A memoria di rosa, non si è mai visto morire un giardiniere.
La citazione (che non è di Diderot, come spesso capita di sentire, ma di Fontenelle) aleggia per tutto il dialogo tra lo scrittore illuminista e mademoiselle de l'Espinasse, in La rêve de d'Alembert, scritto da Diderot nel 1769.
Mi torna in mente questa mattina, dopo aver letto il messaggio di Ruth, che racconta di quel che le ha detto ieri sua madre mostrandole l’inaspettata fioritura nel suo balcone:
– Veni, 'izza mea, vàdia, es vrorìa una rosa 'e ghennàrgiu, est una bellesa a la vìere… Eh, sa vida vinchet sémpere, finas in sas avversidàdes e in sos affànnos.
La madre, la rosa, La rêve…
Non è forse la stessa malinconica saggezza, la stessa consolazione infinita, dignitosa e tremante del materialismo?
Giovanni Giani, Il mattino delle rose. L'attesa (1906) |
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