Mi è sempre piaciuta la parola *zarra*, che significa *ghiaia*, ma assume un significato differente se usata in un contesto morale, diciamo, e quindi, ad es.: "est achende zarra" (sta facendo ghiaia), "agambandhela de acher zarra" (smettila di fare ghiaia), "bette zarra!" (che ghiaia!). Insomma, è usata anche nel senso di gazzarra (dall'arabo ghazāra ‘profusione’, sec. XIV), e quindi "chiasso", "confusione".
In questo senso *zarra* è un onomatopeico, no? Non è facile, infatti, camminare in un vialetto di ghiaia senza fare zarra.
Più o meno, con riserva di cantonate, sempre per restare in tema edile... e anche perché codesto post è dedicato a una preda!
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