17 luglio 2010

Ciao Franco



Il patio della sua casa ospitale
Erano le nove di sera di un luglio di tanti anni fa. Con T.M. tornavamo a piedi dalla seconda oasi di Bidderosa, cotti di sole e di sale, felici. Attraversando la spiaggia di Berchida ormai deserta sentimmo qualcuno che ci chiamava. Ci voltammo tranquilli verso i radi ginepri e vedemmo Franco che ci invitava ad avvicinarci. Prodigiosamente da un incavo del ramo più grande dell'albero tirò fuori tre calici e una bottiglia di prosecco freschissimo, e da allora fummo sempre amici. 
Ecco, a me viene da ricordarlo come in quel brindisi sereno al tramonto: scalzo, bello, gentile e calmo come un principe. 
Grazie Franco, hai saputo dare davvero tanto. Non ti dimenticheremo.

6 commenti:

danmatt65 ha detto...

Un abbraccio silenzioso, come meritano gli artisti.
Daniele

Paolo Curreli ha detto...

è vero si chiamava il ginepro M.
come se fosse un condominio
o un nome in un citofono
l'albero che si stagliava contro il mare verde blu
la cosa più meravigliosamente surreale, era dare dei nomi così
a dei luoghi di quel tipo
A lui piaceva la mia libreria
costruita con legni portati dal mare
su una duna lievemente ripida
coi il libri allineati
consunti dal rileggere e dall'aria aperta
lessi là "cent'anni..."
Certo lo studiavamo disegnare
e un po' lo volevamo superare
o almeno un po' stupire
noi dell'ist d'arte
se penso a un gentleman
mi viene in mente lui...

Anonimo ha detto...

1970. Il mio primo giorno all'Istituto d'Arte di Nuoro. Noi "matricole" radunati in una classe in attesa che qualcuno iniziasse a dirci qualcosa. A un certo punto appare Franco Manconi, che era allora in seconda, e inizia a chiederci come ci chiamiamo, di che paese siamo, ecc. Si apre la porta e entra uno che Franco saluta: "Buongiorno professor Marongiu".
Marongiu ci dice: "in piedi", si siede alla cattedra e ci ordina: "seduti". Subito inizia a farci domande facendoci alzare in piedi per rispondere.
Domande serie e domande assurde. Ricordo che a me chiese dove avevo comprato il maglione che indossava.
Dopo un po' si apre la porta ed entra un signore di una certa età che poi scoprimmo essere Ennio Puggioni, il vicepreside, che, vista la scena apostrofò il duo Manconi-Marongiu con un perentorio: "che ci fatte quì voi due! Fuori!".
Ci rendemmo conto allora che Franco Manconi, ottima spalla, aveva preparato il terreno a Gianni Marongiu, altro studente "anziano" che ci aveva solennemente preso in giro.
Così ho conosciuto Franco e così lo ricordo, allegro, scanzonato e anche un po' "spaccone", in quel modo naturale e leggero come lo sanno essere solo i nuoresi.
Ciao Franco

bianca ha detto...

I ricordi che avete lasciate mi commuovono. Siamo ancora i ragazzi di sempre, in fondo, e in questo senso più "antichi" che mai.
A me piace anche ricordarmi di Franco come artigiano: è stato un orafo finemente ispirato dall'osservazione della natura e dall'elaborazione della tradizione artigiana dell'isola. Tra i miei pochi gioielli ve ne sono alcuni fatti da lui, bellissimi, a cui sono particolarmente affezionata: me li regalò P. in diverse importanti occasioni. Ne avrò cura.

Rosella ha detto...

E' molto bello sentire le vostre storie e i vostri ricordi su mio babbo...grazie

Rosella

bianca ha detto...

Grazie a te, cara. Un grande abbraccio.