15 marzo 2013

La cartolina del Papa

Una volta spedii da Roma una cartolina del Papa. Non ricordo quante lire costasse all'epoca: avevo vent'anni. Proprio oggi, invece, ho visto che quella del nuovissimo Papa, che costa 20 centesimi di euro.
Niente, non ricordo proprio più quanto, invece, quell'unica, papale, acquistata da me (ma l'ho già scritto)... 
Ecco, ho ancora ben presente, invece, i suoi destinatari.  
La mandai ai bambini di Areso, spedendola all'indirizzo della bimba che capeggiava la banda che circondò festosamente la nostra R4 (targata Roma), quando per caso arrivammo nella piazzetta di un piccolo villaggio ai piedi dei Pirenei.
Coche! Coche!
Un gruppo di bambini e di bambine urlanti batteva le mani sul cofano dell'automobile di terza mano.
Così scendemmo dal "coche" e ci sedemmo sul muretto della piazzetta a chiaccherare: "Come ti chiami?", "Quanto è grande Roma?", "Cosa fa tuo padre?", "Che bei sandali...", "Dov'è la Sardegna?"...
Salutandoci, infine, mi fecero promettere che al ritorno a Roma, dove allora studiavo, gli avrei spedito una cartolina del Papa, che non era ancora Francesco.
Sul frontespizio di un vecchio Oscar Mondadori (Fiesta di Emingway, che durante quel viaggio usammo a mo' di guida turistica) è ancora leggibile l'indirizzo della piccola capa basca, scritto a matita nella piazzetta di Areso, 16 case, 3 bambine, 5 bambini.
Di quel viaggio ricordo quasi tutto, nonostante siano passati tanti, tanti anni, tant'è che potrei scrivere Fiesta 2 con gli appunti sparsi tra le righe che Hemingway produsse tra una fiesta e l'altra: da Lerida a Saragozza, da Pamplona dove arrivammo in tempo per San Fermín a Bilbao, da San Sebastian a Biarritz... Sino a quando buttammo il libro dentro il cofano per proseguire ridiscendendo a caso i Pirenei, baschi e francesi, e così trovando anche Areso, appunto, per caso, e i suoi bambini della serie Roma uguale Papa. "Neanche foste capitati in Burundi!", dissero gli amici quando raccontammo.
Scemi.
A me, invece, sembrò una situazione normale, direi  famigliare, perché dove sono nata io, quando eravamo bambini noi, se un "coche" targato Roma si fosse fermato nella piazza del Convento non sarebbe sfuggito alla nostra enorme curiosità.

Ghiaccio

Cammino sempre in fretta e piena d'ansie, ora, ma questa mattina la paura di cadere nei vicoli antichi di piccola città mi ha costretto a un incedere lento.
Andata e ritorno.
Piccoli passi, allertati dall'ascolto di cuore e polmoni, mi hanno svuotato la testa, come dopo aver nuotato per due ore di seguito. Spero che il ghiaccio duri.
Scherzo! :-)