19 settembre 2015

La grande casa

Era tornata a Nascar spinta dai fantasmi che le erano rimasti sempre accanto, nonostante la lontananza dalla terra che li aveva generati; guardarli in faccia avrebbe fatto meno paura, pensava: li avrebbe addomesticati.
Così ora saliva con circospezione le scale della grande casa, ritrovando frammenti di sé, meravigliandosi del proprio stupore.
Sentiva la suggestione del tempo raccolto, dilatato dal silenzio, mentre i pensieri fluivano piano e calmi.
Respirava l'aria gelida delle stanze.

Nelle pareti i pochi quadri e le tante vecchie foto incorniciate evocavano ricordi, scavavano cunicoli, trovavano acque carsiche.
Squarci.
Quando sentì arrivare l'antica vertigine aprì con forza la grande finestra del terzo piano. Da lì poteva abbracciare con lo sguardo l'intero borgo, esclusa la parte a ovest, con la collina sventrata dalle cave di steatite.
E da lassù vedeva correre il labirinto dei vicoli, e i tetti e i campanili di tredici chiese.
Al limite del borgo si alzavano le pareti delle colline che avevano linee come grandi rilievi caucasici.
Ombre e sassi, erba e cielo.
Si faceva trasportare dal sogno cogliendo piccole meraviglie tra le cose conosciute, come se le vedesse per la prima volta. Ma c'era qualcosa che quasi metteva paura. I paesaggi solcati dai muretti di pietra, le macchie, i monti dai profili d'inferno, l'aria fredda, il profumo dei venti, i cobalti del cielo, le voci spagnole.
Scese per strada per riuscire a fermare la vertigine.

Passi.
Visi bellissimi.
Il suono dolce, talvolta un po’ brusco, del saluto.
– Qui sei?
– (Credo di sì…)
– Bentornata.

Bastiana Madau, Nascar, Poliedro, Nuoro 2003, pp. 65-66.
Luigi Ghirri, 1987 (Fototeca Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia) 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Di nuovo Nascar, e sempre bello...

bianca ha detto...

Grazie Anonimo, non capita spesso di incontrare chi abbia letto e ricordi questo libro; comunque sì, sono d'accordo, è ancora bello :)