24 giugno 2011

Sabir

Musica e pensiero, oltre le gabbie etnocentriche che imbrigliano l’arte, le terre e l’abitare il mondo. Musica non etnica, bensì – con provocazione fonetica e filosofica lieve – etica, in simpatia con i popoli stanziali o erranti della terra. Così nel cd intitolato Ethic music from Sardistan, la costa di una terra immaginaria è il luogo in cui, accarezzandone i confini con un raffinato linguaggio musicale sospeso fra memoria e sogno, si infrangono le note di Alberto Cabiddu e Fortun de Sarau. I temi dei 14 brani sono quelli del viaggio e della nostalgia, della passione e della ricerca di sè, dell’attraversamento e scoperta di labirinti fortunati ed estatici, della percezione del mistero dell’amore, di una umanità sospesa tra arrivo e partenza. Al ritmo della kalimba e degli udu drums accompagnati dal violoncello, dalla chitarra, dall’harmonium, dalla melodica, dalle launeddas e benas, si alza ipnotica la voce di Alberto Cabiddu, che da canto solo si sdoppia, rimandando al collettivo dei canti barbaricini e a diverse e ritmiche coralità al confine tra Sardegna e Maghreb, Caucaso e Asia centrale, con omaggi ad Astor Piazzolla. Il progetto della formazione Fortun de Sarau trae infatti ispirazione da un primo canto tradizionale sardo, Andimironnai, con una spinta creativa già da subito talmente potente da sfociare in un folklore immaginifico e bizzarro, dove si distinguono i codici di una babele di idiomi sonori e musicali estranei alla tradizione sarda, ma che nei modi e nei ritmi riportano alla cultura millenaria che appartiene sino in fondo alla nostra isola: nella danza, nel canto corale e persino nelle ‘note’ del mare, dei venti, degli aerofoni palustri.
Le musiche del repertorio tradizionale sono riarrangiate, altre, originali, sono di Alberto Cabiddu: un lavoro compositivo dove anche la non facile traduzione dei motivi musicali sardi arcaici evita l’inciampo che a volte si coglie nelle sperimentazioni ‘etniche’, sfociando invece in un linguaggio di grande nitidezza. Quasi tutti i testi delle canzoni sono in sardo (dalle strofe amorose di Andimironnai a Passu Torrau, In Ora Mala, la bellissima Cantu cuadu, S’Arredu, Dilliri, Su Faddidorgiu, In Bonora); altre lingue per i brani Tauron de Furas, per il celebre cantico Santa Maria strela dò Dia, o per Mariama Nega, volutamente cantata in un ‘evocativo’ portoghese, mentre in Sid Yhs’Ag sa’Ahdorah – che parla di un libro sacro e del miracolo del ridere – siamo di fronte a una lingua sconosciuta (potrebbe essere una riproposizione di sabir, la lingua franca che si sviluppò nel Mediterraneo orientale sul finire del Medioevo per mettere in contatto i tanti parlanti di estrazione diversa, le cui rotte commerciali e sapienziali s’incrociavano nel Mare Bianco…).
La formazione Fortun de Sarau è composta da: Alberto Cabiddu (voce, kalimba, udu, riq, percussioni, harmonium), Carlo Cabiddu (chitarra e voce), Gianluca Pischedda (violoncello e voce), Massimo Cau (armonium, benas, melodica e voce), Alessandro Garau (batteria e percussioni). Il cd – che contiene anche 8 stampe illustrate da Giorgio Polo – è prodotto da Gianni Menicucci per Tajrà, etichetta indipendente già concepita come un laboratorio di ricerca. Tra le sue produzioni – spesso elaborate dall’incontro di musica, letteratura e poesia orale – memorabili gli album collettivi Tajrà, la voce creativa e Tajrà, la voce della memoria, contenenti, tra gli altri, un Duru duru bittese per la preziosa voce di Tomasella Calvisi, una imponente Sa Pastorina de Su Concordu Lussurzesu, una ironica Pibere in sambene del coro polifonico tutto al femminile “Su Veranu” di Fonni, ma anche la bella voce della giovane Paola Giua in Cant dels occels del gruppo Iskeliu (fondato dal colto musicista e ricercatore tempiese Sandro Fresi), nonché la voce di Maria Multineddu, cantastorie e poetessa, personaggio del nostro recente passato che ancora incanta gli appassionati del cantu a chiterra.
Bastiana Madau, Ethic music from Sardistan [articolo pubblicato nel quindicinale Il manifesto sardo, 15 luglio 2008]

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