Non saprei tradurre la didascalia (è in russo), ma mettiamo che sotto l'immagine vi sia un interrogativo: vi sembra questo un uomo felice?
"Uno c'è infine, che si lamenta tutto il santo giorno e impreca alla maledettissima volta che ha accettato di venire anche quest'anno al Giro. E già prevede strapazzi infami, pioggia, disagi e cimici negli alberghi, raffreddori. E giura che siccome manca un certo corridore la corsa non ha il minimo interesse e che tanto valeva non farla e che la gente se ne infischia. Nei momenti peggiori garantisce perfino che il ciclismo è morto, morto e seppellito, che dei campioni si è persa la semenza, che nel secolo dell'atomica la pedivella è un ferravecchio da museo, e che ostinarsi a tener su questa baracca è ridicolo. Ma io lo guardo. È sui quarantacinque anni, forzuto e come sempre in atto di parare qualche improvviso assalto; la faccia un po' da mastino, dura, però simpatica. Da un giorno lo osservo attentamente. Non ho capito bene se sia direttore sportivo o tecnico o capo meccanico o massaggiatore di qualche squadra. Brontola, sogghigna, vede tutto nero, si affanna correndo da una parte e dall'altra, come se qualcosa stesse sempre per precipitare. Suda, impreca e fuma fino a tarda notte. Si manterrà così, presumo, finchè sarà terminato il Giro. Uno spostato, vien da pensare, a prima vista. Ma poi ho cambiato idea. Lo osservo adesso, quando mugugna e se ne va intorno a quel fare imbronciato da bulldog, lo osservo con grandissimo piacere e mi domando: da quanto tempo non vedevo un uomo così felice?".
Dino Buzzati al giro d’Italia, Mondadori, Milano 1997, p. 39 [raccolta di venticinque articoli scritti da Buzzati nell’estate del ’49, inviato dal Corriere della Sera a seguire il 32° Giro d’Italia].
5 commenti:
Io ti dico grazie.
Tu sai perchè.
E va bene così.
Dan (Macca)
buzzati il ciclismo e la scrittura
per queli che confondono il giornalismo con la letteratura
ampie dosi del Maestro
( sia come letterato che come giornalista)
e poi due cose che sò
un'intervista fine '50
a chi gli chiede se il reportage è vera realtà
risponde: " Non sò , però vado scrivo descrivo riscrivo
e poi torno in redazione e nel corridoio il primo collega che incontro sempre mi chiede,
" ma dimmi come è veramente la storia? com'è andata veramente?... dimmi)
la seconda : lui in redazione
faceva la "cucina" oltre essere un famosissimo inviato
disegnava le pagine, passava le foto, faceva la chiusura
insomma come non potrei amarlo
sì mio sembra felice,
devo dire che capisco chi rimane
perplesso dall'uomo macchina. dal robot
ma sono convinto che le intezioni dell'artista non fossero di quel genere
essere una macchina del fare
inventare suonare dipingere creare
e anche far bollire il tè
penso volesse dire questo
senza stancarsi mai
e pieno di energia
almeno a me piacerebbe essere così
oggi le macchine e i robot
ci comunicano messaggi molto diversi
l'altro giorno ho rivisto " il mondo dei robot"
di Crikton, ( quando era sovversivo)
certo mandano cattive vibrazioni quelli lì
Grazie alla gentile collaborazione di Cesare Bardaro, amico, libraio fiorentino e profondo conoscitore di caratteri cirillici, ecco la traduzione: "Taluni possono permettersi di smettere di lavorare. Alcuni in questo modo".
@ Macca. Sì, è un augurio per te! :)
@ Paolo. Anch'io amo da sempre quel suo scrivere e disegnare insieme, come se nessun segno bastasse a raccontare la complessità esistenziale che con rara sensibilità riesce a farci cogliere anche nelle cronache sportive. Aveva un forte senso del mito (come tutti coloro che hanno avuto un'infanzia come la nostra?): forse è anche questo che lo amiamo.
@ Amerblog. Ringrazia da parte mia il tuo prezioso amico libraio: ne sono rimasti pochi così. Mi piace immaginare che nel front-line della sua libreria non abbia una pila dell'ultimo Bruno Vespa, ma Satta, Silone, Levi, Calvino, Buzzati... e l'ultimo libro di Enrica! :)
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