27 novembre 2009

Gli amici mi dicevano

Mi naban sos amikos, benitinde a Nord.
In kussas terras predosas in etternu
tue ses pèrdiu komente i’ ssu desertu.
E ddeo iskìa ki podìa akkattare
i’ ssas terra’ lluzanar dessu Settentrione
tanta zente affainada a ddìe e a nnotte,
operaior d’iskina e zzente kene gabbale,
ma no iskìa e no’ ll’aìa mai krèttiu
ki tanta zente in angùstia kurrìa’
ttimende a nno akkudire
s’urtima posta ordìa assu balanzu.
Officinas tottube, vummu, prùghere,
unu bette sole vrittu anneulàu
iskurikande s’àghera ke in d’unu lokku ’e teyu
E zzente, zente, tottube zente,
ribu krèskiu de zzente andande
ribu krèskiu de zzente benende
timende sa mama ’essu reposu, timende
sa vùghida ’essu tempus, timende
sas okradar malinnar de kie t’istat i’ ss’oru
timende sa kurrenta ’essa màkkina tonta
ki a traittorìa ti pode’ ddigollare
iskronniàndeti su trattu bbellu ’essa karena.
Nois isseperamus kust’àtteru vronte.


Gli amici mi dicevano, vieni al Nord.
In quelle terre pietrose in eterno
ti perdi come nel deserto.
E io sapevo di poter trovare
nelle terre feraci del Settentrione
tanta gente notte e giorno alacre al lavoro
operai di schiena e gentuccia da niente,
ma non sapevo e non l’avrei creduto
che tanta gente in angoscia corresse
con l’ansia di mancare
l’ultimo agguato teso per guadagno.
Officine dovunque, fumo, polvere
un freddo enorme sole tra la nebbia
rabbuia l’aria come per cordoglio.
E gente, gente, ovunque gente
fiume in colma di gente che va
fiume in colma di gente che viene
temendo la fonte del riposo, temendo
la corsa rapida del tempo, temendo
le occhiate furbette di chi ti sta vicino
temendo la corsa della macchina scempia
che a tradimento può di te far strazio
sfigurandoti i nobili tratti del corpo.
Noi scegliamo questo nostro fronte. 


Antonio Mura, Su birde. Sas erbas. Poesie sommerse, poesie bilingui, Ilisso, Nuoro 1988.




Antonio Mura nacque a Nuoro il 24 luglio 1926 da Maria Antonia Bande Ticca e da Pietro, ramaio di origine isilese e poeta tra i più grandi del Novecento sardo. Il tempo della sua prima giovinezza coincise con gli anni del fascismo e fino al termine della seconda guerra mondiale. (Anche in Sardegna il regime aveva condotto la sua vana battaglia contro l’uso dei dialetti e delle lingue a diffusione regionale, nel tentativo di far corrispondere alla solida unità statuale e politica, un'unità culturale.) Finita la guerra, diplomatosi come ragioniere, collaborò al periodico Aristocrazia fondato e diretto da Raffaello Marchi, animatore culturale e poeta. Si iscrisse alla facoltà di Scienze economiche e marittime di Napoli e si impegnò come collaboratore della rivista anarchica VolontÁ. Compì un primo tentativo di ritorno a Nuoro, ma fu costretto a traferirsi in Germania a causa dell'imperante disoccupazione, finchè non venne assunto presso l'Associazione dei Commercianti. Nel 1968 vinse il Premio Ozieri nella sezione Poesia sarda. Si dedicò attivamente anche alla traduzione, vincendo in quella sezione il premio Ozieri nel 1970 con la versione in sardo di Poésie ininterrompue di Paul Eluard. Morì a Bologna l’11 dicembre del 1975.

Maria Lai, Monumento a Gramsci, Stazione dell'Arte di Ulassai.

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