La riflessione di Luigi Ghirri sul tema del paesaggio culmina sul finire 
degli anni Ottanta con la realizzazione dei volumi Paesaggio italiano e II profilo delle nuvole, entrambi del 1989. Le immagini della prima ricerca erano esposte quasi 
tutte nell'allestimento ospitato all'Arsenale denominato "Viceversa" (Palazzo Enciclopedico, Biennale di Venezia 2013). Tra le tante ammirate nella mostra, l'immagine che pubblico qui non mi aveva convinta (se così si può dire, dato che è bellissima) proprio a partire dalla considerazione che Ghirri lavora 
sulla massima astrazione dai contesti specifici e che la sua osservazione 
della natura non è mai troppo caratterizzata localmente. Ecco invece che, paradossalmente (ma l'avverbio è già a posteriori...), trovavo questa meno 
"sintetica", già troppo collocabile geograficamente e
 dunque non assimilabile in un concetto astratto come "paesaggio 
italiano". 
Stasera mi è tornata in mente, non a caso, e l'ho cercata. Rivedendola ho 
subito realizzato di avere cambiato idea...
Un amico dice che Ghirri "ha preso una bastonata in testa da Lucio Fontana". A parte l'espressione un po' così,
 io non so, salvo una suggestione, ora, circondati dall'acqua come siamo... Ciò che "Ghirri" non 
riesce a sublimare nel "suo" magnifico paesaggio sono le voragini spalancate all'improvviso su ponti come quello 
che da Hanging Rock 
porta a Calagì... Forse ha pure provato a farlo, ma poi ha cambiato 
idea "lui", quella volta, l'astrazione era troppo complicata. 
*Antico detto sardo. L'acqua ha memoria, ossia non dimentica i suoi corsi naturali sulla superficie terrestre.

 
 

 

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