"El Catalán si era dimenticato di dirlo, che non sapevo leggere, e si capisce, perché lui era il capo di tutto il settore e di cose da pensare ne aveva tante. Ma poi Francisco parlò con Rubén e quando non c'era da lavorare facevamo la lezione. Io imparavo, sì, e il giorno che ho saputo tutte le lettere mi è venuto quasi da piangere tanto ero contento. Cose del passato, quando piangevo per tutto, quand'ero una donna. E così mi sono ricordato che non dovevo piangere e mi sono tenuto. Pensando a questo mi viene in mente che Rubén un giorno mi aveva detto: «Non ti ricordi mai di quand'eri una donna? Non ti voglio offendere, ma mi interessa. Com'era vivere così?».
«Delle volte mi sembrava normale, delle volte no. Però ero quasi sempre solo, e allora se ero uomo o donna non cambiava niente, ero io e basta»."
1 commento:
Il tag è eccessivo, ma non sapevo dove infilare il promemoria di una piacevolissima lettura, la cui intrapresa mi è stata sollecitata da B., 18 anni, a cui voglio un bene enorme. Senza il suo invito entusiasta, probabilmente non avrei mai letto questo libro, pur avendo passato una sera d'estate con l'autrice. Insomma, grazie.
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