8 ottobre 2011

Terza falla

Ho passato l'estate a leggere la trilogia di Marías, e che mi abbia preso è sin troppo chiaro e noioso:  ne ho già scritto qui, qui e qui (non mi va, adesso, di far ponti). Ne alternavo la lettura con quella del manuale di manutenzione della barchetta, e solo ora, rileggendo i libri a stralci e spulciando qua e là, realizzo dei passaggi che mi son sfuggiti. Ad esempio questo:
"... Io non l'ho mai danneggiato, mai gli ho fatto niente, né prima né dopo né certo allora. E forse era stato questo che non tollerava, cioè che gli dispiaceva. Ci sono persone che non perdonano che ci si comporti bene con loro, che si sia leali e li si difenda e si presti loro appoggio, non diciamo che gli si faccia loro un favore o le si tragga da qualche impaccio, questo potrebbe essere la sentenza definitiva per il benefattore, mi gioco qualunque cosa che avrai ben presenti i tuoi esempi. Sembra quasi che queste persone si sentano umiliate dall'affetto e dalle buone intenzioni, o pensino che con questo le si sminuisca, o non sopportino di credersi in debito immaginario, o obbligati alla gratitudine, non so. Chiaro che questi individui non vorrebbero nemmeno il contrario, che il cielo mi aiuti, sono molto insicuri. E perdonerebbero ancora meno se qualcuno si comportasse male, con slealtà, se negasse loro favori, e li lasciasse immersi nei loro pantani. Ci sono persone che semplicemente risultano impossibili, e l'unica cosa saggia è allontanarsi da loro e mantenerle lontane, che non ti si avvicinino né per il bene né per il male, che non contino su di te, non esistere per loro, neppure per combatterli. Chiaro che questo è un desideratum. Per disgrazia non possiamo risultare invisibili a volontà e secondo la nostra propria scelta. ...", ecc., ecc. Insomma, m'era sfuggito. E ora invece mi ha inchiodato per qualche minuto, riportandomi alla memoria un misterioso, per me, allora bambina, proverbio. Ricompongo: un misteriosissimo proverbio che sentii dire alla mia bisnonna materna, con insolita amargùra: "D'arzas su vistìre e ti vien sas mudàndas."... E tornando, invece, a quel sabato pomeriggio del mese di luglio 2011, dovevo essere arrivata, nella lettura della trilogia di Marías, alla centosettantunesima pagina del primo volume proprio quando ci siamo accorti della terza falla, che sarebbe stata necessariamente l'ultima, decidemmo sotto il sole: della barchetta avremmo fatto legna per il camino e grandi fuochi nelle sere più fredde dell'inverno. Fuochi grandi a illuminare le pagine rimaste all'ombra del manuale di manutenzione.

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