"Il terrorismo islamico si è sempre nutrito di una comunicazione in cui l’immagine, per la sua alta capacità emotiva ed evocativa, aveva un ruolo determinante. L’attacco alle Torri Gemelle, gli attentati di Madrid e Londra, si sono svolti sotto una copertura mediatica impressionate. Il mito di Bin Laden è cresciuto a dismisura con i video registrati nelle montagne afgane, trasmessi da Al Jazira e poi ripresi dalle tv e dai giornali online di tutto il mondo. Ora manca il degno finale. La sottrazione del corpo del nemico alimenterà e non ce n’è bisogno, tutte le teorie del complotto, dello scetticismo, dell’essere vittima di manipolazione.
'Anche l’assenza genera miti e simbologie; è l’assenza del corpo di Gesù Cristo, in fin dei conti, ad aver creato il paradigma di ogni morte mitica' afferma Franca D’Agostini, docente di filosofia della scienza al Politecnico di Torino, in una sua intervista alla Stampa del 4 di maggio. Osama il sunnita, diventerà come l’imam nascosto dello sciismo, scomparso nel 874 e destinato a tornare alla fine dei tempi? Di sicuro chi predica l’islamismo radicale lo utilizzerà con la stessa efficacia dell’icona del Che, non avrà però la corrispondente fotografia di Ernesto Guevara adagiato sul lavatoio di Vallegrande in Bolivia.
Il decennio di Bin Laden cominciato con la diretta video dello schianto degli aerei sulle Due Torri si chiude con un’altra immagine, quella di Barak Obama con lo staff del Consiglio di sicurezza nazionale riunito nella Casa Bianca. Quella fotografia ha una potenza evocativa senza pari. È una immagine che racconta una tensione fortissima, la esprimono i volti concentrati e tesi, la mano di Hillary Clinton sulla bocca, quasi a chiedersi 'Che cosa abbiamo fatto?' In ultima fila una giovane donna che sbircia, tentando di superare il muro di spalle di uomini che si immaginano alti. Una costruzione iconica perfetta, degna di un quadro del Caravaggio.
Quella fotografia rivela la potenza disponibile a quel governo. La possibilità che le tecnologie moderne danno nel poter seguire, in diretta, l’operazione di un piccolo reparto militare dall’altra parte del mondo. Il centro di commando e controllo diretto in mano alle massime autorità. A differenza di tante altre, questa è un’immagine priva di retorica, di eroismo. Eppure resterà come testimone di un tempo, delle tremende responsabilità del politico, di una democrazia che anche nelle scelte più dure non si nasconde, non nega, non dissimula."
Nicolò Migheli, "L'immagine che resterà", Sardegna Democratica, 6 maggio 2011.
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