Alcuni genitori hanno il timore che le fiabe (con il lupo cattivo, l'orco, la matrigna, i mostri, la balena che mangia Pinocchio, ecc.) possano generare nei piccoli forme d'ansia, d'inquietudine, di paura; insomma, che inquinino l'idilliaca visione del mondo in cui ogni adulto vorrebbe vedere immerso i piccoli.
Eppure sappiamo che anche il bambino e la bambina cresciuti nell'ambiente più protettivo hanno dentro di sé quelle emozioni contrastanti, quelle paure che non sono le fiabe ad alimentare; piuttosto le fiabe aiutano a portarle all'esterno, ad esprimerle. Lo dicono tanti esperti di psicologia, di pedagogia, di letteratura per l'infanzia, ma lo sapevano anche le nostre nonne e nonni, che ci "imbottivano" di storie di paura (nel mio sardo si chiamavano contos de mortu). Lo dice Bruno Bettelheim, ad esempio, in un classico sul tema intitolato Il mondo incantato, e ancora prima di lui lo scrisse Chesterton.
Non sono le fiabe a dare ai bambini l'idea dell'esistenza del lupo, delle strega o di bobotti (che, ancora in sardo, è "l'uomo nero"): semmai le fiabe danno loro l'idea che il lupo, la strega o bobotti possono essere sconfitti.
Le bambine e i bambini convivono con i draghi, cioè con la paura, sin da quando hanno acquisito capacità immaginativa. Le fiabe offrono loro un San Giorgio capace di ucciderli, scrive Chesterton.
Nessun commento:
Posta un commento