5 febbraio 2010

Era l'inizio

Era l'inizio di una primavera strana. La tensione si tagliava a fette nell'aria aggrumata. Anch'io avevo paura, ma da sempre, e lo sapevo. Lei no, non poteva immaginarlo.
Allora più giusto sarebbe iniziare a raccontare così:
Era per lei una primavera strana. L’avevo incontrata da poco, brillante di mitezza, mentre intorno tutti erano in guerra. Mi accorsi subito della sua presenza. Aveva parcheggiato la macchina a lato di un’enorme pila di vasi vuoti. Era entrata, guardandosi intorno con circospezione, nel recinto del vivaio di sinistra. Scorgeva con sguardo lento e attento le piante, passando in rassegna gli alberelli. Poi tornava indietro, e ricominciava. Io l’osservavo da dentro la mia auto, dal parcheggio soprastante il vivaio.
Uscì dal recinto. Si arrestò oltre il gabbiotto del guardiano per poi voltarsi verso la montagna, risalendo con lo sguardo per il bosco, il cielo e poi ancora giù, come a cercare qualcosa.
Ritornò nel vivaio e indicò al ragazzo nove piante: un arancio, un limone, un mandarino, una noce, due abeti, un cachi, un ulivo, un ginepro.
Più tardi mi raccontò di averli sistemati tutti intorno al suo letto. Voleva dormire in una stanza piena di alberi, disse la prima volta che la vidi da vicino.
Mi stupì: non aveva i capelli corti come sembrava vedendola da lontano, ma solo raccolti in una lunga treccia.
Tavola di Ivan Jakovlevič Bilibin

Nessun commento: