"Oh, adesso viene il bello!" pensò Alice. "Sono contenta che comincino gli indovinelli, ci si può arrivare!" soggiunse a voce alta.
"Vuoi dire che pensi di poter trovare la risposta?" disse la Lepre Marzolina.
"Proprio così!" disse Alice.
"Allora dovresti dire quello che pensi" continuò la lepre Marzolina.
"Lo faccio sempre" rispose Alice d'un fiato. "Almeno… almeno penso quello che dico… che è la stessa cosa, no?".
"Non è la stessa cosa per niente" disse il Cappellaio, "sarebbe come dire che 'vedo ciò che mangio' è la stessa cosa di 'mangio ciò che vedo'!".
"Sarebbe come dire" aggiunse la Lepre Marzolina, "che 'mi piace ciò che prendo' è la stessa cosa di 'prendo ciò che mi piace'!".
"Sarebbe come dire" soggiunse il Ghiro, che sembrava parlare nel sonno, "che 'respiro quando dormo' è la stessa cosa di 'dormo quando respiro'!".
"Ma è la stessa cosa per te!" disse il Cappellaio, e qui la conversazione languì, e i convitati rimasero in silenzio per qualche minuto, mentre Alice passava in rassegna tutto quello che sapeva su corvi e tavolini, cioè non molto.
Fu il Cappellaio a rompere il silenzio: "Quanto ne abbiamo oggi?" disse rivolto ad Alice: aveva tirato fuori l'orologio di tasca e lo guardava perplesso, scuotendolo di continuo e portandolo all'orecchio.
Lewis Carrol, Alice nel paese delle meraviglie, traduzione di Aldo Busi, testo originale a fronte, Feltrinelli, Milano 1993, p. 101.
Illustrazione di Chiara Carrer |