Era
tornata a Nascar spinta dai fantasmi che le erano rimasti sempre
accanto, nonostante la lontananza
dalla terra che li aveva generati; guardarli in faccia avrebbe fatto meno paura, pensava: li
avrebbe addomesticati.
Così
ora saliva con circospezione le scale della grande casa, ritrovando
frammenti di sé, meravigliandosi del proprio stupore.
Sentiva
la suggestione del tempo raccolto, dilatato dal silenzio, mentre i pensieri fluivano piano e calmi.
Respirava
l'aria gelida delle stanze.
Nelle
pareti i pochi quadri e le tante vecchie foto incorniciate evocavano
ricordi, scavavano cunicoli, trovavano acque carsiche.
Squarci.
Quando
sentì arrivare l'antica vertigine aprì con forza la grande
finestra del terzo piano. Da lì poteva abbracciare con lo sguardo
l'intero borgo, esclusa la parte a ovest, con la collina sventrata
dalle cave di steatite.
E
da lassù vedeva correre il labirinto dei vicoli, e i tetti e i
campanili di tredici chiese.
Al
limite del borgo si alzavano le pareti delle colline che avevano
linee come grandi rilievi caucasici.
Ombre
e sassi, erba e cielo.
Si
faceva trasportare dal sogno cogliendo piccole meraviglie tra le cose
conosciute, come se le vedesse per la prima volta. Ma c'era qualcosa
che quasi metteva paura. I paesaggi solcati dai muretti di pietra, le
macchie, i monti dai profili d'inferno, l'aria fredda, il profumo dei
venti, i cobalti del cielo, le voci spagnole.
Scese
per strada per riuscire a fermare la vertigine.
Passi.
Visi
bellissimi.
Il
suono dolce, talvolta un po’ brusco, del saluto.
–
Qui sei?
–
(Credo di sì…)
–
Bentornata.
Bastiana Madau, Nascar, Poliedro, Nuoro 2003, pp. 65-66.
Luigi Ghirri, 1987 (Fototeca Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia) |
2 commenti:
Di nuovo Nascar, e sempre bello...
Grazie Anonimo, non capita spesso di incontrare chi abbia letto e ricordi questo libro; comunque sì, sono d'accordo, è ancora bello :)
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