23 aprile 2017

Il sonno

Sino a non molto tempo prima lastricava di appunti le sue strade, perché sin là nessuna sembrava uguale all’altra. E lei ci s’immergeva, come a ubriacarsene. Come il Funes del racconto amato, in qualsiasi alito di vento, nella memoria delle foglie alle sei del pomeriggio di un qualunque giorno d’estate. Come un personaggio di Bianciardi, ma più felice, anzi: felice. E le piaceva raccontarle le strade, e tutte le stanze della sua grande casa. I vicoli di Nascar e, nella testa, l’oro di Cordova.

  "E qualcuno ha detto: 

Sorella della nostra memoria feroce,
del valore è meglio non parlare.
Chi ha saputo vincere la paura
è diventato coraggioso per sempre.
Balliamo, poi, mentre passa la notte
come una gigantesca scatola di scarpe
sopra la scogliera e la terrazza,
in una piega della realtà, del possibile,
dove la gentilezza non è un'eccezione.
Balliamo nel riflesso incerto
dei detective latinoamericani,
una pozzanghera d'acqua piovana che riflette le nostre facce
ogni dieci anni.


Poi arrivò il sonno."

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