29 dicembre 2011

Filindeu

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____  ____        sopra K'UN, IL RICETTIVO, LA TERRA
_________        sotto SUN, IL MITE, IL VENTO, IL LEGNO
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27 dicembre 2011

La fotografa e l'ulivo

Mamma, toglimi di dosso questo distintivo
non posso più usarlo
si sta facendo scuro, troppo scuro per vedere
è come se stessi bussando alle porte del cielo.
Bob Dylan

Fonte: qui.

25 dicembre 2011

Quel filo

L'assoluta leggerezza della scrittura di Soldati significa fraternità. Il suo rapporto col lettore non è autoritario, ma mitemente fraterno.
Pier Paolo Pasolini

Albero da frutto fiorito in una grotta

Regali di Natale

La notte di Natale del 1996 nel canale di Sicilia è avvenuto il più grande naufragio della storia del Mediterraneo dalla fine della seconda guerra mondiale. Nel tentativo di sbarcare nel nostro paese, circa trecento clandestini di origine pakistana, indiana e tamil, muoiono per l’affondamento di una "carretta del mare" del tutto inadeguata a sopportare un tale carico. Il fatto passa quasi completamente sotto silenzio. Nulla avviene durante quei giorni di festa e quando all’inizio di gennaio arrivano dalla Grecia le prime denunce dell’accaduto, la reazione delle autorità italiane è il rifiuto di credervi: come poteva veramente essere successa una tragedia di simili proporzioni senza che il mare e le coste siciliane ne portassero la traccia? Infatti anche a distanza di settimane non era ancora venuto a galla alcun resto del naufragio. Ma allora che cosa era accaduto?
Nei mesi seguenti i pescatori di Portopalo di Capo Passero, che battevano quel tratto di mare, trovarono ogni giorno nelle proprie reti, insieme al pescato, corpi umani. L'avvio di qualsiasi indagine avrebbe significato la chiusura dello spazio di pesca per un tempo indeterminato. Che fare allora di quei cadaveri? Tutti presero la stessa decisione.
Giovanni Maria Bellu in un libro-inchiesta del 2004 intitolato "I fantasmi di Portopalo", ricostruisce l'incredibile vicenda, raccontandola in prima persona, dimostrando che quel naufragio è davvero avvenuto e che un intero paese ha custodito per anni un atroce segreto. Ma il libro è anche il racconto di un viaggio, quello di Anpalagan, un giovane tamil che, insieme a un gruppo di amici, aveva vinto, nella sua cittadina dello Sri Lanka, una "borsa di studio" messa a disposizione dalla comunità: 6500 dollari per pagare i trafficanti che lo avrebbero dovuto portare in Europa. Un viaggio in condizioni estreme, che durò mesi e che finì tragicamente a poche miglia dall’arrivo.
Avete mai letto questo libro? Lo avete mai regalato? Fatelo.

12 dicembre 2011

Almost blue

Nell'agosto del 1960, Chet Baker, in fuga dagli Stati Uniti per problemi di droga, viene fermato nel bagno di un distributore di benzina sulla provinciale che da Lucca porta all'autostrada per Viareggio. La occupa da un’ora e mezza quando il benzinaio decide di chiamare la polizia, che abbatte la porta a spallate. Trovano una scia di sangue, una siringa, fiale di Palfium e un americano che dice di essere, da verbale, «Baker Chesney Henry». Seguono le indagini, il processo, la condanna, l’appello che arriva a fine '61, quando il grande musicista ha già scontato 16 mesi di carcere. Negli ultimi mesi gli viene concesso di esercitarsi in cella, per cinque minuti, due volte al giorno, e il suono della sua tromba si diffonde per la città come il pianto struggente di un uccello in gabbia.



Come finì la storia, lo sappiamo. Per quanto la detenzione italiana l’avesse di fatto costretto a uscire dalla dipendenza, Baker non tornò più ai fasti degli Anni 50, quelli che l'hanno consegnato alla storia del jazz. Suonò ancora molto, e molto in Italia, e morì nel 1988 ad  Amsterdam, cadendo dalla finestra della stanza dell’hotel in cui alloggiava. Tutti pensarono che avesse voluto suicidarsi, ma non la gente di Lucca, che lo ricorda ancora, con la sua tromba, seduto sul davanzale della stanza numero 15 dell’Hotel Universo, in piazza del Giglio.

11 dicembre 2011

No Woman, No Cry

"La parabola del Samaritano buono è la più sconcertante del Nuovo Testamento, accanto a quella dell’adultera. Appare solo in Luca (10,25-37) e come tutte le parabole dà a un pensiero etico – ama il tuo prossimo come te stesso – la forma di un racconto. È come se la morale, dai cieli di astratte bellezze, scendesse per strada, e indicasse il punto preciso in cui i sentieri si biforcano e la via giusta s’annebbia. Al dottore della Legge che chiede chi sia il Prossimo, Gesù risponde narrando la storia di un uomo (un uomo qualunque, homo quidam), che viene percosso dai briganti e lasciato mezzo morto sul ciglio della strada. È qui che accade l’ignominia. Passano lungo quel ciglio un sacerdote, poi persino un levita (il levita, custode del tabernacolo nel Tempio, appartiene a Dio in modo speciale) ma pur vedendo vanno oltre. Passa infine un Samaritano, che nella comunità è un fuori-casta in odore di paganesimo, e scorgendo il mezzo morto gli succede qualcosa di inaudito: «N’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui»." 

3 dicembre 2011

2 dicembre 2011

Progetto Giffoni Sardegna 2

"Ci interessano i film che si aprono con coraggio, originalità e profondità d’analisi alle realtà dell’infanzia e dell’adolescenza, e che si immergono nelle verità dei tessuti e dei problemi sociali, culturali, umani nei quali viviamo e dai quali siamo circondati, senza dipingere i bambini e i ragazzi come tradizionali baluardi di innocenza e di purezza incontaminate, ma vedendoli e rappresentandoli come figure umane che, con le loro complessità e le loro debolezze, possono farsi portatori di salvezza in un mondo che gli adulti hanno ridotto alla rovina, alla decadenza. 

D’altra parte, non rifiutiamo l’abbandono all’immaginazione, ma tentiamo di trovare anche nella fiaba, nella favola, nel fantastico, nello spettacolo, degli elementi che possano restituire e rispecchiare gli sguardi dell’infanzia e dell’adolescenza, che possano attivare l’attenzione, la risposta, la partecipazione emotiva, interpretativa, critica e creativa dei ragazzi."


30 novembre 2011

Il sarto di Lucio

Con un libro e nessun pettegolezzo.

Lucio Magri ci lascia un libro – bello, rigoroso, appassionato – sulla storia del Pci, inquadrata nella storia del comunismo come fenomeno mondiale del XX secolo, storicamente esaurito ma non riducibile alla illusione travolta dal fallimento del socialismo reale, né alla galleria degli orrori dittatoriali e alla miseria morale e materiale cui si ha ora la tendenza a risolverlo. Comunismo come movimento collettivo, invece, che ha riguardato la vita di milioni di persone e che ha assunto con gli anni un carattere sempre più differenziato, e che in Italia, in particolare, ha dimostrato una straordinaria capacità di radicamento nella società nazionale per almeno trent'anni. Per raccontare la storia, riconoscendo con onestà ogni sconfitta, Magri ha scelto anche una forma di riorganizzazione della speranza dando al libro il titolo di un celebre apologo di Brecht, Il sarto di Ulm. L'artigiano dell'apologo, nel 1592, credette di aver inventato l'apparecchio con cui un essere umano poteva volare. Invitato perfidamente dal vescovo della sua città a provarne l’efficacia, si lanciò nel vuoto dal piano più alto del palazzo e morì sfracellandosi sul selciato. Eppure, poco più di tre secoli dopo, l’essere umano sarebbe stato capace di volare.

29 novembre 2011

Sguardi su Orgosolo

"Lo sguardo neutrale è una menzogna, specie nel mio lavoro, dove basta spostare la macchina da presa di pochi centimetri perché tutto cambi."

Vittorio De Seta
Palermo, 15 ottobre 1923 – Sellia Marina, 28 novembre 2011 

Soltanto tre settimane fa, a distanza di 50 anni dalla realizzazione di Banditi a Orgosolouno speciale di "Cinemecum" ha raccontato a più voci la traccia luminosa lasciata nell'isola dal suo capolavoro.
Che la terra ti sia lieve, Maestro.

26 novembre 2011

25 novembre 2011

Rotatoria

L'eternità rotatoria può sembrare atroce a uno spettatore; è soddisfacente per i suoi attori. Liberi da cattive notizie e da malattie, vivono sempre come se fosse la prima volta, senza ricordare le precedenti. Inoltre, per via delle interruzioni dovute al regime delle maree, la ripetizione non è implacabile.
Adolfo Bioy Casares, Le invenzioni di Morel, introduzione di Jorge Luis Borges, traduzione di Livio Bacchi Wilcock, Bompiani, Milano 1985, p. 122.  

22 novembre 2011

E ti amo Maarioooh, oh, oh, oh, oh

"Tutta una generazione di allievi poté considerare Wittengestein un positivista, perché egli aveva qualcosa di enorme importanza in comune con i positivisti: aveva tracciato la linea di separazione fra ciò di cui si può parlare e ciò di cui si deve tacere. Il positivismo sostiene – è questa è la sua essenza – che ciò di cui possiamo parlare è tutto ciò che conta nella vita. Invece Wittgenstein crede appassionatamente che tutto ciò che conta nella vita umana è proprio ciò di cui, secondo il suo modo di vedere, dobbiamo tacere. Quando ciò nonostante egli si prende immensa cura di delimitare ciò che non è importante, non è la costa di quell’isola che egli vuole esaminare con tanta meticolosa acuratezza, bensì i limiti dell’oceano."
Lettere di Ludwig Wittgentein con ricordi di Paul Engelmann, traduzione di Isabella Roncaglia Cherubini, Firenze, La Nuova Italia, 1970, p. 71.

Nel giro di 24 ore ho letto nei socialini la settima e ultima proposizione del Tractatus – a cui accenna quassù Engelmann – per ben tre volte, al solito in luogo del meno elegante "se non sai le cose, stai zitto". Ora, che uno dei più grandi filosofi del Novecento abbia consegnato alla storia un pensiero dell'altezza di "taci che non capisci una mazza", dovrebbe sembrare un po' sospetto, no? 
No. L'Internazionale Citazionista non ha dubbi. E dunque, Ludwig, riposa in pace pure tu.

21 novembre 2011

Nel paese delle arance

Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.
Bertolt Brecht

Per me ieri, a Milis, nel convegno organizzato da Sardegna Democratica, è stato di conforto ascoltare una pluralità di voci serie, competenti, che – con dati alla mano – hanno analizzato diversi ambiti della nostra amata e martoriata isola, e in tempi in cui persino la comunicazione è spesso inficiata da incomprensibile (ai più) astio, la serietà dà sollievo. Ciò detto, nel merito della polemica Murgia-Soddu sollevata nel tavolo di Renato Soru, in epilogo alla due-giorni, ne ritengo inutile la semplice esistenza. Nessuno ci obbliga a stare da una parte o dall'altra tout-court, essendovi in mezzo, per così dire, non delle nuance ma una visione del mondo e anche modalità di comunicazione differenti dalla personalità sia dell'una (Michela Murgia) sia dell'altro (Pietrino Soddu) – senza per altro deleggittimare nessuno, ma appunto per questo non tollero il contrario –. Detto anche questo, spendo due parole (proprio due, perché il discorso è lungo e complesso, come si suol dire, e certo non è la prima volta che se ne parla, ma bisogna superare la noia, accettare le "provocazioni" e riattivare, tra le tradizioni perdute, una genealogia di saperi anche in questo senso) in merito alla "contesa" e dunque sull'industralizzazione, nelle sue varie forme. Voglio solo ricordare che, ad esempio, 40 anni fa, mentre in alcuni paesi del circondario ancora la gente moriva a grappoli per faida, i minatori di Orani, con le loro famiglie, lottavano insieme contro le gabbie salariali e per la "verticalizzazione" del talco (parola che metto tra virgolette per affetto: allora, ai più, risultava come un'idea tanto più affascinante quanto misteriosa e ad altri solo una parolaccia. Per me, allora bambina, era semplicemente impronunciabile). Il passaggio dal lavoro solitario del pastore a quello collettivo, la costruzione della solidarietà politica, sono state l'eredità più preziosa, in tutti i luoghi del lavoro industriale nelle sue varie forme, ed è proprio dalla cultura operaia che derivano il ripensamento (arrivato troppo tardi) delle attività della campagna, le aziende, le cooperative, le lotte unitarie dei pastori. Della grande industrializzazione restano le piane inquinate, le fabbriche dismesse, un modello di sviluppo (non l'abbiamo detto noi e non è accaduto solo qui) che portava in sé il germe del fallimento. Ieri lo ha ammesso, a modo suo, anche uno dei padri del piano di Rinascita, ma lo ha colto solo chi era lì per ascoltare, non per attivare guerre intergenerazionali di cui credo che nessuno senta il bisogno. Ma quel che soprattutto resta ed è un bagaglio pesante – è la nostra consapevolezza complessa, che dobbiamo far valere nella riprogettazione. Anche a Milis sono state tante le analisi e anche le proposte (alcune interessantissime, da approfondire) sui nuovi modelli di sviluppo locale, e ho visto, forse per la prima volta, una forma di coerenza interna agli interventi che mi piacerebbe vedere ripresa e approfondita in altre occasioni di produzione di senso. Sono convinta, ma non da oggi, che pensare ai paesi non sia affatto pensare in piccolo, ma esattamente il contrario.

17 novembre 2011

Sono qui 2

"Neanche Passera si è accorto del potenziale conflitto di interessi di Passera."

Sono qui

Al neo ministro dell'Ambiente Corrado Clini spero che qualche suo autorevole collega abbia ricordato – con un garbato colpo di tosse o con sobria gomitata – che 27 milioni di italiani hanno detto no al nucleare.

Ora diche un barzelletta

Ripasso - di storia. Garibaldi, Camillo Benso conte di, condusse i Mille in Sicilia, insieme a Silvio Mazzini - che aveva appena terminato di scrivere Le mie prigioni -, mentre Giuseppe Cavour, in Piemonte, si faceva saltare in mano una granata (forse, una mina), gridando: Tiremm’innanz. Ma andò veramente così? Per accertarcene, dovremmo ritrovare, “ripassandolo”, il vecchio quaderno in cui il Maestro dettava la lezione di storia (un Pigna, mi sembra, più voluminoso di una Bibbia – perché quando il dettato dell’intera avventura umana era finito, Lui implacabile, il libro nella sinistra, la Bacchetta - v.: -ta - nella destra, ricominciava, e sempre identico anche nella più minuta virgola: … Oggi, quarto Ripasso di storia…). Dettava, il Maestro; ma a volte, improvvise, s’interrompeva con fulminee, insidiose domande: Leoni, quanti erano i Mille? E se la risposta non era altrettanto fulminea, e indefettibile, eran dolori – v. Novecento (1 – con Bacchettata e Scappellotto). V. anche: Bartolomucci; Micca; Quore…, patria; Ragazze; Risorgimento; T’impicco. E cfr. il quaderno Pigna (ma di così voluminosi non se ne fanno più). Infine, v. Gggiovani, dove il Ripasso divenne più metafisico.  
Giuseppe A. Samonà, Quelle cose scomparse, parole, Ilisso, Nuoro 2004, p. 107.

You can't run the Church on Hail Marys.

Passo e ripasso, una nota a margine.
La sinistra socialina – sembrerebbe per carenza di rimandi alle barzellette di berlusconiana memoria (?!) – sta vivendo una palese epoché. C'era da aspettarselo. Al momento, esaurite le orecchie a sventola dell'uno e il cognome bufo-bufisimo dell'altro, è dura trovare pretesti per le annose doppie D + due punti. Ma questo, al momento, è un passo avanti.

16 novembre 2011

Dillo

Nasce il "governo tecnico". L'Unità non perde il senso dell'umorismo e lancia l'hashtag #dilloamonti.

Nuovi occhiali

Gli oggetti sono quasi sempre circondati da altri oggetti e il bombardamento visivo impone continuamente al nostro cervello di decidere cosa sia importante e cosa non lo sia. Di fatto vedremmo meglio allenando a orientare lo sguardo nell’affollamento di numeri e lettere. In questo modo i bordi dei simboli alfanumerici e degli oggetti diverranno più nitidi. L’affollamento è un trucco per aumentare la nitidezza delle immagini allenando il cervello a distinguere tra le informazioni importanti e quelle inutili. Urgono occhiali con lenti bifocali.
In alternativa: chiudere gli occhi, mangiare poco, stare in silenzio, respirare.

14 novembre 2011

Occorre

Luciano Bianciardi
14 dicembre 1922 – 14 novembre 1971

No Tacconi, ora so che non basta sganasciare la dirigenza politico-economico-social-divertentistica italiana. La rivoluzione deve cominciare in interiore homine. Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a rinunziare a quelli che ha.
Luciano Bianciardi, La vita agra, Bompiani, 1962., p. 160.

Lun.: 1) visita oculistica; 2) carrozziere; 3) …

1.

2. Franco Stracquini, Carrozziere di Viterbo, tecnico di esperienza nonostante la giovane età (108 anni). Era lui a sistemare i parafanghi delle auto di rappresentanza di Goldman Sachs. Liberista di chiara fama, ha scritto diversi saggi, tra cui il notissimo «Se non paghi, col cazzo che ti ridò la macchina», tradotto in sei lingue; 3. 

(Uff, il lunedì è una giornata piuttosto pesante. Mi fermo un attimo a ricaricarmi con un tocchetto di cioccolato e un po' di TV.)

12 novembre 2011

15:15:15

Si incontrano per caso nel bosco e fanno un pezzo di strada insieme, in direzione del palazzo dei gruppi. Il clima è più che cordiale, camminano a braccetto fin quasi alla sala dove c'è la nonna che la aspetta. Poche parole, qualche battuta, giusto il tempo per il lupo di rassicurare Cappuccetto Rosso sulla situazione interna al partito dei lupi, a poche ore dall'ufficio di presidenza che dovrebbe decidere sulla partecipazione al coso. Il lupo è tra le colombe favorevoli a volare sui monti. E a Cappuccetto dice: "Non ti preoccupare, non è una discussione seria". 

9 novembre 2011

Scrittore nazionale e destino comune

Io credo che sia soprattutto per paura che García Márquez si vede come il più grande scrittore colombiano di tutti i tempi, o Vargas Llosa come il miglior scrittore peruviano. Tutti gli scrittori latinoamericani, e penso anche gli spagnoli, in fondo hanno molta paura e cercano di assicurarsi il pantheon post-mortem. Io non ho mai avuto paura della morte e inoltre non credo nel pantheon. Guarda, quando finisce è finita e non resta niente, perciò io sto con Borges quando disse: “Dopo la morte, verrà l'oblio”, e molte teste di cazzo gli dicevano: “Ma no, Maestro, dopo la sua morte resteranno i suoi libri”. Lui li ascoltava e doveva pensare: guarda che branco di imbecilli! Perché lui alludeva all'oblio nel senso più ampio del termine, vale a dire: la Terra finirà, il Sole finirà, tutto finirà, l'oblio è un destino comune di tutto quanto, non solo degli esseri umani, e in questo senso gli scrittori latinoamericani che si pongono sempre questo obiettivo che sta fra il clericalismo e la vigliaccheria, be', cercano di assicurarsi il pantheon post-mortem, e il modo migliore per farlo è diventare lo scrittore nazionale di un paese. Io invece credo nella povertà intrinseca dell'essere umano. Un animale come noi, provvisto di viscere e muscoli, pochi, ossa debolissime, privo di esoscheletro... avere lo scheletro dentro invece che fuori mi sembra una cazzata assoluta... Guarda, si muore ed è finita, fanculo, non credo nel pantheon degli uomini illustri, e non voglio essere lo scrittore nazionale di nessun posto, e in questo senso non mi hanno mai preoccupato la nazionalità o cose del genere. L'unica cosa di cui mi preoccupo quando scrivo è di salvaguardare una certa verosimiglianza negli idiomi che impiego. Voglio dire: quando parla un peruviano dev'essere un peruviano che sta parlando, e quando parla un messicano o un centroamericano dev'essere un messicano o un centroamericano.
Per la lettura integrale dell’intervista invio all’Archivio Bolaño. 


8 novembre 2011

Proprio

Proprio per celebrare la paganità della musica ho adottato per contrasto strumenti di sintesi che, intendiamoci sempre, non suonano da soli ma vanno adoperati, cioè suonati, da mani musicali.  

Le strade della freccia

Cosa dire?…
Mi faccio tendere dalla mano dell'Arciere, perché so che se egli ama la freccia che vola, non gli dispiace l'arco che sta saldo!
(Ti adoro.) (E rido.)

5 novembre 2011

Psicosi

Diluvia anche da te? Sei in ansia? Calma, è autunno. Tempo di mele cotogne. Sbucciane un paio, tagliale a fette - piccole o grandi, come ti pare -, ricoprile di miele e aggiungi un pochino d'acqua. Metti il tutto a cuocere a fuoco lento in un wok con coperchio. E assicurati che i tombini del tuo quartiere non siano ostruiti.

Canto sempre

4 novembre 2011

Chicken thieve's 2

Good men, the last wave by, crying how bright
Their frail deeds might have danced in a green bay,
Rage, rage against the dying of the light.

La forma del fallimento

Abbiamo passato tremila anni tra marmi, templi, tra filosofia e tragedia, tra le glorie del passato – ha scritto Seferis – e c'è un popolo che muore.


31 ottobre 2011

Contropelo

"La storia dei diritti del lettore sul versante editoriale comincia con la possibilità di esercitare un libero diritto di scelta. E qui il dito è puntato contro le forme di lettura indotta, di condizionamento occulto o palese, contro le promozioni gonfiate: attività che in genere vanno di pari passo con una informazione bibliografica che invece manca o scarseggia. La pubblicità editorale in Italia va assumendo sempre di più i toni, lo stile e le cadute di tutta la restante pubblicità, in omaggio al principio per cui vendere un libro o vendere un dentifricio è più o meno la stessa cosa. In più quello libraio è l'unico campo in cui la pubblicità redazionale non viene segnalata: non possono essere definite diversamente certe recensioni prone e osannanti. Lo stretto connubio della proprietà editoriale con la macchina recensoria è reso evidente dalla percentuale di recensioni o citazioni dei libri editi da una casa editrice sulle riviste o i giornali di cui questa è proprietaria. … Il passaggio in TV, la recensione amica, l'intervista all'autore sul quotidiano dell'editore, costituiscono altrettante tessere di un meccanismo drogato, anticipatamente preordinato e spesso del tutto indipendente dalle qualità effettive del libro. Il gioco, insomma, è truccato, e si vede.
Per intanto, dunque, al lettore conviene esercitarsi nella pratica della lettura contropelo, decodificare le manchettes (che credo si declini al singolare. [N.d.B.]) pubblicitarie, leggere in filigrana i risvolti di copertina, le recensioni amiche e nemiche (spesso ubbidiscono allo stesso codice gaglioffo): ricorrere al tam-tam amicale accanto all'informazione specialistica; diffondere come pubblico congiurato le notizie sulle fregature ricevute, sulle manipolazioni editorial, sulle cattive edizioni, sui non-libri annidati in collane prestigiose." 
Luca Ferrieri, Il lettore a(r)mato, Stampa Alternativa, Roma 1993, pp. 27-28. 
Un vecchio ma ancora provocatorio Millelire su un tema da un miliardo e sul quale, se ti interessa, trovi invece una buona bibliografia alla fine di quest’altro testo.

Si può fare

Perché lavorare duro e migliorarsi per tentare di giungere a una pubblicazione che potrebbe non arrivare comunque, quando si può pagare per ottenere in modo certo qualcosa di molto simile, se non uguale? Perché, eh?

28 ottobre 2011

Pla

"El Catalán si era dimenticato di dirlo, che non sapevo leggere, e si capisce, perché lui era il capo di tutto il settore e di cose da pensare ne aveva tante. Ma poi Francisco parlò con Rubén e quando non c'era da lavorare facevamo la lezione. Io imparavo, sì, e il giorno che ho saputo tutte le lettere mi è venuto quasi da piangere tanto ero contento. Cose del passato, quando piangevo per tutto, quand'ero una donna. E così mi sono ricordato che non dovevo piangere e mi sono tenuto. Pensando a questo mi viene in mente che Rubén un giorno mi aveva detto: «Non ti ricordi mai di quand'eri una donna? Non ti voglio offendere, ma mi interessa. Com'era vivere così?».
«Delle volte mi sembrava normale, delle volte no. Però ero quasi sempre solo, e allora se ero uomo o donna non cambiava niente, ero io e basta»."
Alicia Giménez-Bartlett, Dove nessuno ti troverà, traduzione di Maria Nicola, Sellerio, Palermo 2011, p. 245.
Robert Florey, "Love of zero", 1927.

ZIN ZIN ZIN ZIN ZIN ZIN ZIN ZIN

27 ottobre 2011

Cari amici

Come d'accordo invio i punti esatti e inoltre, mi si consenta, le istruzioni per realizzare dei deliziosi coniglietti
Vi piacciono i coniglietti, vero? VERO? 
Molto bene.
Un forte abbraccio

24 ottobre 2011

Self-control con limite

C'è qualcosa che mi ha turbato, ma non ho ancora capito cosa.

Il pezzo si ascolta nel prologo di This must be the place (2011) di Paolo Sorrentino.

Conquistata da Cheyenne, interpretato con incredibile grazia da Sean Penn, la cui maschera, in un True stories – mo' la sparo – segnato dal Mediterraneo, mi ha ricordato più Eduardo che Robert Smith dei Cure. La musica, l'Irlanda, l'America, i topoi del road movie, la commedia americana, la pittura tonale, il guiness dei primati: tante cose, troppe. Sul filo di una trama che è labile pretesto per raccontare in abbondanza quel che il regista sembra amare veramente, compreso un Batman in rimessa, tra un edificio hopperiano e un altro, o la copertina drammatizzata di un disco dei Nirvana… Trama labile, tanto che io, non avendo letto un rigo sul film, mi sono accorta che ce n'era una soltanto al secondo tempo, che mi è piaciuto un po' meno del primo, forse perché sentivo lo sforzo di una narrazione che portasse da qualche parte, place disvelatosi in  epilogo come totalmente superfluo. E tuttavia forse è proprio questo peccato veniale che, attenuando e disorganizzando il virtuosismo, diverte. 
Insomma mi è andata bene: This must be the place di Paolo Sorrentino, come ogni buon film, piace o meno dipendentemente da come si interseca con l'immaginazione e la memoria, non solo cinematografica, e anche con un certo bisogno di "disintossicazione" (quest'ultimo, nel caso specifico, assolutamente dichiarato). Se non accade niente di simile si corre il rischio di passare 118 minuti a tenere la conta dei carrelli. 

Petite nostalgie


Egi Volterrani, l'unica persona al mondo che mi chiama sempre e solo chiamata per cognome.
Egi caro, più unico che raro in tutte le cose, resti sempre una delle persone più giovani incontrate in vita mia.

Give us back Rossella and her friends

Rossella Urru, la cooperante del CISP rapita intorno a mezzanotte e mezza fra sabato e domenica nel campo profughi del popolo Saharawi in Algeria, nell'area di Tindouf, a 1.750 chilometri a sud ovest di Algeri, è ancora nelle mani dei sequestratori. Assieme a lei sono stati rapiti anche due operatori umanitari spagnoli, Ainhoa Fernandez de Rincon, dell'Associaizone di amici del popolo Saharawi in Estremadura, ed Enric Gonyalons, della Ong Mundubat. La cooperante italiana ha 29 anni ed è la rappresentante del CISP tra i Saharawi da due anni, con il ruolo di  coordinatrice di un progetto finanziato dalla Comunità europea.

Rivoluzioni di carta

 Se è vero che le rivoluzioni arabe di questo 2011, esattamente come tutte le rivoluzioni, sono scoppiate da un giorno all’altro, è altrettanto vero che non sono nate dal nulla. Certo non le avevano messe in conto quanti, per oltre un decennio, si sono limitati a guardare all’intera regione attraverso l’unico prisma dell’islamismo radicale e, di conseguenza, ne avevano estrapolato l’unica visione possibile, quella di un mondo stagnante, accartocciato su se stesso, storicamente se non geneticamente refrattario alla modernità e alla democrazia. Di sicuro, però, studiosi di altre discipline proponevano, anche loro da più di un decennio, scenari diametralmente opposti. … Nei recenti avvenimenti, in particolare, hanno trovato una conferma alle loro aspettative gli studiosi di letteratura, vuoi perché la narrativa, su cui si concentrano, non è esposta alla luce dei poco generosi riflettori dell’attualità più spiccia o, molto più probabilmente, proprio in virtù della marginalità della materia. Sta di fatto che da un’analisi anche solo quantitativa della recente produzione letteraria araba si evinceva con chiarezza che la realtà aveva travalicato gli stereotipi più correnti. … 
Da: Elisabetta Bartuli, "Rivoluzioni di carta". Continua in Arabook.it del 13 ottobre 2011.