Oggi accompagneremo Antonia per il suo ultimo viaggio, "e sembrerà di vederla viva là in mezzo, che chiede a tutti: cosa ci fate qui, a questo rito?", come ha scritto Umberto, stamattina, componendo un ritratto di lei totalmente empatico, colmo di stima e affetto, evocandone il grande senso della propria e altrui libertà di essere come si è, nel mondo.
Antonia era così: curiosissima, accogliente. Ed era un modo molto suo quel fare domande di cui conosceva già le risposte, come se queste ultime, comunque, non bastassero ad afferrare il mondo, i problemi, i conflitti, la musica, i paesaggi e i paesi, la vita e la morte, le situazioni. E infatti non le bastavano: doveva catturarle anche con la luce, e non arrivavano comunque mai abbastanza nitide. E continuava a fotografare, infatti, a fotografare e a domandare, a domandare e a fotografare, in una ricerca costante, sempre più meravigliata, non finita, interrotta troppo presto.
Fotograferà da un punto del cielo, stavolta – e chissà quale, poi: non lo sappiamo, non so se lo sapesse – nel tentantivo di capire, noi, ciò che nessuno mai capirà.
Buon viaggio, amica, che la terra ti sia lieve.
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