30 gennaio 2011

Umm

Significa madre, lo sanno tutti. In senso proprio come in Umm Muhammad, la madre di Maometto o in senso figurato come in Umm Kalthum, la madre dalle guance paffute, la donna dal viso rotondo. Ma poche sono le persone che conoscono la sua vera origine, Amma, dall'aramaico, sopraggiungere, iniziare, guidare. Un'intera famiglia di parole derivanti l'una dall'altra, Oumma (la comunità, la nazione), Iman (lo sceicco che è in prima fila tra i fedeli), Ima (la donna venale dei tempi degli Abbasidi, l'equivalente arabo della geisha), e altri. Per me significava quell'originario sentimento che ci ha dominati per un intero secolo: appartenere a uno stesso ventre impossibile da lasciare.
La notte si è allungata / La notte si è allungata / E la ferita si è aperta...
Non aveva ancora venticinque anni quando cantava questa canzone, la notte, la ferita, già. Ma come si proiettava verso il futuro! Lo si sentiva nella voce, lo si sente ancora. Provava una voce tutta nuova, meravigliandosi. E anche questo si sente chiaramente, la sua meraviglia. ...
O viaggiatore sul Nilo, portami. Il disco gira mentre ti scrivo. Canzone di viaggio, canzone beduina, tenere gli occhi chiusi, nessuna amarezza, nessun rancore, la musica mi trascina. Tra dieci anni, tra venti, basterà accendere la radio a qualsiasi ora, su qualsiasi frequenza, da Baghdad a Casablanca, il mondo arabo continuerà a vivere sotto il suo impero. Diranno che è una bella voce, niente di più, resterannno affascinati senza capire perché. Io lo so. In quel palazzo di sogno che abbiamo costruito con le nostre mani, ci abbiamo vissuto, era il nostro tempo, l'umore del nostro mondo. Lo sappiamo noi di cos'è fatto, di quale vero amore. Accenderanno le radio, crederanno di sentire un'unica canzone.
Sélim Nassib, Ti ho amata per la tua voce, traduzione di Barbara Ferri, e/o, Roma 1997., pp. 248-250.

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