Una cosa, a lato, rattrista: il dittatore non solo ha infangato il "suo" paese determinando un destino terribile per le genti, ma ne ha anche tagliato lingue, culture, voci. A ben altro, infatti, si è sempre riferito il nome Libia, ancora oggi, nonostante l'urlo di ribellione umanissima, tragica, che si leva dalle sue contrade: nella proiezione esterna Libia è solo gas e petrolio… Be', questo post è simbolicamente dedicato al "resto".
Alle voci neglette
Si alzò senza fare rumore e uscì dalla capanna. Fuori, il rosso dell’alba fendeva le tenebre nell’oasi, ma i galli non avevano fretta di annunciarne la nascita, o forse volevano custodirne il segreto. Solo la schiera di grilli continuava solitaria a intonare i canti della veglia. Anche il pezzato aveva trascorso la notte insonne. Lo trovò ritto sulle lunghe zampe e il muso rivolto verso est, afflitto, che assisteva muto al levarsi del nuovo giorno, mentre il cammello aratore, dall’altra parte della capanna, accanto a una palma dai fitti rami, ruminava con un’espressione stupida, indifferente a tutto. Ukhayyad si rese conto di come la tristezza del pezzato, in quella posizione e a quell’ora precoce del mattino, avesse un che di sacro. Come appariva orribile l’altro cammello in confronto, con quell’aria stupida e imperturbabile e l’animo libero da affanni. Com’è orribile l’aspetto di una creatura il cui cuore non sia oppresso dall’angoscia! Solo la tristezza è in grado di accendere la scintilla divina nei cuori. Lo stesso valeva anche per gli esseri umani? Lo sheikh Musa diceva sempre che Dio tra le sue creature predilige i sofferenti e gli afflitti e che anzi mette alla prova quelli che più ama."
Ibrahim al-Koni, Polvere d'oro, traduzione dall'arabo di Maria Avino, Ilisso, Nuoro 2005, p. 93.
Nato nel 1948 a Ghadames e cresciuto nel deserto del Fezzan secondo le tradizioni dei Tuareg, Ibrahim al-Koni apprese l'arabo classico solo a dodici anni, quando cominciarono i suoi studi, che concluse a Mosca con una tesi su Dostoevskij. Un dato biografico che già dice di come Al-Koni si sia nutrito di diverse suggestioni intellettuali che assieme hanno concorso fare della sua narrativa un esempio luminoso di meticciato e ibridazione culturale. Nei suoi romanzi le evocazioni della Bibbia sono accanto a quelle del Corano e dei culti preislamici – solo per citare un esempio –, insieme ai riferimenti alle genealogie tribali del Sahara e delle mitologie Tuareg, a una certa atmosfera tragica presente nei grandi classici della letteratura russa. Le sue narrazioni sono così quasi senza tempo (in Polvere d'oro, ad esempio, lo sfondo storico è dato da un unico accenno all'occupazione colonialista italiana, tragica e stracciona) della Libia –, leggendaria, fa di Ibrahim al-Koni l'ultimo interprete di un'immensa tradizione orale che con lui si fa scrittura altissima.
Con Al-Sadiq al-Nayhum, al-Koni è tra i rari scrittori libici contemporanei tradotti in Italia.
Nessun commento:
Posta un commento