17 dicembre 2010

Una terra, bla, bla, bla












La Sardegna è storicamente una terra che produce mitologie e mitografie. Finiti i tempi delle osservazioni scientifiche alla Maurice Le Lannouin cui la geografia dell’isola si “leggeva” come un libro di storia – essendo, appunto, l’isola piuttosto defilata dai processi proprio per le sue caratteristiche fisiche – è curioso constatare come ancora oggi, invece, alcuni fenomeni conservino, per così dire, una certa “fissità”.

Per leggere integralmente l'articolo, vai all'ultimo numero del manifesto sardo.

7 commenti:

Rita ha detto...

Interessante articolo Bianca, soprattutto nel sottolineare la complessità della realtà sarda e le sue contraddizioni. Mi piace la laicità dell'analisi, priva di sardismo, che cerca di scindere stereotipi e problemi tra mito e realtà. Mi piacerebbe che il dibattito continuasse su questa linea.

bianca ha detto...

Anche a me non dispiace, ma non mi sembra scevro di "sardismo", nonò. Piuttosto, alla tipa che lo ha scritto mi sembra faccia simpatia questo signor Maurice La Lannou. Ma chi cavolo sarà? Comunque. C'ho una fame...

Rita ha detto...

Considero l'essere sardi un valore, un valore le tradizioni, la gente, i luoghi, la storia, la letteratura della sardegna.
Ma non lo considero un valore aggiunto, un "è meglio di", un "è di più rispetto a", che molti attribuiscono all'essere sardi e che certo "sardismo" più o meno esplicitamente propone.
Intendo questo per analisi laica priva di sardismo.

bianca ha detto...

Da troppo tempo si lavora strumentalmente per creare nuove mitologie e mitografie, almeno altrettanto false delle vecchie, anche se apparentemente più gratificanti. E si lavora in questo senso anche a livello politico “alto”, salvo poi indignarsi di non vedere autorizzato dai luoghi centralizzati di produzione del pensiero mirato al consenso, l’etichetta finale dell'"identità" (non so se mi spiego).. Il fatto è che "i sardi" non esistono - la realtà non esiste - in nessuna delle rappresentazioni (abbondantemente aiutate dalle vigenti "narrazioni" di maggior successo) assorbite dalla società dello spettacolo. Io, almeno, davvero rimango inebetita quando sento parlare "come sardi" le diversamente starlette in auge. Il fatto è che un pugno d'anni segnati da una sorta di stress di autorappresentazione sembrano aver cancellato in fretta un lavoro culturale di decenni, improntato sulla "storicità", sulla "ricerca", e anche sulle "utopie collettive". Diventa difficile tollerare una "sardità" diventata nient'altro che la chiave del proprio business. Ecco allora che io non so, giuro, cosa significa che l'"essere sardi" sia un "valore". Io non mi sento niente, e se mi sentissi qualcosa a questo punto non lo direi. Forse come la maggior parte delle persone che in quest’isola, per misteriosa fortuna, sono nate, ci vivono o hanno deciso di tornarci a vivere.

bianca ha detto...

Tra parentesi - anche se credo sia superfluo: io amo moltissimo - e conosco - la gente, i luoghi, la storia, i mestieri, la letteratura, l'arte, la musica, il cinema, i cesti, i tappeti, le ceramiche, i muretti, gli animali, i pani, i dolci, la campagna, il mare, le colline, i paesi, questo cielo... come te! :) Baci grandi!

Rita ha detto...

Amo il lentischio sulle roccie e l'olivastro piegato dal vento, perchè intrinsecamente belli. Così belli li vedo solo in sardegna. Amo dunque il lentischio e l'olivastro sardi. Ma l'essere sardi è occasionale, non da una maggiore bellezza o valenza al lentischio e all'olivastro. Eppure mi adopero per salvaguardare questa bellezza ed è questo che voglio preservare. Bianca cara, l'amore che tu (ed io) professiamo derivano dal valore che attribuiamo a tutto questo, allo stesso modo amiamo tante altre cose e persone di tanti altri luoghi anche lontani.

bianca ha detto...

Yessss!