16 maggio 2023

Le maestre secondo Cecilia

Maestre dell’università sconosciuta
di Bastiana Madau
Soter editrice, 2023

pp. 124
€ 14,00 (cartaceo)

Non si hanno notizie di “maestre”, a tutt’oggi, nell’ambito maiuscolo dell’università. Altre e molte donne hanno fatto e fanno quotidianamente parlare di sé, all’interno dell’istituzione, nel ruolo di brillanti studentesse, ricercatrici, professoresse, addirittura rettrici. Le maestre no: la loro qualifica, se ci si attiene all’interpretazione professionale del termine, esprime, di norma, una possibilità di docenza che si ferma alla scuola della primissima e prima infanzia, non più oltre. Come se avere a che fare con la fascia d’età ultraminorenne non fosse, del resto, il colpo di diapason più importante; quello che, se bene assestato, saprà produrre musiche di cui beneficerà l’udito futuro del mondo, o che, viceversa, batterà sordo, invano, un’eco vuota del passato. Sarà per questo che, nella volontà di contravvenire a ogni protocollo gerarchico e di restituire a questa parola la sua valenza etimologica, le magistrae di cui parla Bastiana Madau nel suo ultimo libro appena pubblicato da Soter editrice operano al meglio in un’accademia, per così dire, ignota e non riconosciuta come tale, laddove l’assenza di un’identità e di un’ufficialità non si associa certo alla mancanza di valore; figure capaci di insegnare in quel modo gentile e transitivo – e spesso anche non consapevole e non intenzionale – che induce gratitudine e affetto oltre che autorevolezza e rispetto, e che scelgono come teatro (o semplicemente e spontaneamente le agiscono) le sedi di una consuetudine domestica e sociale, privata come pubblica, fatta di saperi antichi, acquisiti o innati, che ancora, e con tutta evidenza, non hanno smesso di insegnare qualcosa.

Chi sono, dunque, le Maestre dell’università sconosciuta a cui si fa riferimento nel testo? [...]     

Libro tanto piccino quanto politico, libro di ricordi e di riepilogo, libro in cui si dichiarano con orgoglio le fonti intellettuali, etnografiche e antropologiche del proprio personalissimo romanzo di formazione […]. 
Testimonianza di un passato non ancora remoto, Maestre dell’università sconosciuta viene pubblicato in un presente caratterizzato da sovrabbondanza degli stimoli formativi, agonismo dei titoli di studio, virtualità dell’apprendimento, preoccupanti derive tecnologiche e mediatiche del sapere: lo si potrebbe pertanto travisare e classificare come testo nostalgico, addirittura come testamento poetico (con tutte le possibili sfumature che l’autrice attribuisce e riconosce a questo termine). Ma sarebbe un errore: non solo perché non di mera adorazione delle ceneri, bensì di alimentazione della viva fiamma che vi cova sotto, si tratta, ma perché il richiamo all’ignoto che vi campeggia nel titolo suona come un’esortazione a fare in modo che ignoto, per l’appunto, non resti. Oltre ogni aula, cattedra e banco, nell’educazione alla lettura di ogni bambino e ogni bambina, nell’interazione tra chi racconta e chi ascolta, nella consapevolezza di come ogni scambio inteso in questi termini sia cosa concreta, “fatta” in quanto “poetata” e dunque “poetica”, Maestre dell’università sconosciuta è un libro futuro, del domani, che si consegna e si offre, come un dono, a chi saprà contraccambiarlo con l’azione, fosse anche solo l’azione della memoria e del ricordo; con quella, insomma, che l’autrice definirebbe – e a ragione – l’investigazione inesausta dello spazio deputato all’incontro della parola con il gesto, della frase con il verso, del componimento con la direzione – certamente “ostinata e contraria” (per citare un cantautore che scelse la Sardegna come seconda casa) rispetto a uno status quo di silenzio e di oblio.

Cecilia Mariani, da «Una parola che si pronuncia con gratitudine e affetto»: le "Maestre dell'università sconosciuta" di Bastiana Madau, in: CriticaLetteraria, 30.3.23.

2 marzo 2023

Maestre dell'università sconosciuta

Recensione del nuovo libro di Bastiana Madau Maestre dell'università sconosciuta (Soter, 2023), pubblicata nelle pagine culturali de L'Unione Sarda del 28 febbraio 2023  
📰📚☀️

10 febbraio 2023

Maestre dell'università sconosciuta

Il nuovo di Bastiana Madau, Maestre dell'università sconosciuta (Soter, 2023; collana "Piccole memorie" 54), è  attualmente reperibile nelle librerie nuoresi Mieleamaro, Novecento, Soru di Orani, nel bookshop del Museo Nivola o scrivendo all'email ba.madau@gmail.com

Si tratta di uno scritto antropologico, etnologico e poetico a un tempo, chiaro e scorrevole, in cui l’Autrice mette in luce un patrimonio composto di ninne nanne, pani, feste, oggetti, canti. La Sardegna è uno di quei rari luoghi dove ancora pulsano una cultura, un sapere e una rete di storie che passano non dalle narrazioni pubblicate su carta stampata o dai luoghi d’insegnamento istituzionali, ma da tutto il resto. Madau rende vividissimo questo patrimonio raccontandolo attraverso il filtro della sua memoria personale, arricchendolo con le riflessioni sulla letteratura per l’infanzia e su come la narrazione orale sostenga la formazione della voglia di leggere. Un libro prezioso, concreto e filosofico, sempre umanista e molto politico, nel senso ampio di quel che riguarda la comunità, il bene comune. L’idea delle maestre nascoste dentro le cose, fuori dai circuiti ufficiali, è profondamente vera, come vera è l’idea della necessità che la scrittura, per farsi poesia, debba entrare in contatto con la luce concreta del mondo. 

Bastiana Madau, nata a Orani (Nuoro), laureata in Filosofia a “La Sapienza” di Roma, è stata per diversi anni direttrice delle biblioteche comunali di Orani e di Orgosolo, lavorando poi come editor, critica letteraria, conduttrice di laboratori di educazione alla lettura e alla scrittura. È ideatrice e curatrice della rassegna culturale “Quando tutte le donne del mondo”, nota come #QuFestival, giunta alla quinta edizione. Tra le sue pubblicazioni, il romanzo Nascar (Poliedro, 2003) e Simone, le Castor. La costruzione di una morale (con una nota introduttiva di Alessandra Pigliaru; Cuec, 2016, 2a ed. 2017, Premio “Osilo” per la saggistica). 

8 settembre 2022

Sa esta de Gonare

"Le piccole chiese brune perdute nelle pianure desolate o nei monti solitari, e che hanno l'impronta delle costruzioni pisane o andaluse, sono circondate da una tradizione semplice o leggendaria".

Quel che scriveva Grazia Deledda vale ancora per la bellissima "chiesa bruna" dedicata a Nostra Signora di Gonare, eretta in una cima talmente stretta e perigliosa da farle assumere un fascino da finis terrae. E da lassù, guardando a est e a ovest quando non c'è foschia, si vedono i due mari. 
Oggi, 8 settembre, le comunità di Orani e Sarule vi rinnovano l'antica festa dedicata alla Madonna, una tradizione nota e sentita in tutta la Sardegna; da sempre, infatti, da ogni punto dell'isola arrivano in pellegrinaggio le genti per partecipare alle messe che si succedono nella chiesetta: portano un cero alla Madonna e poi comprano il torrone dai tonaresi o un cavallino e una bambolina di plastica dalle bancarelle allestite per la festa nell'antica "corte" circondata dalle cumbessias. Da sempre il sacro e il profano, con gesti semplici, si tendono la mano.
Gonare, 8 settembre 1962. Una famiglia di Desulo in pellegrinaggio a Gonare. Sullo sfondo, a ridosso di una cumbessia, la bancarella del su turronarju. Dal  documentario di Fiorenzo Serra L'ultimo pugno di terra.

25 maggio 2022

La spiga

"Ciò che dura lo fondano i poeti" diceva Salvatore Cambosu, ma non lo ha scritto da nessuna parte. 
A noi lo raccontò Maria Lai, una notte d'estate di tanti anni fa, a Cardedu.

6 aprile 2022

Tabù

La guerra viene ancora trattata come un mestiere che ha la sua deontologia, perciò si distinguono i cosiddetti crimini di guerra dagli altri atti delittuosi perpetrati con indosso una divisa. Sarebbe invece ora, ed è sempre troppo tardi, che l'umanità interiorizzasse il concetto che la stessa guerra è un crimine e che essa non va fatta per nessun motivo.

30 ottobre 2021

Salvare

Bisogna salvare le ferite.
Non lasciarle sole, sperdute
nell’idea fissa della medicazione e della guarigione.
Bisogna interrogare le ferite e aspettare le risposte. La
risposta alla ferita siamo noi. I nostri gesti, le nostre
possibilità accolte o respinte, i tremori e gli assalti rispondono
tutti alle ferite.
Perdere una ferita significa perdere una segnaletica
importante per un viaggio dentro le orme dell’esistenza,
un viaggio che ci accomuna e ci distingue, ci
fa cantati, cantati dalla vita cruda.

Chandra Candiani, 
da Questo immenso non sapere. Conversazioni con alberi, animali e il cuore umano, Einaudi, Torino 2021.