30 settembre 2011

Confine 194

"Dopo quanti altri intervalli di trent’anni torneranno quelli che non hanno mai fatto ritorno? Che senso ha il mio ritorno oppure quello di un altro? Il loro ritorno, il ritorno dei milioni che non sono mai più tornati, solo quello ha senso. I nostri morti sono ancora in cimiteri stranieri. Quelli, tra i nostri, che sono ancora vivi assediano le frontiere degli altri. Sul ponte, quella strana frontiera che non ha simili in nessuno dei cinque continenti, sei sopraffatto dal ricordo delle attese presso le frontiere degli altri.
Cosa c’è di nuovo?
Sono sempre gli altri i padroni del posto. Ti concedono un permesso. Ti controllano i documenti. Ti inseriscono in un dossier. Ti fanno aspettare.
Ho voglia di una frontiera che sia tutta mia?
Odio le frontiere, i confini. I confini del corpo, della scrittura, dei comportamenti, degli Stati. Voglio davvero un confine per la Palestina? Sarebbe necessariamente un confine migliore di altri? Al confine non è soltanto lo straniero quello che soffre. Anche chi possiede la cittadinanza di un qualsiasi paese può vivere brutte esperienze alla propria frontiera. Non ci sono confini per le domande. Non ci sono confini per la patria. Ora voglio un confine anche se, in seguito, lo odierò."

Murid al-Barghuthi, Ho visto Ramallah, traduzione dall’arabo di Monica Ruocco, introduzione di Edward W. Said, Ilisso, Nuoro 2005, pp. 44-45.  

29 settembre 2011

C'era una volta

C'ERA UNA VOLTA "Un re!", direte voi miei cari bambini. E stavolta ci avete azzeccato. C'era una volta un re che gli puzzavano i piedi, ma di lavarseli non ne volea sentire. Per fare in modo che il popolo non se ne accorgesse, decise di tagliare il naso a tutti coloro che lo storcevano al suo passaggio, così da continuare indisturbato ad ammorbare l'aria (esatto: era un ammorbatore) ovunque vi mettesse il puzzolente piede. 
Be', quel re è tornato da un pezzo sotto forma di Sire Sirenetto… pardòn, di Sirezozzo, e di nuovo gli è venuta la bislacca idea. Ma dimmi tu.

Lavati i piedi, puzzone! 
Giù le manacce dai nostri splendidi nasi!



28 settembre 2011

Heureuse

… n'oublie pas
Cette pluie sage et heureuse
Sur ton visage heureux
Sur cette ville heureuse
Cette pluie sur la mer, sur l'arsenal
Sur le bateau d'Ouessant
Oh Barbara, quelle connerie la guerre



27 settembre 2011

Io no

– "Nulla è per sempre, ma tutto è eterno."
– Come hai detto, scusa?
– No… nie… sniff…
– Ma che hai?
– …
– Oddio. La sindrome del nido vuoto.
– Chi? IO?… Ma stai scherzando?! Sono solo raffreddata.
– …
– Sniff.   

20 più… 10!

A L., con affetto immenso da parte di tutti noi… 
formidable grandmother included!

25 settembre 2011

Benvenuta, Sofia

Pupino Samonà, Espansione, 1958, tempera su tela, cm. 130 X 130.

Aggiornamento del brodo di giuggiole al 26 settembre:
– La piccola ha già imparato ad alzare il pugnetto!
– Meravigliosa…
– Dolce rivoluzionaria
– Piccola black block…
– …
– La piccola ha due zietti scemi.
– Un po' sì. :)) 

24 settembre 2011

Io speriamo che me la cavo

“Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro."



23 settembre 2011

194

"Prima che io perdessi me stessa, furono la mia lingua e la mia identità a perdersi, e con esse il mio nome e il mio indirizzo. In origine il mio nome era Zeinab Hamdan, poi, col tempo, divenne Zeina. Mio padre si chiamava Muhammad Hamdan, poi, col tempo, non rimasero né Muhammad né Hamdan. Era originario di Wadi al-Rihan, mentre io ero nata a Brooklyn. Così, Zeina sembrava essere una via di mezzo tra due estremi, tra due lingue, tra due predicati: Brooklyn e la Cisgiordania, mia nonna e mio padre. Ma, in fin dei conti, Zeina non era niente, né soggetto né predicato. Immagino che le canzoni di mio padre, quei versi, quelle litanie, avrebbero dovuto proteggermi. Ma è evidente che fu tutto inutile: io, semplicemente, non coglievo il senso di quelle parole e non ero in grado di assaporarne il gusto."
Sahar Khalifa, L’eredità, traduzione di Lorenza Raiola, Ilisso, Nuoro 2011, p. 35.

Sahar Khalifa, nata a Nablus, in Cisgiordania, nel 1941, è la maggiore rappresentante della letteratura dei Territori Occupati e tra le voci più importanti della narrativa araba contemporanea. Ha vissuto all’estero con il marito, tornando in patria dopo il divorzio e iniziando a scrivere all’indomani della Guerra dei Sei Giorni (1967) con l’idea di aiutare il suo popolo con l’unico strumento a sua disposizione: la penna. Successivamente, negli Stati Uniti, consegue un dottorato in Letteratura inglese e americana e prende a occuparsi della questione femminile. Al rientro a Nablus, fonda un Centro per le donne, con sede anche a Gaza City. Tra i suoi romanzi e racconti pubblicati in Italia: La svergognata (1989), La Porta della Piazza (1994), Terra di fichi d’India (1996), Una primavera di fuoco (2008). Nel 1996 è stata insignita del premio “Alberto Moravia”.


Luce lumaca

"Aspetta, aspetta, finalmente dopo mezz'ora si aprì una finestra dell'ultimo piano (la casa era di quattro piani) e Pinocchio vide affacciarsi una grossa Lumaca, che aveva un lumicino acceso sul capo, la quale disse:
– Chi è a quest'ora?
– La Fata è in casa? – domandò il burattino.
– La Fata dorme e non vuol essere svegliata: ma tu chi sei?
– Sono io!
– Chi io?
– Pinocchio.
– Chi Pinocchio?
– Il burattino, quello che sta in casa colla Fata.
– Ah! ho capito – disse la Lumaca. – Aspettami costì, che ora scendo giù e ti apro subito.
– Spicciatevi, per carità, perché io muoio dal freddo.
– Ragazzo mio, io sono una lumaca, e le lumache non hanno mai fretta."
Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio

Non se ne poteva più di aspettare che s'accendesse la lampadina pigiando l'interruttore, eh.

22 settembre 2011

Giffoni Sardegna

Movie Days di Giffoni Experience è un attività del Giffoni Film Festival che ha portato al cinema oltre 200.000 studenti in 14 anni di storia. La sua formula è richiesta in tutta Italia: si rinnova, si rafforza, diventa ancora più necessaria. 
La prima tappa del MOVIE DAYS 2011 in Sardegna sarà a Nuoro al Cinema Eliseo, proponendo diversi film scelti con grande attenzione alle esigenze dei docenti e al piacere degli studenti, che avranno una preziosa occasione di apertura alle nuove frontiere della tecnologia cinematografica. Sono previsti incontri con ospiti ed esperti con cui discutere insieme.
Informazioni qui.


Witches

No, non è la recensione di Carnage di Roman Polanski, che vedrò solo stasera, come una promessa sullo sfondo del giorno ancora tutto da attraversare. E pensa pure che ho voluto tirare the visitors per la giacchetta, come una volta scrisse, sbagliando, una delle wiches roalddahlesche incrociate sul web. Non me la presi allora né mai. Tutto può può essere. 
- Comunque sia, i tulipani...
- Si?
- Li vedo male.

19 settembre 2011

Miaiolu

Certo, ho veduto molte cose. E qualcuna terribile. Ma non occorre andar lontano. Se può giovarti, ti dirò che gli immortali sanno la strada della cappa del camino.
Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò, Einaudi, Torino 1947, p. 40.


14 settembre 2011

Pronti?… Via!

Rocci - il: wj/oeidhv", simile a uovo, uJgrovth", skwvlhx, Arst.; ovale, CIA… Quasi un elenco del telefono, in codice, per agenti segreti: profumo di antico, implicitamente nemico della rivoluzione e dei Gggiovani (v.: ma alcuni, et etiam ego, lo amavano. Sia pur di nascosto). V. anche Castiglioni e, pur se Rocci è apparentemente meno accessibile – e più simpatico. Comunque anche lui ha i suoi Ex. (e anch’essi sono vergognosi, per cui di nuovo devi v. Dante, 2 e 3): a: to;n fivlon tovdo devndrw/; b: favte ka/ga` Uilivppw/ … E ricorda (dovrei io ogni volta ricordarti di ricordare; ma a volte capita che io mi scordi di ricordartelo): torna qui, a Rocci, ogni qualvolta una parola greca t’interpella.
Giuseppe A. Samonà, Quelle cose scomparse, parole, Ilisso, Nuoro 2004, p.108. 
A Guancia, che inizia una nuova vita in una nuova città.

13 settembre 2011

Rayuela 25

C'est une nuit conventionnelle,
Un chien aboie, une chouette hulule,
Les prisonniers dans les cellules
Rêvent de creuser un tunnel.
Thomas Fersen, Pièce montée des grands jours

13 settembre 1986 – 13 settembre 2011

9 settembre 2011

Tago

Ma il tempo non si trascura impunemente: il tempo è quel non-so-che che nessuno vede con gli occhi o tocca con le mani, di cui lo stesso orecchio non percepisce direttamente il fluire, che non ha né forma, né colore, né odore, che nessun pensiero concepisce, che non è né una dimensione, né una forma, né una categoria, che è dunque quasi-inesistente e che è, nonostante questo, la cosa più essenziale di tutte. Se non si prende in considerazione questo fattore invisibile e impalpabile oltre che ineffabile, ci si espone ai più gravi disinganni.
Vladimir Jankélévitch, La morte, traduzione di Valeria Zini, Einaudi, Torino 2009, p. 293.

Tra le tante, almeno una sciagura ci è risparmiata: non conosciamo con certezza la data in cui ciao ciao. Per i tanti che credono nella sua esistenza, solo God sa, e per i Greci ha questo dono Prometeo, il titano che regalò agli umani la tecnica. Così sono la tecnica e l'ignoranza che ci consentono di affrontare ogni giorno l’esserci o il vivere in "una modalità del futuro illusoria" (Jankélévitch, op. cit., 142). Vorrei avere il coraggio di rifiutare veramente le tante forme di consolazione che cultura, filosofia, scienze hanno inventato per rendere sensata l’insensatezza del non essere più dopo essere stati. "ll tempo non esiste", dice. Ma non scherziamo. È talmente prezioso che, anche volendo (ma non voglio), non riesco più a perderne.

Terrazza sul Tago, Lisbona, novembre 2009

8 settembre 2011

Che ti ridi?

«“Perchè nessuno ci ha mai detto che era così dura”? E la sala della proiezione mattutina, quella per la stampa, esplode in una fragorosa risata.» 
Da una recensione al film Quando la notte di Cristina Comencini presentato ieri a Venezia e in competizione per il Leone d'Oro. Che andrò a vedere a maggior ragione: in generale mi fido poco delle risate collettive, stampa o non stampa.
Dice la Comencini:
"Spesso i registi si rifugiano nei film indipendenti per trovare la loro libertà. Anche perché ultimamente si sono viste le stesse, solite, storie. Da noi, invece ci vorrebbe qualche grande produzione in più. Per noi il piccolo è normale. Siamo artigiani del cinema."

6 settembre 2011

A simple life (desideratum)

– Nell'oceano di mani alzate per dire la cosa che hanno in mente. Nel bosco delle orecchie indisposte ad ascoltare. Nelle stanze buie degli occhi curiosi. In una dimensione autistica o, se preferisci, nella deriva degli slogan pubblicitari per cui il mondo è "tutto intorno a te"… Così, in un clima poco sereno e piuttosto paranoico, ci siamo persi come… 
– Come, scusa?
– … senza essersi mai trovati. E bla, bla e bla.
– Boh.
– Ouf.

3 settembre 2011

Cara amica

Cara amica, quanto più questo mondo è dolente, tanto più noi dobbiamo coltivare la gioia senza motivo.
S. P., dall'ultima lettera inviatami da New Delhi
 

E allora, nonostante questa formidabile estate, noi sorridiamo, sorridiamo sempre, sorridamo veramente.
Ai miei amori, P. G. e A.

1 settembre 2011

El tótem de los cuentos clásicos

Un paradosso del nostro tempo è la revoca dell’orizzonte tempo, il differirlo in un eterno rinvio, altro che eterno ritorno. La sua trama si infrange per essere riallestita in modo opaco e caotico in una mappa dove chiari sono solo i segni del rapporto doloroso tra la nostra umanità negletta e la storia. Il tempo è dilazionato, concesso a ore, sfibrato e lacerato nelle sue strutture interne e nel suo fluire storico ed esistenziale. Dalla struttura negata si succede la concessione dei giorni, come il resto di un conto che lascia soltanto le briciole. A questa frustrante dimensione sembrano sfuggire soltanto gli artisti o coloro che hanno potenti capacità di sogno declinate in una solitudine liberatrice.  

Ill.: Javier Sáez Castán.