È
appena uscito in
libreria Le
ragazze sono partite (CUEC,
2015) di Giacomo Mameli, in cui il giornalista e scrittore con
continua a farci conoscere l'universo del lavoro femminile sardo, a
cui anche in precedenti volumi ha prestato una grande attenzione, e
in particolare in Donne
Sarde (2005)
dedicato alle imprenditrici e professioniste dell'isola di oggi. Per
raccontare il mondo del lavoro nei suoi diversi aspetti, Mameli
raccoglie storie di vita, mettendo in luce le esistenze concrete
delle persone delle piccole comunità del territorio e mostrandoci
una sezione della realtà tagliata attraverso il tempo, così da
rendere presenti sia gli istanti del passato importanti – per
meglio afferrare il nostro presente –, sia il futuro che ci
aspetta, dipendentemente dall'interazione con i problemi della
contemporaneità. L'idea che viene fuori da ogni suo libro è in
Sardegna ci sono i segni di un mutamento che non ha mai smesso di
compiersi. Come
già anche in La
ghianda è una ciliegia (2006)
in Le
ragazze sono partite
l'autore elegge Perdasdefogu, suo paese natale, a ossevatorio di
fenomeni che sono vastissimi: nel primo attraverso il racconto corale
dell'enorme scotto pagato dalla povera gente in termini di perdita di
vite umane e di estrema povertà durante la seconda grande guerra, nel
secondo – attraverso una polifonia di voci di giovani donne – il
fenomeno dell'emigrazione femminile, in special modo del dopoguerra.
La
postfazione del volume è affidata all’antropologa Martina
Giuffrè, docente all'Orientale di Napoli e alla Sapienza di Roma,
specialista di migrazioni, autrice
di L’arcipelago
migrante. Eoliani d’Australia e
del saggio “Genere”
contenuto in Antropologia
e Migrazioni.
Le
ragazze del libro sono emigrate verso Roma e Milano e nelle fabbriche
della Svizzera e della Germania, e le tante storie sono tenute dal
racconto di Pietrina,
che
tiene l'ordito delle narrazioni di Clelia,
Evelina, Giovanna, Erminia, Bonaria, Silvana, Carrula, Elena, Delia,
Eugenia, Odilia, Secondina di Lodine (la sola barbaricina del libro),
Cichedda e tante altre. Partono
perché ambiscono a poter guadagnare qualcosa che gli consenta di
aiutare la famiglia, ma anche per sperimentare una vita diversa,
conoscere altro che non sia il paese, le campane della chiesa, le
capre, i maiali, il solito povero cibo. Ambiscono anche alla libertà
dal rigido controllo paterno o dal controllo sociale tout-court;
ambiscono a emanciparsi, andando a fare lavori domestici presso le
famiglie benestanti delle città del Continente, ossia a fare le
«seràccas».
E quando gli dice bene, cioè quando sono trattate civilmente e non
accolte subito con un «tu
sei la mia serva»,
come accade a Pietrina, a fare le domestiche.
Prestano servizio anche in
case “importanti”: ad esempio Maretta – apripista
dell'emigrazione femminile foghesina, nel
1917, a 14 anni – lavorò
nella casa romana di Edda, moglie di Galeazzo Ciano; Delia,
partita per Roma nel 1968, a 15 anni, fece la baby-sitter presso i
Kezich-De Manzolin, ossia a casa del già affermato critico
cinematografico Tullio
Kezich, dove fu trattata bene, tanto da riuscire a intraprendere
anche un persorso di crescita personale; Cecilia Melis, domestica a
Cagliari dall'età di 12 anni, emigrò a Roma per lavorare in casa di
De Quirico, ma naturalmente non sapeva chi fosse, e a chi le
domandava dove prestava servizio rispondeva «a
casa di un vecchio che
dipinge».
Peraltro
Cecilia – affezionata all'anziano pittore, che le prestò a sua
volta assistenza quando la ragazza, rimasta incinta di un tizio che
non si sarebbe mai fatto vivo, andò in ospedale per partorire –
continuò a vivere nella casa in piazza di Spagna insieme alla
piccola Betrice, che poi si laureerà in Storia dell'arte
all'Accademia di Brera.
Sono
tante e tutte significative le storie delle ragazze che, per lo più
nel dopoguerra, lasciano il paese e le famiglie poverissime, e di
tutte Mameli dà anche l'esito della loro emigrazione, in un modo
della narrazione straordinario, che cattura il lettore sin dalle
prime pagine. Ancor più il libro è importante perché rinvia
indirettamente a tematiche aperte, che vanno dal nuovo fenomeno
migratorio che investe la Sardegna a quelle dell'immigrazione
femminile, in particolare delle cosiddette “badanti”. Il
successivo ingresso in massa delle donne nel mercato del lavoro,
infatti, aprirà il problema dell'insostituito lavoro di cura, per
cui il libro stimola anche alla riflessione sui problemi legati allo
spostamento delle donne da ogni sud del mondo, che a loro volta
lasciano i figli ancora piccoli e i propri anziani per assistere gli
anziani del nostro occidente.
Bastiana Madau, Le ragazze sono partite, Il manifesto sardo, 1 giugno 2015.
Sono
tante e tutte significative le storie delle ragazze che, per lo più nel
dopoguerra, lasciano il paese e le famiglie poverissime, e di tutte
Mameli dà anche l’esito della loro emigrazione, in un modo della
narrazione straordinario, che cattura il lettore sin dalle prime pagine.
Ancor più il libro è importante perché rinvia indirettamente a
tematiche aperte, che vanno dal nuovo fenomeno migratorio che investe la
Sardegna a quelle dell’immigrazione femminile, in particolare delle
cosiddette “badanti”. Il successivo ingresso in massa delle donne nel
mercato del lavoro, infatti, aprirà il problema dell’insostituito lavoro
di cura, per cui il libro stimola anche alla riflessione sui problemi
legati allo spostamento delle donne da ogni sud del mondo, che a loro
volta lasciano i figli ancora piccoli e i propri anziani per assistere
gli anziani del nostro occidente. - See more at:
http://www.manifestosardo.org/le-ragazze-sono-partite/#sthash.4rsH7b8x.dpuf
Sono
tante e tutte significative le storie delle ragazze che, per lo più nel
dopoguerra, lasciano il paese e le famiglie poverissime, e di tutte
Mameli dà anche l’esito della loro emigrazione, in un modo della
narrazione straordinario, che cattura il lettore sin dalle prime pagine.
Ancor più il libro è importante perché rinvia indirettamente a
tematiche aperte, che vanno dal nuovo fenomeno migratorio che investe la
Sardegna a quelle dell’immigrazione femminile, in particolare delle
cosiddette “badanti”. Il successivo ingresso in massa delle donne nel
mercato del lavoro, infatti, aprirà il problema dell’insostituito lavoro
di cura, per cui il libro stimola anche alla riflessione sui problemi
legati allo spostamento delle donne da ogni sud del mondo, che a loro
volta lasciano i figli ancora piccoli e i propri anziani per assistere
gli anziani del nostro occidente. - See more at:
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Sono
tante e tutte significative le storie delle ragazze che, per lo più nel
dopoguerra, lasciano il paese e le famiglie poverissime, e di tutte
Mameli dà anche l’esito della loro emigrazione, in un modo della
narrazione straordinario, che cattura il lettore sin dalle prime pagine.
Ancor più il libro è importante perché rinvia indirettamente a
tematiche aperte, che vanno dal nuovo fenomeno migratorio che investe la
Sardegna a quelle dell’immigrazione femminile, in particolare delle
cosiddette “badanti”. Il successivo ingresso in massa delle donne nel
mercato del lavoro, infatti, aprirà il problema dell’insostituito lavoro
di cura, per cui il libro stimola anche alla riflessione sui problemi
legati allo spostamento delle donne da ogni sud del mondo, che a loro
volta lasciano i figli ancora piccoli e i propri anziani per assistere
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