Ho fatto uno sforzo sovrumano per attraccare la barchetta e tornare a terra stasera, ma ne è valsa la pena e, anzi, ho il cuore colmo di gratitudine: Gavino Murgia con Transumanze (concerto di "accompagnamento" alle proiezioni di Le stagioni dell’Armenia di Artavazd Pelechian e di Pastori, quasi una preistoria di Fiorenzo Serra) ha dato il meglio di sé, a Fonni, accompagnato dal duduk di Arayik Bakhtikyan, dai zarb-frame drums di Bijan Chemiirani e dalle chitarre di Kevin Seddiki. E il regista armeno per me è una scoperta strabiliante...
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Devo ritornare sull'argomento per cercare di capire se c'è qualcosa di più che una suggestione nel mettere in correlazione la transumanza dei pastori armeni e quella dei pastori di Fonni (quest'ultima documentata da Fiorenzo Serra, a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta, in "Un pugno di terra"). Al confronto con la drammaticità delle immagini di Pelechian, i pastori barbaricini sembrano prìncipi: eleganti e sobri nei loro abiti di velluto e nei mantelli di orbace, con quel mangiare lento – nelle pause della traversata dal cuore dell'isola verso sud – il pane carasau e i formaggi tolti dalle bisacce tessute da abili mani, o mentre arrivano a destinazione nei Campidani, coi grandi greggi di pecore che brillano al sole.
2 commenti:
Anche la barchetta c'hai?
:-))
E' sempre un piacere fare un "salto" qui da te.
Ho così tanto da imparare.
Buon riposo, se riposi...
Daniele
Ma no che non ce l'ho!
Chi mi sa dire qualcosa sull'avvicinamento del pastoralismo sardo a quello armeno?
Al momento so soltanto che il feeling tra i musicisti era straordinario. Ma Gavino Murgia è un grande: potrebbe suonare con tutti, ché da tutti e tutto saprebbe cavar suoni...
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