Di colore verde, custodito nella baracca accanto ai rastrelli e alle pale, prendeva vita allorché lo si riempiva d'acqua dello stagno, e poi dal suo beccuccio ecco riversarsi un'abbondante pioggia sulle aiuole rinsecchite, in un gesto - e lo sentivamo - di grande benignità verso le piante. Chissà, però, se l'annaffiatoio avrebbe avuto tanta parte fra i nostri ricordi qualora non fossimo stati educati a osservare le cose. Perché malgrado tutto, lo siamo. I nostri pittori imitano di rado gli olandesi e le loro nature morte, ma la fotografia aiuta a prestare attenzione ai particolari, e i film ci hanno insegnato che gli oggetti sullo schermo partecipano delle vicende dei personaggi e devono perciò essere notati. E poi ci sono i musei, dove vengono esposti quadri che celebrano non solo figure umane e paesaggi, ma anche una moltitudine di oggetti. L'annaffiatoio ha dunque tutti i presupposti per occupare una posizione ragguardevole nella nostra immaginazione. E chissà che proprio qui, nell'aggrapparsi a forme dai contorni netti, non sia racchiusa una speranza di salvezza dal nulla e dal caos.
Czesław Miłosz, Il cagnolino lungo la strada, a cura di Andrea Ceccherelli, Adelphi, Milano 2002, p. 157.
2 commenti:
Auguri di buon anno a quei quattro zombi che si affacciano qui. Baci.
Sì, Auguri.
Ognuno di Noi ha qualcosa da chiedere, senza mai smettere di combattere, però.
Perchè se non combattiamo non ci sono preghiere che tengano.
Ti Auguro tanto lavoro e salute: il resto, a piacere.
Un abbraccio forte.
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