13 luglio 2016

Fiabe

Alcuni genitori hanno il timore che le fiabe (con il lupo cattivo, l'orco, la matrigna, i mostri, la balena che mangia Pinocchio, ecc.) possano generare nei piccoli forme d'ansia, d'inquietudine, di paura; insomma, che inquinino l'idilliaca visione del mondo in cui ogni adulto vorrebbe vedere immerso i piccoli.
Eppure sappiamo che anche il bambino e la bambina cresciuti nell'ambiente più protettivo hanno dentro di sé quelle emozioni contrastanti, quelle paure che non sono le fiabe ad alimentare; piuttosto le fiabe aiutano a portarle all'esterno, ad esprimerle. Lo dicono tanti esperti di psicologia, di pedagogia, di letteratura per l'infanzia, ma lo sapevano anche le nostre nonne e nonni, che ci "imbottivano" di storie di paura (nel mio sardo si chiamavano contos de mortu). Lo dice Bruno Bettelheim, ad esempio, in un classico sul tema intitolato Il mondo incantato, e ancora prima di lui lo scrisse Chesterton.
Non sono le fiabe a dare ai bambini l'idea dell'esistenza del lupo, delle strega o di bobotti (che, ancora in sardo, è "l'uomo nero"): semmai le fiabe danno loro l'idea che il lupo, la strega o bobotti possono essere sconfitti.
Le bambine e i bambini convivono con i draghi, cioè con la paura, sin da quando hanno acquisito capacità immaginativa. Le fiabe offrono loro un San Giorgio capace di ucciderli, scrive Chesterton.
Dunque, non dobbiamo avere questi timori, cioè che le fiabe inculchino le paure. Leggiamole tranquillamente ad alta voce ai piccoli, proponendo anche quelle classiche o più tradizionali.

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