9 settembre 2011

Tago

Ma il tempo non si trascura impunemente: il tempo è quel non-so-che che nessuno vede con gli occhi o tocca con le mani, di cui lo stesso orecchio non percepisce direttamente il fluire, che non ha né forma, né colore, né odore, che nessun pensiero concepisce, che non è né una dimensione, né una forma, né una categoria, che è dunque quasi-inesistente e che è, nonostante questo, la cosa più essenziale di tutte. Se non si prende in considerazione questo fattore invisibile e impalpabile oltre che ineffabile, ci si espone ai più gravi disinganni.
Vladimir Jankélévitch, La morte, traduzione di Valeria Zini, Einaudi, Torino 2009, p. 293.

Tra le tante, almeno una sciagura ci è risparmiata: non conosciamo con certezza la data in cui ciao ciao. Per i tanti che credono nella sua esistenza, solo God sa, e per i Greci ha questo dono Prometeo, il titano che regalò agli umani la tecnica. Così sono la tecnica e l'ignoranza che ci consentono di affrontare ogni giorno l’esserci o il vivere in "una modalità del futuro illusoria" (Jankélévitch, op. cit., 142). Vorrei avere il coraggio di rifiutare veramente le tante forme di consolazione che cultura, filosofia, scienze hanno inventato per rendere sensata l’insensatezza del non essere più dopo essere stati. "ll tempo non esiste", dice. Ma non scherziamo. È talmente prezioso che, anche volendo (ma non voglio), non riesco più a perderne.

Terrazza sul Tago, Lisbona, novembre 2009

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