"Venerdì
9 febbraio 2018. È un giorno feriale da pomeriggio letterario. Al
paese si arriva questa volta dalla strada di Nùoro, quella che –
passando il valico di Corr’e boi – porta nell’Ogliàstra di
Lanusei. La vetta di Gonàre è sempre lì. Belle campagne anche se
fanno capire di essere assetate, querce secolari e roverelle, qualche
agrifoglio con foglie verdissime e drupe che più rosse non si può.
Cartelli con nomi belli di campagna e aziende agropastorali: Talèri,
Baraùle, Istalài, Lòsore, Monte Nule, Ohto che era zona abitati
dai prenuragici e dai nuragici. All’ingresso del paese l’insegna
di Zichi Graniti, il cartello d’ingresso indica i gioielli del
paese, le chiese di Gonàre, la torre pisana di Sant’Andrea, Sa
Itria, San Giovanni, i santuari di San Giorgio, Sant’Elia e Santo
Spirito, il galoppatoio comunale, tanti nomi di tanti nuraghi, le
domus de janas di San Salvatore, le tombe dei giganti, la zona
termale, il Museo Nivòla. Per le strade insegne di botteghe
artigianali dove si lavora il ferro. Nei bar si parla del Carnevale,
delle corse con i cavalli e dei costumi da usare. In tutti i bar: che
si chiamano Tzillèri (ricordando il latino cellarium) ai nomi
esterofili Charlìe bar e Snack bar, c’è anche il Millennium.
Al
centro del paese, attaccata alla sartoria dei Mura, la “Casa
Maninchedda”, casa padronale dell’Ottocento. Qui il pomeriggio
letterario di Bastiana Madau propone il tema “Sguardo interno,
sguardo esterno. Raccontar fole”. Tanta gente, c’è anche il
sindaco. Madau parte da uno scrittore sardo, Sergio Atzeni
(1952-1995) che poco apprezzava le fake news raccontate nei romanzi
di scrittori europei che si erano occupati di Sardegna. In una
lettera inedita inviata nel 1988 a Massimo Loche, allora direttore
del quotidiano di Cagliari L’Unione Sarda, aveva scritto: «Caro
Loche, acclusa troverai la follia – descrizione della vita sarda a
cavallo fra Sette e Ottocento, quando altrove si facevano Rivoluzione
industriale e Rivoluzione Francese – costruita usando soltanto
scrittori non sardi: italiani, tedeschi, francesi, inglesi. I sardi
del passato non raccontati da se stessi ma da un occhio esterno: un
po’ perché a quel tempo da sé non si raccontavano – chi
scriveva preferiva inventare storie giudicali – un po’ perché
gli stranieri sono talvolta divertenti, un un po’ perché l’occhio
esterno vede con più freddezza, con meno affetto. Naturalmente,
quando gli stranieri hanno raccontato fole ho cercato di smontarle».
Il
pubblico – in maggioranza donne – ascolta Madau con attenzione.
Che parla di «scrittori, romanzieri e giornalisti come Honoré de
Balzac, Elio Vittorini, Carlo Levi, David Herbert Lawrence (autore
del capolavoro L’amante
di Lady Chatterley ma anche il diario
intitolato Mare
e Sardegna). Abbiamo i resoconti di viaggio di Paul
Valery, Massimo Bontempelli, Nino Savarese, Virgilio Lilli, di grandi
linguisti come Max Leopold Wagner. Di letterati come Auguste
Boullier. Di politici come Carlo Cattaneo ed Eugene Roissard De
Bellet. Di antropologi come Paolo Mantegazza e Franco Cagnetta. Di un
accademico dei Lincei, Maurice Le Lannou, uno dei più grandi
geografi europei del secolo scorso che ci ha lasciato in particolare
un’opera straordinaria intitolata Contadini
e pastori di Sardegna, dove la geografia dell’isola
viene letta come un libro di storia, per cui “l’inaccessibilità”
spiega il perché la Sardegna sia storicamente defilata dai processi
che hanno sconvolto il Mediterraneo». E racconta di Carlo Cattaneo
che descrive la geologia della Sardegna senza averci mai messo piede.
Compaiono
anche i classici. Con Cicerone che chiama i sardi “mastrucati
ladruncoli”, domandandosi: «Dal momento che nulla di puro c’è
stato in questa gente nemmeno all’origine, quanto dobbiamo pensare
che si sia inacetita per tanti travasi». Per
Dante, addirittura, nessun isolano è degno di stare in Paradiso,
molti invece vengono collocati nell’Inferno – poiché i Sardi,
fra tutti i Latini, «sembrano proprio gli unici a non disporre di un
proprio volgare imitando la grammatica latina come le scimmie imitano
gli uomini».
Tutti
ascoltano con interesse. Bastiana Madau passa il microfono a
un’attrice, Valentina Loche, che propone la lettura di diversi
brani autentici. Eccone uno di Carlo Cattaneo che, è bene
ricordarlo, mai era stato nell’Isola: «Il granito rosso del Monte
Nieddo è sìmile all’egizio; il roseo dei Sette Fratelli a quello
del Verbano; il grigio abonda nel Gocèano e nella Nurra; il pòrfiro
trachìtico e le basaniti dànno màcine; il marmo ha belle varietà:
il cipollino del Correbòi, il bardilio di Mandas, il nero di Flùmini
Maggiore, la breccia d’Eglesia, il bianco zuccherino d’Ozieri, di
Chirra, di Teulada. Abonda il gesso; e l‘alabastro veste le grotte
di Porto Conte, Tiesi e Domus Novas. La Nurra fornisce schisto
tegolare; sono frequenti le pozzolane, le pùmici, i tufi, le
argille, il nitro, l’allume, il bolarmeno, le rocce magnesìfere,
le terre coloranti; si raccòlgono diaspri, àgate, calcedonie,
cornaline, ametiste e giadi. Negli stagni marìtimi abonda il sal
commune, ed anche il solfato sòdico; nelli interni il carbonato.
Molte fonti salutari dei tempi romani sono smarrite; ma si
frequèntano le termali di Sàrdara e Fordungiano, le acidule di
Codrungiano, le iodurate di Villacidro, le marziali di Benetutti, ove
i bagnanti sono costretti a ripararsi in una chiesa, o sotto
frascate, o all’ombra d’un fico gigantesco; così poca cura si ha
d‘ogni util cosa».
Ci
si rinfranca lo spirito ascoltando parlare di fotografi. Madau:
«Abbiamo i repertori dei primissimi fotografi, che sono stati i
dagherrotipisti itineranti francesi, di Delessért, di Ugo Pellis,
dei fratelli Sella, di Henri Cartier-Bresson, Josip Ciganovic, Bruno
Barbey, August Sanders, Thomas Ashby, Fausto Giaccone, Italo Zannier,
Paolo di Paolo, Gianni Berengo Gardin, Adriano Mordenti, Tano
D’Amico, Franco Pinna, Lisetta Carmi, Sebastiana Papa, Marianne
Sin-Pfältzer». Poi si parla di scrittori sardi contemporanei, si
annunciano i prossimi incontri: Luciano Marroccu, Omar Onnis, il
giornalista Angelo Altea, il ricordo della criminologa Nereide Rudas.
La serata a Casa Maninchedda finisce col tè caldo offerto in tazze
di ceramica Old England.
Da
Casa Manichedda al Museo dedicato a Costantino Nivòla, a mezza
collina, sotto Gonàre. E si passa dagli artisti oranesi del passato
a quelli contemporanei. Anche qui tanta gente anche se la serata è
decisamente gelida. Voci di bambini e bambine. C’è l’inaugurazione
della mostra “I’m bach” di Cristian Chironi…".
Dal lungo articolo di Giacomo Mameli intitolato "Orani nel cuore della Barbagia, dove il cuore batte meglio", in Dialoghi Mediterranei (periodico bimestrale), n. 30, marzo 2018.
Orani, febbraio e marzo 2018, pomeriggi letterari a Casa Maninchedda, a cura di Bastiana Madau. Organizzazione: Comune di Orani, in collaborazione con la Pro Loco.