10 febbraio 2011

Pintàndhe

E CANDHO SI NON COMO?

Sas piazzas de dumìnica, tréichi vrevàrju, in Sardigna:
CASTEDDHU, à sa ùndighi e' manzànu, piazza Amendola
CARBONIA, à sas dechemmésa 'e manzànu, piazza Roma
IGLESIAS, à sas tres de vorta 'e die, piazza Sella
L'ALGUER, à sas chimbe 'e vorta 'e die, piazza Civica
NÙGORO, à sas tresemmésa 'e vorta 'e die, in piazza Vittorio Emanuele
OLBIA, à sas battor 'e vorta 'e die, piazza Mercato
ARISTÀNIS, à sas ùndighi 'e manzànu, piazza Eleonora
THÀTTARI, che Aristànis 'e tottu, in piazza Italia. 
A mimme mi paret chi cadiùna si depet ponner s'isciàrpa 'e su colore chi l'aggradat de prus, finzas nuddha. Eo, si b'at sole meda, mi pònzo sa pagliétta.
(Sa pitzìnna disegnande in s'arena 'e su mare l'at pintàda Luisanna Atzei.)

3 commenti:

bianca ha detto...

Ancora in corso in alcune bacheche Fb il dibattito piazza sì piazza no suscitato da diverse "storiche" e in particolare da Luisa Muraro in articoli apparsi nel Corriere della sera e Il manifesto. Ohibò. Sia detto con parole semplici, scusamipardon: quando il pensiero filosofico tende a irregimentare, detta comportamenti acquisendo l'insopportabile tono della maternale/paternale, sta sfiorando il rischio del suo esaurimento nel ciclo vitale, che è quello di offrire strumenti di interpretazione di realtà complesse e variegate o dell'umano tout-court, e non in senso neutro, che te lo dico a fare. In questo senso concordo con Luisa Muraro nell'espressione della verità, se vuoi, più banale (senza scomodare H.A.) Così penso che un vasto movimento sociale (perché diquesto si tratta ed è così che si riassumeranno in Italia e nel mondo le piazze il 13 febbraio) non abbia nemmeno la più piccola parvenza dell'"autoghettizzazione", e semmai intravedo la riserva indiana nella cornice mortifera del gruppo, in generale. Pensare con la propria testa e nel contempo ascoltare le istanze e la rabbia che provengono estesamente dalla società – da te, da me, dalle donne delle diverse realtà (a volte più drammatiche, non dimentichiamolo, di quella del proprio orto) – non è una contraddizione, ma un segnale di presenza e volontà partecipativa. C'è bisogno di esprimere il dissenso in tante, in tanti, in più "tutti" possibile, senza aspettare (o temere) che i gesti collettivi possano non identificarsi totalmente nella ricerca soggettiva (cosa, quest'ultima – se ci pensi bene – che non solo non è auspicabile, ma dovrebbe farci inorridire: una massa "identica", ma te l'immagini? Ciao, ci vediamo in piazza con chi c'è.

Rita N. ha detto...

Bianca, hai espresso il mio esatto pensiero, che ora pubblico anche nella mia bacheca
A domenica ognuno nella sua piazza

bianca ha detto...

Continua a correre la paura (reale) della strumentalizzazione. Ma è ovvio che ci sarà, e non sarà una giornata di lotta a smascherare le tante sottili forme della prostituzione, maschile e femminile, nella politica. Ma questa paura di sporcarsi le mani – che mi sembra vada ben oltre il caso manifestazione del 13 sì, manifestazione del 13 no – è poco comprensibile. La mia impressione è che continuiamo a usare termometri differenti per misurare la gravità dello sfascio culturale e sociale. Sia chiaro: una manifestazione in difesa della "dignità della donna" è una riposta rozza, e molto meno lo sarebbe una manifestazione indetta dagli uomini in difesa della dignità maschile. Ma appunto: a essere inaccettabilmente rozza è la situazione che ha provocato la riposta, non il contrario. Al momento la situazione non è all'altezza di riposte più raffinate. Speriamo in una bella e ricca piazza, come bello e ricco è il misconosciuto pensiero femminile.