30 dicembre 2010

Indifferente ai mille modi del tempo

Bastano un paio di giorni di vacanza, lontana dalle corse di routine, e si solleva come un vento, a volte carico di foglie e sabbie arrivate qui da ogni dove, simili a quelle che puntualmente a primavera mi ritrovo a spazzare dagli anfratti del cortile di casa, a Cala G., dopo averla tenuta chiusa dalla fine dell'estate o, quando va bene, da Natale. Sabbia, anche rossa, e foglie secche che parlano del potente maestrale dell'inverno che riesce a raggiungere - per poi ritornare qui, dove nasce - luoghi a volte belli e facili da ricordare, altre solo immaginati, altre ancora impossibili. 
La testa a riposo, come si suol dire, come il piccolo giardino poco calpestato, stanotte ha restituito una poesia di M. che non affiorava da secoli. La scrisse intorno ai nostri vent'anni, e mi piaceva. Stamattina, al risveglio, miracolosamente ricordando le sue atmosfere, mi è sembrata più bella di allora. Ho cercato la raccolta, intitolata semplicemente Poesie, l'ho trovata; si apre con una dedica: A B., con tracce rosse  d'inchiostro, lungo lungo un sentiero, ecc., ecc. Vabbe', non è importante. La poesia che dicevo è questa:

indifferente ai mille modi e al tempo e quasi alle viole
che tardano a fiorire o al fascino
del negativo, alla buona tavola che ci rimane,
alle ricerche e all'ironia che sai
ben giocolare sul meraviglioso naufragio
dei nostri pensieri, io, ancora
sdegnoso
scortato da un branco di uccelli neri
come se già sapessero
... 
[è lunghissima]

(in epilogo, ritrovati
a girare tranquilli
lo zucchero e il caffè e tu gli spiccioli
nella tasca destra come una scaramanzia
o un erotico accenno
ma involontario e poi servono sempre
nel pagare il conto
o da aneddoti
per stupire per altre mancanze. Ma lì
non hai sentito quel bacio
che t'è arrivato dal vento, quel rimorso
quel desiderio quando almeno uno
di noi con gli occhi le labbra a sorriso
dava dietro al riflesso fra i tavoli
sorpreso e benedetto
a quella luce
fra le reclames gli avanzi delle carte dei bicchieri?)

figure e 
ritagli d'aria, ancora ancora
morti in in licenza

lucidamente morale 
del terrore, così morti e 
vagabondi dall'indice consumato
dai venti

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