17 gennaio 2017

Lascia che fiocchi

Tziu Juva', es vrittu e vorzis viocat.
La legna ce l'ho, il capretto pure. Lascia che fiocchi.

Gasi navat su poveru Juvanne Mele.
Arribat su nive.
Apustis de un urdu nche lu vìene andandhe in campagna chi nd'una unichedda (sa cocca) a chircare carchi usticciu de ponnere in su ocu.
Mischìnu, no aviat abba in istèrgiu.*

Tziu Meleddhu, muratore, parlava in italiano; diceva "mi cocio un capretto". Il mio amico Italino dice: "Più che altro lo faceva per darsi un atteggiamento signorile, per vantare esperienza in campo edile. Non era sposato, abitava nel rione Gusei, era una persona mite, buona e ottimista, un bel personaggio: chi lo ricorda ne parla con affetto e simpatia."
A Orani, paese di artigiani, era famoso soprattutto per avere detto "maledetta precisione".

*- Zio Giovanni c'è freddo forse nevica.
 - La legna ce l'ho, il capretto ce l'ho. Lascia che fiocchi.
Così rispose il povero Juvanne Mele. Venne la neve. Dopo un po' lo videro andare per le   campagne con una funicella a cercare qualche sterpo da bruciare nel camino.
Poverino, non aveva acqua nella brocca.
Orani, 1958. Foto di Carlo Bavagnoli, inviato da Life in occasione di una mostra di sculture di Costantino Nivola allestita nelle vie del paese. Le persone ritratte c'entrano nulla con il personaggio dell'aneddoto; sono solo io che Tziu Juvanne Mele lo immagino come l'uomo che accarezza la scultura: "maledetta precisione" :-)

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