raccontare dalle madri e dalle tutte le donne di buona volontà, durante le interminabili notti d'estate, stretti in un cerchio magico. Quando avere paura insieme era bellissimo.
Belle le parole, solo le parole. Ma era già tanto nell'inverno di Nascar.
Bastiana Madau, Nascar, Poliedro, Nuoro 2003.

Antine Nivola espone le sue sculture nei vicoli di Orani.
Foto di Carlo Bavagnoli (1958).

10 ottobre 2009

Silicon Burqa*

I processi educativi determinano l'ordine simbolico che sta alla base della costruzione delle relazioni, dei patti sociali, della politica, della società. Per dirla con Karl R. Popper, "i cittadini di una società civilizzata, le persone cioè che si comportano civilmente, non sono il risultato del caso, ma sono il risultato di un processo educativo." Oggi più che mai – in una ossimorica situazione di reale liberà apparente – credo non sia facile analizzare e intervenire sull'ordine simbolico sistematicamente costruito dalla caja tonta italiana degli ultimi trent'anni, che sembra aver cancellato con un colpo di spugna decenni di battaglie di liberazione verso un pensiero civile, libero, rispettoso della dignità e integrità delle persone, e delle donne in primis. Più precisamente, non sarà facile rendere consapevoli di quanta falsità e violenza è contenuta nella gran parte dei format televisivi italiani, ma bisognerà pensare seriamente che il problema è basilare e non più rinviabile. Per questo voglio indicare un lavoro che mi ha molto colpito e che – in un contesto molto complesso da trattare – ha il merito di riuscire a essere limpido. Si tratta di un documentario intitolato Il corpo delle donne e affronta proprio il tema dell'uso del corpo della donna in tv. Andrebbe proposto anche nelle scuole, secondo me, e non soltanto per le risposte che dà, ma per le domande che pone, o per quelle potenziali che potrebbe a ragione suscitare.


* Ho intitolato il post in un modo piuttosto duro, perché, in realtà, l'ho scritto circa un mese fa, quando una delle nostre eccelse ministre ha violentemente strappato il velo a una donna musulmana, cosa che mi ha fatto arrabbiare e vergognare. Sono tempi in cui in Italia delle donne se ne parla soltanto come escort o come poltiche isteriche. Terribile.
Vorrei scrivere cose buone e belle, che so? intitolare questa nota Dalla parte delle bambine, ad esempio, e così ricordare Elena Giannini Belotti, una delle maestre che, quand'eravamo ragazzine e ragazzini, ci ha aperto gli occhi, con fermezza e con dolcezza, resi maggiormente consapevoli della costruzione dei ruoli e dell'inautenticità. C'è bisogno di riprendere certi discorsi, di una maggiore informazione e di un approccio verso le culture differenti dalle nostre assolutamente meno rozzo di quello proposto dalle "avanguardie" italiane. Velate o no – come ci ha mostrato anche Fatema Mernissi nel suo bellissimo saggio intitolato L'harem e l'Occidente –, le donne musulmane sono per le strade a milioni. Con l’istruzione pubblica hanno riacquistato le ali, e gli estremi casi di violenza nelle strade algerine o afgane contro le donne non velate sono il segno della fine del dispotismo maschile. Sono una forza civile imponente che lotta per la democrazia e l'emancipazione. Non hanno bisogno dell'aiuto di ministre manesche.

9 settembre 2009

Un oasis de horror en medio de un desierto de aburrimiento


Videocracy - Basta apparire di Erik Gandini - Documentario, 85 min., Svezia 2009.

"… E quando ti alzi e vedi gli altri spettatori come te, e sai già fin d’ora che se ne andranno come se niente fosse, come si esce ogni sera da un cinema, un po’ stralunati e un po’ eccitati, ti piomba di nuovo addosso la vergogna, quasi fossimo tutti quanti testimoni passivi e docili di un crimine detestabile, concluso il quale ognuno se ne va solitario, omertoso e impotente a casa propria. Strano effetto, davvero. Ma come? Non avevo io letto Anders, Debord, Baudrillard, Bauman? Non avevo letto Barbaceto, Travaglio, Perniola, la Benedetti, Luperini? Non conoscevo già tutta questa vicenda a memoria? Non avrei dovuto essere immune dallo shock? Non ho forse letto analisi e ascoltato dibattiti sul genocidio culturale, sulla rivoluzione mediatica degli anni Ottanta? Sul grande smottamento antropologico cominciato con Drive In?"…
Così Andrea Inglese nelle sue assai condivisibili riflessioni.


"Videocracy è - kantianamente - sublime: mentre lo guardavo la sensazione era quella di osservare il baratro del marciume dell'estetica fascistoide attraverso il buco della serratura, da una posizione protetta, non coinvolta, superiore. In realtà non era così. Il sublime consisteva invece – ed è questa la grandezza del film (cui accenna anche Inglese in altro modo) – che il baratro cui stavo assistendo è il mio, la mia stessa inanità, l'aver accettato tutto questo per anni pur avendo sempre saputo che esisteva."
Federico Greco, dalla sua pagina Facebook